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I giovani campioni, la famiglia... e il mental coach

Creato il 26 aprile 2011 da Ekis Sport Coaching @Ekis_srl

Il mental coach e la famiglia dei campioni di domaniNell’ultimo periodo il mio lavoro di mental coach mi ha portato a lavorare con molti atleti giovanissimi, per lo più in età adolescenziale, delle più disparate discipline.

In questi casi il lavoro non mi coinvolge soltanto direttamente con l’atleta, ma anche con una terza “entità”: la famiglia, tipicamente i genitori.

Quello che ho imparato stando a contatto con i nuclei familiari è che la famiglia può essere veramente un propulsore eccezionale per uno sportivo, come a volte può rivelarsi un forte limite.

In entrambi i casi, solitamente le intenzioni sono le migliori, purtroppo non sempre gli effetti generati dalle intenzioni sono quelli desiderati.

Se sei un genitore, ma questo vale moltissimo anche per un allenatore, un insegnante, o qualsiasi persona che è parte attiva nel processo di sviluppo di altri esseri umani, uno dei possibili motivi per cui gli effetti non sono quelli che vorresti è che potresti tendere ad applicare con i figli/studenti ecc… lo stesso modo che ha funzionato con te quando ti sei trovato in una situazione simile. Se funziona, tutto bene. Se non funziona, devi renderti conto di chi hai davanti e utilizzare un modo che funzioni per lui/lei diverso dal tuo!

Il fatto è che tuo figlio non è “te”.

Ricordo a questo proposito uno strano appuntamento che ho avuto qualche tempo fa: il padre, un ex tennista di buoni livelli, chiedeva che lavorassi in mental coaching con suo figlio, una giovane promessa del tennis. Il padre continuava a parlarmi delle enormi potenzialità del ragazzo e di come lui personalmente lo seguisse ecc... Ho cominciato a fare delle domande al ragazzo, perché volevo capire cosa ne pensasse lui e non mi sono sorpresa più di tanto quando a un certo punto del nostro dialogo il ragazzo mi ha detto: “il tennis mi piace, ma io voglio fare il pilota!”.

Ricordo un altro genitore, un uomo in gambissima che segue ed ama i suoi figli come pochi, che impazziva perché il figlio non era aggressivo in campo come il padre avrebbe voluto. Questa coppia in effetti è un po’ buffa a vedersi… quanto il padre è sanguigno e casinista tanto il figlio è pacato, silenzioso e dolce.

Il fatto è che il padre non capiva perché nonostante avesse insistito in tutti i modi, il figlio non diventasse come lui voleva, anzi, il modo aggressivo con cui il padre lo incitava, inibiva molto il figlio, che dal canto suo non riusciva proprio a essere il tipo di sportivo che avrebbe voluto il padre.

Probabilmente sorriderai leggendo queste parole e ripensando magari a come tuo padre o tua madre o il tuo allenatore avrebbero voluto che fossi. Anche a me fanno sorridere queste situazioni quando si verificano nella mia attività di coaching, anche se in fondo comprendo il genitore perché a volte mi viene ancora la tentazione di spronare mia figlia a fare le cose nel modo che io ritengo possa essere il migliore, ma mi rinsavisco immediatamente, ricordandomi che lei è semplicemente diversa da me e quello che funziona per me potrebbe non funzionare per lei e sai cosa faccio?

Mi immedesimo in lei, cerco di capire come lei considera le cose, mi metto in ascolto per comprenderla, così la prossima volta che voglio farle fare qualcosa uso un modo che funziona veramente!

Questo è il punto… sapere come fare.

Se ti stai chiedendo: “come faccio a motivare il ragazzo se l’attuale modalità che utilizzo con lui non funziona?” ti do una buona notizia… rimani collegato perché nel mio prossimo articolo ti parlerò proprio di questo!

L’emozione di lavorare con questi ragazzi è molto forte per me. So, essendo mamma, cosa significhi per un genitore lasciare il proprio figlio “nelle mani” di una figura esterna, figuriamoci quando questa tratta argomenti delicati come la gestione delle emozioni e l’allenamento mentale. Siamo in ambito sportivo, ma allenare la mente può cambiare davvero la vita in meglio, a 360 gradi.

La responsabilità che sento è forte, ed è giusto che sia così, non si scherza con la mente di nessuno, specialmente con quella dei ragazzi.

Per ora le più grandi soddisfazioni mi arrivano proprio da questi ragazzi, ci mettono l’anima in quello che fanno, hanno una forza, una costanza e una passione infinite per il loro sport, e si divertono come non mai. Altro che playstation!! Inoltre, si allenano senza tanti pensieri e razionalismi… mettono in pratica, sperimentano e poi raccolgono i frutti del loro lavoro, con serenità e semplicità, senza troppe chiacchiere. Cari adulti, mi sa che qui c’è qualcosa da imparare…

Vuoi sapere com’è finita con i due ragazzi che ti ho citato prima?

Beh, il tennista-pilota sta ancora decidendo il suo destino, mentre il padre quel giorno ha avuto una grande lezione… mai immischiarsi troppo nei desideri altrui!

La “strana” coppia invece continua a essere particolare, ma il padre ha imparato come influenzare positivamente il figlio. Ogni tanto il papà ancora si morde le labbra perché vorrebbe che il figlio tirasse fuori “la cattiveria” come dice lui, d’altro canto il ragazzo, seppure con l’aplomb che lo contraddistingue, sta migliorando nel suo sport in modo decisivo ora che anche il padre lo supporta nel modo giusto.

La maggior parte dei genitori con cui ho avuto relazioni attraverso il mio lavoro di mental coach sono delle persone eccezionali, sono genitori-coach che realmente guidano con l’esempio i loro figli, la cosa che mi emoziona di più e che mi fa avere grande stima di loro è il loro supporto incondizionato al figlio. La vita di uno sportivo non è facile e loro sono genitori che non si risparmiano, che fanno sacrifici, fanno sentire la loro presenza al figlio e fanno errori a volte, ma sempre con amore, come tutti i genitori. Comunque sugli errori ci si può lavorare :)

A questo proposito guarda il video qui sotto, gira da parecchio sul “tubo” ma è sempre emozionantissimo rivederlo. Narra di un grande esempio di padre che capisce e supporta il proprio figlio, che nonostante un infortunio vuole portare a termine la gara che aveva iniziato. Uomini di grande onore e grande amore che quel giorno hanno vinto comunque.

Silvia Pasqualetti
Di Silvia Pasqualetti


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