Continua la nostra avventura nel racconto dei grandi attori del Cinema Italiano. Parliamo di Vittorio Gassman, che con i suoi film ha raccontato tante storie indimenticabili senza tempo.
Vittorio Gassman nasce a Genova nel 1922 da padre ingegnere tedesco e madre Italiana e molto giovane si trasferisce a Roma, dove ottiene la maturità classica e frequenta l’Accademia di arte drammatica, dove nasce il suo amore per il Teatro, in cui comincia a lavorare negli anni ’40. La compagnia di Luchino Viscoonti gli regala i primi riconoscimenti, con opere di Shakespare e anche con spettacoli più attuali anche al Teatro Nazionale.
Il cinema lo cerca subito nel dopoguerra, il film più importante “Riso Amaro” di Giuseppe De Santis nel 1949, uno dei maggiori film neorealisti, lo stesso Gassman non sente di essere soddisfatto infatti dirà qualche anno dopo: “Dei film che ho interpretato dal 1946 a “I soliti ignoti”, almeno venti sono orrendi, altri medi, e quattro o cinque buoni. Ma solo di due non mi vergogno sono “L’ebreo errante” (!948) di Goffredo Alessandrini e “La figlia del Capitano”(1947) di Mario Camerini”.
Quindi si dedica con forza al teatro, ma ecco che arriva la svolta al cinema, con alcune parti in film americani, tra i più importanti “Guerra e Pace”(!956) di King Vidor, in cui interpreta il vile seduttore Anatolij in un cast che vede pure Mel Ferrer, Audrey Hepburn, Henry Fonda, ed è una delle opere maggiori di quel tempo.
Ma la sua affermazione arriva nel 1958, quando Mario Monicelli lo dirige in “I soliti ignoti”, che è l’inizio della grande commedia italiana, in cui si scopre pure il lato comico di Gassman, che interpreta un pugile che vive di espedienti, Peppe, che insieme ad altri improvvisati ladri deve scassinare una cassaforte del Monte dei Pegni a Roma, ladri interpretati da Renato Salvatori(Mario), Marcello Mastroianni(Tiberio), Tiberio Murgia(Ferribotte), Carlo Pisacane(Capannelle) e prendono lezioni da Dante Cruciani, impersonato da Totò, esperto in scasso e con anche Claudia Cardinale che interpreta Carmela, ragazza sorella di Ferribotte e fidanzata di Mario. Un film che fece epoca e lanciò Gassman che nello stesso anno interpreta “La Tempesta” di Alberto Lattuada e “La ragazza del Palio” di Luigi Zampa.
Nel 1959 arriva un altro capolavoro di Mario Monicelli, “La grande guerra”, commedia amara ambientata nella Prima Guerra Mondiale, in cui Vittorio Gassman e Alberto Soldi interpretano due soldati che si trovano al fronte e cercano in ogni modo di evitare per paura di trovarsi in battaglia, trovando però la morte da erori non rivelando agli Austriaci un segreto militare alla fine della storia: il milanese Giovanni Busacca(Gassman) e il romano Oreste Jacovacci(Sordi) entrano nella storia del cinema, che fanno del film un’opera indimenticabile per come Monicelli racconta col sorriso l’assurdità della guerra con la musica di Nino Rota.
Vittorio Gassman ottiene grande successo pure in televsione sulla RAI, con il programma “Il Mattatore”, e questo diverrà un film nel 1960, “Il Mattatore” appunto di Dino Risi in cui Gassman interpreta vari tipi di personaggio, un truffatore, che riesce sempre a cavare il coniglio dal cappello. La brillante interpretazione di Gassman e la capacità di fare ruoli di ogni tipo ne fa come l’attore più versatile del periodo. Questo filminoltre consolida l’amicizia con Dino Risi, che porta a un altro successo prodotto da Mario Cecchi Gori, “Il sorpasso”(1962), con Vittorio Gassman nella parte di Bruno, un quarantenne che ama la bella vita, che incontra per caso uno studente, Roberto Mariani, e lo porta con sè in giro per la Via Aurelia e non solo, nell’Italia del boom economico, con i limiti e la fragile sicurezza che porta a un finale drammatico.
Nel 1962 ecco “La marcia su Roma” ancora con Dino Risi, e la coppia Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi, che vedremo ancora, diretta da Dino Risi, in “I Mostri”(1963), film a episodi sui vizi, pregi e manie degli italiani con personaggi estremi e sopra le righe nella maggior parte: un film indimenticabile, tra i più famosi del cinema italiano. Ecco che dunque Vittorio Gassman si dedica ala commedia: a sfondo di spionaggio in “Slalom”(1965) di Luciano Salce, “Se permettete parliamo di donne”(1965) di Ettore Scola, “Il gaucho”(1965) di Dino Risi, “L’Arcidiavolo” di Ettore Scola(1966), per arrivare al mitico personaggio di Brancaleone da Norcia diretto da Mario Monicelli e scritto con Age e Scarpelli ne “L’Armata Brancaleone”(1966), ritratto dell’alto Medioevo in una visione da farsa, brillante nella realizzazione quanto nei personaggi, in cui Gassman torna quell’istrione capace di tenere da solo la scena.
