23 febbraio 2012 Lascia un commento
Del cinema anteguerra non si parla mai e se lo si fa e’ d’uopo liquidarlo con disprezzo e leggerezza e l’etichetta "telefoni bianchi" e’ sinonimo di banalita’.
Camerini qualcuno si sbilancia a sopportarlo, magari ricordandolo per i film con De Sica e proprio De Sica e’ uno dei protagonisti di quest’opera corale dove il meglio della cinematografia italiana e’ raccolta in un intreccio di storie e vita che nasce e si sviluppa all’interno di un grande magazzino.
Ebbene si, anche nell’oscura Italia del ’39 c’erano i grandi magazzini e non certo frequentati esclusivamente da capitani d’industria o gerarchi ma anche da gente comune che proprio come oggi, trovava in quei luoghi un po’ di svago e il frizzantino dell’acquisto.
De Sica e’ spaventosamente giovane ma gia’ celebre ed e’ impressionante riconoscere nei suoi gesti, nell’inflessione della voce e nei tic dei modelli seguiti pedissequamente da infiniti emuli con Sordi in testa.
Assia Noris su tutte da’ da pensare a quanto sia fugace la celebrita’, lei una diva assoluta del suo tempo e dimenticata al cambio del vento per restare nella memoria di pochi appassionati gia’ a distanza di pochi decenni e c’e’ di cui riflettere. Ad ogni modo e’ lei la dolce fanciulla protagonista della quale De Sica s’innamora, lei commessa e lui autista e proprio quando stavano per perdersi, giungono ad un passo dal matrimonio ma qui avviene il fattaccio quasi irrimediabile.
La storia finira’ bene, e’ ovvio, meno ovvia la conclusione con inseguimenti in auto, pistole in pugno, rissa col cattivo e scazzottata finale e’ venti anni avanti sugli americani. E chiamiamoli "telefoni bianchi".
Film piacevole, per certi versi emblema di una modernita’ cinematografica che da’ fastidio ritenere tale ma ancora resiste col suo proporsi avanti ed alternativo ai tempi, anche a quelli che verranno.