Ha il naso a patata, occhiali, capelli bianchi lunghi fino alle spalle e dei piedi lunghi lunghi, che viaggiano comodi in un paio di scarpe slacciate. Ha a tracolla una borsa che ha visto tempi migliori, e stringe con le ginocchia, in piedi, la sua cartella da ufficio, da cui estrae quasi subito un numero dei Grandi Classici Disney. Volta le pagine chiedendo loro il permesso, con delicatezza, godendosi ogni vignetta, mentre le frenate della metro lo sballottano sugli altri passeggeri, indispettiti.
Legge per qualche fermata, poi ripone il volumetto. Estrae allora dalla borsa un altro libro, foderato con una cartellina azzurra da ufficio, di cartone. Impossibile leggere il titolo, ma il segnalibro, un foglietto su cui sono appuntate righe e righe di commenti, quello sì, si riconosce. Scende a Termini, l’omino dalle scarpe lunghe. Forse, chissà, per tornare nel suo fumetto.
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