C'è tutto un mondo su cui i siti d'informazione videoludica chiudono un occhio e pure l'altro, e non sto parlando dei soliti giochi indie che conoscono solo quattro gatti. Parlo di fenomeni come League of Legends o DOTA, e di tutti quei free-to-play che attirano masse sterminate di videogiocatori.
Mentre noialtri passiamo giornate intere a leggere paginate e paginate di testo sul nuovo cappuccio di Ezio Auditore disponibile nel prossimo DLC di Assassin's Creed, c'è gente (e ce n'è un sacco) che se ne sta attaccata a Twitch.tv e network simili, a vedersi le partite dei giocatori professionisti di LoL. Un universo enorme e in piena e furiosa espansione, di cui però ci arrivano solo lontani echi.
A 'sto giro a Sony gli è andata proprio male con PlayStation 3: l'imperialismo americano di Xbox 360 da un lato, e l'assalto di Nintendo e degli smartphone all'utenza casual dall'altro, l'hanno lasciata con in mano un pugno di briciole. Per questo da un po' di tempo la casa giapponese le sta tentando tutte per trovare una propria strada.
Col PlayStation Plus e i giochi gratuiti Sony ha effettivamente inaugurato l'era del broadcasting applicato ai videogiochi: tu mi paghi un abbonamento, e in cambio io ti do un pacchetto di contenuti. Proprio come il decoder Sky.
In un mercato parassitato da pirateria e usato, e dove i rischi d'impresa diventano sempre più alti, forse il modello del broadcasting è uno dei pochi che possa effettivamente avere una qualche speranza di generare utili e di garantire una seppur minima sopravvivenza.
I soli videogiocatori "hardcore" non sono sufficienti a far sopravvivere Sony, anche perché la maggior parte se li è pappati Microsoft con la 360. I casual sono persi: sia Kinect che Move sono stati un enorme fiasco.
Il free-to-play e lo streaming, invece, sono ancora un territorio relativamente vergine. Con la tecnologia di Gaikai probabilmente Sony potrà creare la propria Twitch.tv, dove trasmettere match e partite di giocatori professionisti, all'interno della propria offerta di TV via cavo.
Poi magari a qualcuno verrà anche voglia di parteciparci, a 'sti giochi, e a quel punto potrà farlo in maniera "easy", giocandoci in streaming tra lag e risoluzioni ridicole, o in maniera "pro", comprandosi la sua bella PS4 e giocandoci nativamente.
Del resto, la condivisione delle proprie partite potrebbe essere l'uovo di Colombo a cui nessuno aveva pensato. Ai tempi delle sale giochi, chiunque poteva sentirsi un campione riuscendo a finire un gioco sotto gli occhi attenti di un capannello di curiosi.
Faceva parte dell'esperienza, e anzi, a volte ne era la parte principale. Sempre che la sala giochi dove si andava non fosse una di quelle in stile Bronx, dove vigeva la legge della giungla e solo i più duri sopravvivevano... ma questa è un'altra storia.
Evidentemente questo aspetto oggi manca, tant'è che siti come Twitch.tv prosperano proprio perché compensano questo bisogno, e su YouTube i video di gameplay (l'avete visto il divano videoludico?) sono tra i più visti: come popolarità sono secondi solo ai video musicali.
In teoria Sony ha la tecnologia per buttarsi su un mercato in cui c'è ancora una forte domanda. Poter fare lo streaming in tempo reale delle proprie partite a Call of Duty, in maniera facile e veloce, potrebbe essere un selling point più forte di quanto non si creda, specie per l'utenza più giovane.
E se non lo farà Sony, prima o poi sicuramente lo farà qualcun altro.
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