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I Giganti della Montagna: Opera e Rappresentazione

Creato il 24 aprile 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Postato il aprile 24, 2012 | TEATRO | Autore: Alessandro Puglisi

I Giganti della Montagna: Opera e Rappresentazione«Io ho paura! ho paura!» esclama Diamante; e l’opera s’interrompe così, monca, per il sopraggiungere della morte di Luigi Pirandello. Testo complicato, più che complesso, figlio di un lungo lavorio, testimoniato, prima dell’edizione del 1938 inclusa nel volume X di Maschere nude (da cui abbiamo citato), dalle versioni del ‘31 e del ‘32, comprendenti i primi due “momenti”, uscite in «Nuova Antologia» e «Il Dramma», e da quella del ‘34, pubblicata in «Quadrante». In quest’ottica, lo spettacolo di cui ci apprestiamo a parlare, prodotto dal Teatro Stabile di Catania e diretto da Giuseppe Dipasquale, propone una versione contenente il quasi leggendario terzo atto di Stefano Pirandello, che non è altro che una trascrizione dei pensieri di Luigi circa il completamento dell’opera, pensieri che Stefano raccolse poco prima della morte del padre e drammaturgo. Si dica subito che questa scelta non convince: paradossalmente, il fascino e l’organicità, pur nell’incompletezza, in I giganti della montagna li traiamo proprio da quell’ultima battuta di Diamante, sulla “cavalcata” dei Giganti, da quello spavento aperto sul buio del mito. Mettere in scena, dunque, e per giunta parzialmente, questa ipotetica “conclusione” (ma si conclude mai l’avvitamento dell’Arte sulla Cultura, nella Storia?) non rende un buon servizio, né a Pirandello, né allo spettacolo di Dipasquale.

I Giganti della Montagna: Opera e Rappresentazione

L’impianto drammaturgico è statico e tende a tralasciare la questione meta-teatrale, fondamentale anche nel magnifico raccordo ideale (e ideologico) con opere quali Sei personaggi in cerca d’autore e Questa sera si recita a soggetto, per dedicarsi, senza riuscirci più di tanto, allo scavo psicologico. Cotrone, un Vincenzo Pirrotta sempre valido cantore ed energico interprete, è un mago sui generis, imparentato forse col mago Prospero della “terminale” Tempesta shakespeariana, e sfrutta l’arrivo della compagnia della Contessa Ilse (Magda Mercatali), donna segnata dall’Arte e dal lutto, per mettere in scena il suo ennesimo beffardo spettacolo.

I Giganti della Montagna: Opera e Rappresentazione

Un comparto tecnico più che buono (scene, luci, musiche) si trova ad assecondare una drammaturgia molto più rispettosa del testo che dello spirito di esso: abolita la tensione e l’inquietudine, I giganti della montagna diventa una favola oleografica, in cui i sopracitati giganti si sentono appena e nulla si restituisce dell’afflato mitico/mitologico dell’ultimo Pirandello; dal punto di vista attoriale, Pirrotta sovrasta, con la sua fisicità e con l’impostazione vocale, tutti gli altri, Contessa compresa, mentre fra gli Scalognati (come se fossero una squadra di calcio, ed in effetti così appaiono le due “fazioni”, fatte di personaggi appiattiti sulla loro “appartenenza”) piacevole Anna Malvica nei panni della Sgricia, e graziosissima la Mara-Mara di Lucia Portale.

I Giganti della Montagna: Opera e Rappresentazione

Nel complesso, una rivisitazione deludente dell’opera forse più sofferta del drammaturgo di Girgenti, incompiuto e finale manifesto poetico. Una rappresentazione che perde quasi del tutto la possibilità di dare voce all’ultimo grido polemico di Pirandello, all’ultimo monito sull’ineffabilità dell’Arte. Per finire, una nota a margine: in una messa in scena che “strilla” la presenza del “terzo atto”, dove sono finiti il cipresso e l’olivo saraceno?

Gli scatti inseriti nell’articolo sono stati gentilmente concessi dal Teatro Stabile di Catania – Fotografie di Antonio Parrinello

I Giganti della Montagna: Opera e Rappresentazione

I giganti della montagna

di Luigi Pirandello

Regia: Giuseppe Dipasquale

Scene: Antonio Fiorentino – Costumi: Elena Mannini – Musiche: Marco Betta – Movimenti coreografici: Donatella Capraro – Luci: Franco Buzzanca

(per la prima volta viene messo in scena e recitato il finale aggiunto da Stefano Pirandello)

con Magda Mercatali, Vincenzo Pirrotta, Gian Paolo Poddighe, Anna Malvica, Vitalba Andrea, Giancarlo Condè, Barbara Gallo, Enzo Gambino, Camillo Mascolino, Plinio Milazzo, Giampaolo Romania, Sergio Seminara

e con Lucia Fossi, Luca Iacono, Marina La Placa, Liliana Lo Furno, Alberto Mica, Viviana Militello, Nicola Notaro, Ramona Polizzi, Lucia Portale, Francesco Russo, Clio Scira Saccà, Giorgia Sunseri, Irene Tetto

Produzione: Teatro Stabile di Catania

Catania, Teatro Verga, dal 20 aprile al 12 maggio 2012



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