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Le incisioni dell’Addaura rappresentano un caso unico nel panorama dell’arte rupestre preistorica, per il numero dei grafiti e la qualità delle figure. Il loro ritrovamento, del tutto casuale, risale al 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, quando gli alleati, in cerca di un ricovero, avevano individuato la grotta come deposito per armi e munizioni. Una detonazione accidentale dell’artiglieria fece crollare una parete della grotta, portando alla luce i preziosi pittogrammi. Ma quello che più stupisce delle numerose figurine antropomorfe è la loro enigmatica forma e l’indecifrabile posizione del corpo, un vero grattacapo per gli studiosi! La scena centrale del pittogramma è dominata dalla presenza di figure antropomorfe circondate da una moltitudine di bovini, cervi e cavalli selvatici. Le figure umane sembrano essere disposte in circolo, attorno ad altri due personaggi con il capo coperto e il corpo rappresentato in una posizione quasi innaturale, con la schiena fortemente inarcata all’indietro. Sull’identità di questi due personaggi sono state avanzate le più disparate teorie. L’ipotesi più famosa è quella che classifica i due come degli acrobati impegnati in una qualche gioco di abilità. Altri hanno ipotizzato che si tratti di una rappresentazione di una cerimonia rituale, che forse prevedeva il sacrificio di due persone. In questo caso, le persone in circolo sarebbero degli sciamani che assistono alla cerimonia. Altri ancora, ipotizzano che si tratti di una rappresentazione di un rito iniziatico. La nostra domanda, essendo degli inguaribili anticonformisti è: potrebbe trattarsi di rappresentazioni di esseri non umani, o di umani “differenti”? Per rispondere a questa ipotesi, è necessario fare una comparazione con altri pittogrammi simili rinvenuti in Italia e in altre parti del mondo. Antichi Astronauti Innanzitutto, a guardare le figurine dell’Addaura, vengono in mente le immagini raffigurate nella Grotta De Los Casares, una cavità scoperta nel 1933 a Riba de Saelices in Guadalajara, Spagna. Gli studi di Juan Cabré collocarono le incisioni in un periodo tra i 25 mila e i 30 mila anni fa. I personaggi più enigmatici sembrano essere rappresentati da queste figure antropomorfe, caratterizzate da una testa molto grande e rotonda, un occhio allungato e con la mascella che termina a forma di becco. Dal corpo gonfio come una palla, e sotto il lungo collo, sembrano sorgere due arti simili a braccia. Il disegno delle testa ricorda quella di un pesce o di un anfibio. Si tratterebbe di una raffigurazione antelitteram di Oannes, la divinità sumera metà uomo e metà pesce (ripresa anche dai Babilonesi, dai Persiani e dai Greci), disceso dal cielo attraverso un “uovo cosmico”. Le raffigurazioni di questo dio compaiono tra il 3.000 ed il 4.000 a.C. (se non prima), registrando un’esperienza più antica che deve aver segnando profondamente la cultura e la coscienza degli antichi popoli del subcontinente arabico. Chi è questo misterioso individuo? Guardando le immagini della Grotta De Los Casares, possiamo ipotizzare che il primo contatto con questa entità risalga a più di 25 mila anni fa? Ed è possibile ipotizzare che gli abitanti della Sicilia paleolitica avessero fatto la stessa esperienza? Nel 275 a.C., lo storico babilonese Berosso, nella sua opera più importante sulle antiche tradizioni dei popoli del subcontinente arabico, affrontò l’argomento spiegando alcuni dettagli, ma allo stesso tempo, facendo sorgere nuove domande sulla presenza di questo essere divino. Nel suo scritto, Berosso racconta che la discesa di questo strano essere non fosse stata l’unica della storia mesopotamica poiché sarebbero stati ben dieci gli esseri divini che discesero sulla Terra per aiutare l’uomo. Ma chi o che cosa era realmente questo essere dalle fattezze antropomorfe? E’ possibile che Antichi Astronauti siano stati confusi per divinità dai nostri antenati? Umani anfibi: le sirene La somiglianza più sconcertante, però, è con i pittogrammi ritrovati in una grotta di arenaria in Egitto, dove sulle pareti sono raffigurate delle creature umane con la coda, equipaggiate con lance e reti. Secondo alcuni ricercatori, questo pittogramma avvalorerebbe la teoria proposta da Alister Hardy, un biologo marino, che nel 1930 ipotizzò che il percorso evolutivo dell’Homo Sapiens, in un remoto passato, si fosse ramificato in due linee evolutive, una terrestre, che avrebbe portato allo sviluppo dell’Homo Sapiens moderno, e una marina, che avrebbe portato allo sviluppo della cosiddetta scimmia acquatica, ovvero degli “umanoidi acquatici” che marinai di ogni tempo hanno definito sirene. La conformazione delle figurine dell’Addaura ricordano molto le figure della grotta egiziana, soprattutto la coda e la schiena fortemente arcuata. Se la teoria di Hardy fosse corretta, è impossibile ipotizzare che la antiche tribù siciliane siano entrate in contatto con questi esseri marini? Forse il pittogramma rappresenta la cattura e l’uccisione di uno di questi “mostri”? La caverna del Genovese Un ultimo riferimento doveroso va fatto ad un altro sito di grande interesse che si trova sempre in Sicilia, sull’isola di Levanzo, una delle isole Egadi. I graffiti risalgono a circa 12 mila anni fa, ovvero alla fase finale del Paleolitico, poco prima cioè che il mare inghiottisse quei lembi di terra che rendevano le Egadi parte integrante della Sicilia. Nelle rappresentazioni rupestri è possibile scorgere una serie di animali acquatici e di strane figure antropomorfe fornite di cosa, molto simili ad un anfibio. Potrebbero essere un richiamo tardivo delle rappresentazioni della Grotta dell’Addaura? Gli elementi sono troppo pochi per azzardare un simile parallelo. Sta di fatto, però, che i nostri antenati, ad un certo punto del loro cammino, hanno sentito il desiderio e l’esigenza di mettere per “iscritto” alcune esperienze importanti, con il fine, implicito o esplicito, di trasmettere queste conoscenze alle generazioni successive. Sicuramente non è azzardato immaginare un vecchio saggio della tribù accompagnare i più giovani in visita ai pittogrammi, per narrare di antiche leggende che rischiavano di perdersi nella notte dei tempi. Fonte: www.ilnavigatorecurioso.it
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