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I giorni della merla e la candelora

Creato il 03 febbraio 2015 da Cultura Salentina

I giorni della merla e la candelora

3 febbraio 2015 di Dino Licci

I giorni della merla e la candelora

Chiesa della “Candelora” – Sacra famiglia – olio su tela dell’800. Serro di Villafranca Tirrena

 

Il due di Febbraio  si festeggia la “Candelora”, una festa che nel VII secolo d.c. la Chiesa adottò dalla Chiesa orientale che invece la celebrava sin dal IV secolo d.c. come presentazione di Gesù al tempio. In questa occasione, che originariamente si chiamava festa di San Simeone in omaggio al Santo ricordato nel vangelo di Luca, ogni maschio primogenito, portava in sacrificio al Signore una coppia di tortore ed una di colombe. A questo Simeone lo Spirito Santo aveva predetto che non sarebbe morto prima di vedere il Messia, cosa che avvenne il giorno della “presentazione” quando appunto il vecchio santo, preso in braccio Gesù bambino, lo chiamò “Luce per illuminare le genti” e, rivolgendosi alla madre soggiunse che “Egli era qui per la rovina e la resurrezione di molti in Israele” vaticinando gli eventi futuri della vita di Cristo. La madre di Gesù doveva necessariamente trovarsi nel Tempio il 2 di Febbraio perché una donna che avesse partorito, era considerata impura per quaranta giorni dopo il parto ed avendo Maria partorito il 25 Dicembre, i 40 giorni scadevano appunto il giorno della Candelora: « Quando una donna sarà rimasta incinta e darà alla luce un maschio, sarà immonda per sette giorni; sarà immonda come nel tempo delle sue regole. L’ottavo giorno si circonciderà il bambino. Poi essa resterà ancora trentatré giorni a purificarsi dal suo sangue; non toccherà alcuna cosa santa e non entrerà nel santuario, finché non siano compiuti i giorni della sua purificazione » (Levitico 12,2-4) Il due Febbraio , ricorrenza della presentazione di Gesù al tempio, si benedicono le candele proprio in riferimento alla frase con cui Simeone indicò Gesù come la luce delle genti, ma anche come alternativa alle usanze politeistiche che festeggiavano nello stesso giorno la “Dea Februa” ( Iunio februata) con chiari riferimenti alla dea Giunone. Si legge infatti nel “Lunario Toscano” del 1805: “La mattina si fa la benedizione delle candele che si distribuiscono ai fedeli,la qual funzione fu istituita dalla Chiesa per togliere un antico costume ai fedeli che in questo giorno, in onore alla falsa dea Februa, con fiaccole accese andavano scorrendo in città mutando quella superstizione in religione e pietà cristiana”. Io prudentemente mi astengo da commenti di qualsiasi genere, limitandomi a riferire asetticamente usanze, superstizioni, credenze, aneliti religiosi, che, comunque interpretati, fanno parte della nostra storia e delle nostre tradizioni. Probabilmente l’usanza che rivive anche nei nostri giorni di adornare le strade con lumini o di tenere in mano una candela accesa durante le processioni, risale anche alla festa cristiana che si teneva a Roma del VII secolo d.c. quando la popolazione procedeva, con le candele in mano, da ogni parrocchia fino alla Chiesa di Sant’Adriano e da qui fino a Santa Maria Maggiore in segno di penitenza avverso le licenziosità con cui il periodo carnascialesco aveva contaminato la città. L’etimologia di candelora ci riporta anche alle calende con cui il mondo latino indicava il primo giorno del mese ed è facile notare come sia anche simile all’etimo di calendario. Alle calende di Febbraio, prima dell’avvento del cristianesimo si festeggiava, come abbiamo visto Giunone, (la dea februa) ed alcuni studiosi collegano questa festività all’Imbolc, l’antica festa irlandese, che cadeva tradizionalmente il 1º febbraio, nel punto mediano tra il solstizio d’inverno e l’equinozio di primavera. Da notare che la celebrazione cominciava tuttavia al tramonto del giorno precedente, in quanto il calendario celtico faceva iniziare il giorno appunto dal tramonto del sole.. Che la Candelora abbia riferimenti meteorologici, lo si può dedurre anche dai tanti proverbi tipici per ogni regione di provenienza fra i quali ho scelto il più noto in assoluto: “Quando vien la Candelora de l’Inverno siamo fora; ma se piove o tira vento de l’Inverno siamo dentro” E che questa festività si situi al culmine dell’inverno, ce lo dimostrano anche il freddo ed il brutto tempo di questi giorni, che solitamente si è soliti definire come i “Giorni della merla”. Anche sulla genesi di questa locuzione, ci sono molte versioni la più accreditata delle quali ci racconta che per ripararsi dal gran freddo, una merla e i suoi pulcini, in origine bianchi, si rifugiarono dentro un comignolo, dal quale emersero i primi giorni di Febbraio tutti neri a causa della fuliggine. Da quel giorno tutti i merli furono neri. Anche in questo caso la fantasia non rispetta la realtà, che invece vuole i merli dotati di un forte dimorfismo sessuale laddove la femmina è grigia e il maschio nerissimo, lucente e fornito di un brillante becco arancione.

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