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A partire dalla metà degli anni dieci inizia a suonare come pianista, e pochi anni dopo forma il suo primo gruppo.
Nel 1922 si trasferisce a New York e un anno dopo ha il primo importante ingaggio con la Snowden's Novelty Orchestra in uno dei più eleganti locali di Harlem.
Il complessino di Elmer Snowden comprendeva già un primo nucleo della futura orchestra di Ellington.
Nel 1924 Ellington diviene, dopo l'allontanamento di Snowden, il band-leader del complessino che prenderà successivamente il nome di Washingtonians e rimarrà al Kentucky Club fino al 1927.
Nel 1927 Ellington ottiene un ingaggio nel locale più in vista di Harlem, il Cotton Club, il locale entrato nella storia della musica moderna. E' questa la svolta decisiva nella carriera di Ellington.
Sono anni fondamentali sia per la definizione dell'organico della futura orchestra sia per la formazione del suo repertorio.
Scrive i primi capolavori: brani in stile jungle come richiedeva la moda esotica del momento per gli spettacoli pseudo-africani del Cotton Club, molto apprezzati dai clienti bianchi del locale, come Black and Tan Fantasy, The Mooche, East St.Louis Toodle-OO e brani d'atmosfera e di carattere intimista come Black Beauty e Mood Indigo.
Il jungle come detto era molto gradito ai bianchi: i neri erano visti come creature semplici e primitive e quindi ben viste in una giungla a muoversi e ballare come animali.
Nel 39 entra in orchestra Billy Strayhorn, personaggio fondamentale che diventerà il suo più fedele collaboratore, co-autore di tutti i suoi brani e suo alter ego musicale.
Tra il 1940 e il 1943 nasce una straordinaria serie di incisioni che costituiscono uno dei vertici assoluti della musica del '900.
Nascono decine e decine di capolavori come Jack The Bear, Ko-Ko, Concerto For Cootie, Sepia Panorama, Cotton Tail, Harlem Air Shaft e tanti altri.
Molti dei suoi brani vanno ben oltre gli schemi del jazz dell'epoca, per lui si deve parlare di musica espressionista, e l'idea che le sue composizioni fossero delle "pitture in musica" fu un concetto più volte espresso dallo stesso Ellington, che in gioventù aveva lungamente coltivato anche la pittura.
Duke Ellington e la sua orchestra furono un binomio inscindibile per oltre 30 anni.
Un gruppo formato da grandi professionisti che in tanti anni riuscirono ad integrarsi perfettamente con la sua musica.
I grandi risultati che riuscì ad ottenere furono dovuti anche a questo, la sua orchestra riusciva sempre ad interpretare al meglio le sue composizioni e a capirne i significati anche i più reconditi.
A partire dal 1943 e fino al 1948 Ellington inizia a tenere ogni anno un concerto alla Carnegie Hall e in ogni concerto presenta una nuova composizione in forma di suite.
Nel 1943 presenta, per fortuna incisa integralmente (cosa che non accadrà più in studio, se non in versioni frammentarie), una composizione ispirata alla storia dell'integrazione razziale dei neri negli Stati Uniti, dal titolo Black, Brown and Beige, un capolavoro assoluto.
Nel 1950 l'orchestra entra in crisi anche per le continue uscite di elementi che tentano la carriera solista.
Torna sulla cresta dell'onda con l'esibizione di Newport nel 1956.
L'esibizione di Newport è famosa per il lunghissimo assolo di sax tenore di Paul Gonsalves sul brano Diminuendo and Crescendo in Blue.
In seguito la sua carriera sarà un susseguirsi di innumerevoli concerti e tour in tutto il mondo.
Registra delle suites stupende: nel 1958 Such Sweet Thunder ispirata alle opere di William Shakespeare, nel 1966 East Suite,nel 1970 la New Orleans Suite, nel 1968 il Second Sacred Concert.
I tour furono interrotti nel 1967 alla morte del suo grande amico e collaboratore Billy Strayhorn.
Duke cade in una profonda depressione interrotta solo dalla registrazione del celeberrimo album And his mother called him Bill, contenente alcuni dei più famosi brani di Strayhorn.
Un altro evento funesto per la sua orchestra sarà la morte di Johnny Hodges per un infarto.
L’ultima incisione è del 1971, muore tre anni dopo per un tumore.
Duke muore di cancro assistito dal figlio Mercer, senza sapere che pochi giorni prima era morto anche il fidato collaboratore Paul Gonsalves per overdose di eroina: Mercer Ellington infatti non ebbe il coraggio di dargli la brutta notizia.
Il jazz di Ellington è fatto di melodia, di mezze luci, di atmosfera, di comprimari di lusso che riescono a defilarsi in occasione di brani, come Solitude o come Warm Valley dove l'accompagnamento è solo un battere soffuso di contrabbassi pizzicati.
Il resto è questione di stile e il nostro Duke ne ha da vendere, passa dal tribalismo in sordina di Fleurette Africaine ai fraseggi blues di Very Special.
Potrei continuare,la discografia è vastissima e tutta di altissimo livello per un'artista oggi riconosciuto come uno dei massimi compositori del novecento.
Difficile affermare che le sue composizioni siano di jazz o di musica classica, di blues o quant'altro,la sua è musica e basta.
Non ha bisogno di definizioni, la sua musica è qualcosa di universale che tutti dovrebbero conoscere.
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