I Grandi del Rock: 05 - David Bowie

Da Robertocassandro

David Robert Jones, nasce nel 1947 tra i precursori e maggiori esponenti del glam rock inglese (vedi l'articolo dedicato nel Classic Rock Anni 70).
La sua carriera musicale, iniziata verso la fine degli anni Sessanta, copre un arco di circa quarant’anni e ha abbracciato diversi generi artistici e commerciali, dal citato glam rock alla disco, al pop elettronico, e tutti con grande successo.
Dopo diverse esperienze nel 1966 con i Buzz incide Do Anything You Say e I Dig Everything e ottiene un contratto con la Deram Records ma il gruppo si scioglie lo stesso giorno della pubblicazione di Rubber Band.
Nel 1967 cambia diverse formazioni, con i Riot Squad incide Little Toy Soldier, lo stesso anno esce l'album di debutto, intitolato semplicemente David Bowie.
A settembre inizia una delle collaborazioni fondamentali di Bowie, quella con il produttore Tony Visconti.
In questo periodo, inoltre, rimane affascinato dalle performance dell' attore e mimo Lindsay Kemp,tanto che comincia a frequentare i suoi corsi di danza e movimento.
Alla fine dell'anno si avvicina al buddismo e trascorre alcune settimane d'isolamento monastico in Scozia.
Al ritorno Kemp gli assegna una parte nello spettacolo Pierrot in Turquoise.
Nel 1969 incide Space Oddity, l'album non sarà un successo anche se il singolo omonimo diventerà un punto essenziale della sua carriera, il viaggio spaziale di Major Tom è entrato nell'immagginario collettivo.
Inizia a suonare un rock duro e superamplificato.
Esce The Man Who Sold the World, il più duro tra i suoi album e colonna sonora del famoso film di fantascienza che interpreta molto bene nel 1970.
Il Grande successo arriva con Hunky Dory del 1971 e The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders of Mars del 1972, che contengono gran parte dei suoi classici, ripetuti in qualunque concerto anche a trent'anni di distanza, da Changes a Starman, da Life on Mars a Moonage Daydream, da Ziggy Stardust a Andy Warhol.
Fra il 72 e 73 nei panni di Ziggy Stardust porta in giro uno show dalle mille meraviglie dove il vero Bowie e la figura teatrale si confondono tanto da rendere molto sottile il confine tra realtà e finzione.
Al ritmo di un disco l'anno, non si è mai limitato a creare un marchio Bowie uguale a se stesso, ma si è sempre spinto nella sperimentazione affrontando i generi più disparati: dalle nostalgie beat con Pin Ups, agli incubi orwelliani di Diamond Dogs, al R&B; bianco con Station to Station e Young Americans all'electro pop intellettuale della collaborazione con Brian Eno e la trilogia berlinese di Low, Heroes e Lodger.
Questo grazie ad un successo ormai consolidato che gli ha permesso di seguire la sua voglia di sperimentare nuove soluzioni senza mai preoccuparsi del loro riscontro commerciale.
Nel frattempo il personaggio non è più l'androgino Ziggy Stardust ma un White Duke dalle inquietanti suggestioni androgine ma sotto uno stile musicale sempre più marcato.
Negli anni 80 si dedica soprattutto alla sua carriera di attore,tornerà alla sperimentazione nei quattro diversissimi album degli anni novanta col risultato di spicco di Outside nel 1995.
Nel 2004 in seguito ad una operazione al cuore si è ritirato dalle scene, per ricomparire brevemente solo nel 2006.
All'inizio del 2009 si è parlato di un nuovo album, ma la notizia è stata subito smentita dal suo sito ufficiale.

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