Dunque torna ancora con Dino Risi, in “Il Tigre”(1968) e “Il Profeta”(1968) , “La Pecora Nera” di Luciano Salce, “L’alibi”(1969) in cui è uno dei registi con Adolfo Celi e Luciano Lucignani, “Brancaleone alle Crociate” di Mario Monicelli e una serie di film d’attualità, di cui il capolavoro è “In nome del popolo italiano”(1971) di Dino Risi. L’ingegnere Lorenzo Santenocito(Vittorio Gassman) è un industriale corruttore che ha amicizie nel mondo della politica, dalle società e della Chiesa che viene indagato dal giudice Mariano Bonifazi(Ugo Tognazzi) per la morte di una giovane ragazza, Silvana, trovata senza vita nella sua camera. Il giudice riuscirà a scoprire che probabilmente l’ingegnere non c’entra nulla con la morte della ragazza, che si è suicidata, ma viene preso come esempio negativo di una società corrotta che non guarda in faccia nessuno e nulla, che senza scrupoli abbatte il senso della Giustizia. Un film su cui torneremo, per adesso voglio mettere in evidenza la qualità della sceneggiatura di Age e Scarpelli che con la bravura di Dino Risi rende i personaggi eccezionalmente veri, in cui i dialoghi sono alla base e la capacità incredibile di Gassman e Tognazzi esalta tutto, il personaggio di Vittorio è in particolare sopra le righe e viene in modo superbo rappresentato dal grande attore. Il rapporto tra potere economico e legge è al centro della discussione poi qui.
Ancora un’esperienza da regista in “Senza famiglia, nullatenenti cercano affetto”(1972), senza però dimenticare il teatro e la prosa, insieme alla poesia: per Vittorio il rapporto faccia a faccia col pubblico è davvero molto importante.
Ma è ancora tempo di cinema: non posso citare tutti i film, e allora parlo dei capolavori degli anni successivi: “La Tosca” di Luigi Magni, tratto dall’opera medesima, con Monica Vitti e Gigi Proietti, con Gassman nella parte del Barone Scarpia, con la colonna sonora di Armando Trovajoli;
“C’eravamo tanto amati”(1974) di Ettore Scola, con Nino Manfredi e Stefania Sandrelli, in cui interpreta l’avvocato Gianni Perego, divenuto ricco con gli affari del suocero, e divenuto parte di una società in crisi dopo aver fatto la Resistenza in cui si credeva in un futuro felice: un film sull’amicizia nell’arco di 30 anni;
“Profumo di Donna”(1974) di Dino Risi, in cui interpreta il Capitano Fausto Consolo, che divenuto cieco a causa di un incidente d’armi, decide di affrontare un viaggio attraverso l’Italia, con la compagnia di un giovane soldato, e alla fine troverà l’affetto di una ragazza: un film struggente, sull’amore e la malinconia premiato al Festival di Cannes, che è uno dei massimi capolavori del nostro cinema.
I ruoli drammatici sono al centro della carriera degli anni ’70 e ’80 di Gassman, ancora con Dino Risi in “Anima Persa”(1977), “Caro Papà”(1978) e “Tolgo il disturbo”(1990), ma pure “I nuovi Mostri”(1977) con Ettore Scola in “La terrazza”(1980) , “La Famiglia”(1987) , “La Cena”(1998), ma prima il film a episodi “Signori e signore, Buonanotte”(1976), la collaborazione con Robert Altman in “Un matrimonio”(1978) e ”Quintet”(1980) e soprattutto “Il Deserto dei Tartari”, di Valerio Zurlini(1976) tratto dal romanzo di Dino Buzzati, in cui è il Conte Giovanbattista Filimore, comandante del Forte Bastiani. La sua parte conclusiva della carriera vedrà molto teatro, ancora cinema, ma anche una malinconia che lui stesso raccontò in alcune interviste, per stati d’animo che passava da gioia a altro. E in più perché vedeva che quanto lui aveva dato all’Italia non veniva apprezzato abbastanza, un peso che portava con sè anche l’amico Tognazzi, scomparso qualche anno prima, quasi come se la bellezza dei loro lavoro venisse dimenticato. La depressione che raccontava ma che combatteva con la sua intelligenza. Vittorio Gassman muore, all’improvviso, il 29 Giugno 2000 a Roma.
Qui non ho citato tutti i film a cui ha partecipato Vittorio Gassman , ma ho parlato dei più importanti, ma in seguito discuteremo di alcuni in modo preciso. Il suo lavoro tra cinema teatro e televisione è immenso. Come il contributo che ha dato all’Italia. Attori, uomini come lui vanno ricordati sempre, perché vivono con noi. Riempiono la vita di chi li guarda, e ne fanno parte.