Come in una serata pokeristica di altri tempi, Einaudi cala quattro assi e li spiattella sul tavolo verde del mercato editoriale soddisfacendo i maniaci del giallo di casa nostra, paese in cui – non mi stancherò mai di ripeterlo – questo genere letterario ha trovato una vera e propria miniera di autori di alto livello.
Lo dimostra De Cataldo, che scopre il nostro immaginario asso di cuori con un racconto che mescola sapientemente noir e sentimenti, facendoci partecipi del delicato amore platonico della normalmente-rigidissima-prof Emma Blasi per il barone Mallarmè, personaggio ben disegnato e protagonista di una fine sfortunata e ingloriosa.
Tocca poi a Maurizio De Giovanni mettere tra le mani del commissario Ricciardi un asso di fiori: in “Febbre” la storia di una di quelle figure molto partenopee (un “assistito”, che riceve dai morti i numeri da giocare al Lotto) è l’occasione per il polizioto più sfuggente del panorama giallistico italiano di misurarsi con il mondo del gioco (“giochi criminali”, appunto):
“Tutti giocano, e alla lunga nessuno vince. Tutti sperano, e tutti muoiono disperati. Il banco vince sempre. Vince lo Stato e vincono gli strozzini, che prosperano a decine e centinaia, succhiando il sangue di questa massa di cuori, sospesa tra un presente soffocato e un futuro inesistente. Una delle cose che mi fanno più paura, il gioco. Un demone che striscia e ammalia, una sirena che canta nella nebbia. Per il gioco ho visto scorrere sangue da gole tagliate, colare cervelli da teste spaccate, e volti bellissimi irrimediabilmente sfregiati.”
L’asso di picche (l’avvocato Malinconico sarà felice che non si tratt di un due di picche…) lo affidiamo al protagonista della storia di De Silva, che chiude il tris con un racconto che vede il nostro legale preferito alle prese con uno stalker (reato mai abbastanza condannato) un po’ particolare. Consiglio: non perdetevi le prime pagine con la narrazione delle tipiche assistenze legali richieste da amici degli amici degli amici. Non ridevo così tanto con un volume in mano da diversi mesi.
A chiudere il poker con il suo asso di quadri è Carlo Lucarelli (l’unico senza un cognome che inizi per De: non ce la facevo a non scriverlo). Il giallista parmense rispolvera la (splendida) figura dell’ispettore Grazie Negro – resa celebre da Almost Blue - intenta ad indagare su una catena di morti più o meno eccellenti (il figlio di un capomafia, un assessore, un sindaco…) che nasconde una vendetta servita caldissima. Un racconto esemplare.
Se amate il giallo, ed il giallo nostrano in partciolare, non potete che fare spazio tra i volumi scritti da AA.VV (o fra quelli editi da Einaudi, se archiaviate per casa editrice). Ne val la pena.
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