I grandiosi resti di Baalbek

Creato il 22 febbraio 2014 da Kimayra @Chimayra

Baalbek, propilei del tempio di Giove (Foto: Wikipedia)

Il sito di Baalbek sorge nella valle della Beqaa, a circa 1.000 metri sul livello del mare. Il sito era frequentato già durante l'Età del Bronzo Antico (2900-2300 a.C.): sono stati ritrovati frammenti di ceramica dipinta e schegge di ossidiana. Nel 1900-1600 a.C. qui sorgeva un antico santuario dedicato a Baal-Hadad.
Il nome di Baalbek è composto dal nome della divinità semitica Baal e quello della divinità cananeo Hadad. In epoca romana venne qui costruito un complesso templare che risultò essere il più grande del mondo romano. Per edificarlo furono spostati enormi blocchi di pietra da una cava vicina, con i quali si eresse l'acropoli di cui il tempio era parte.
La storia di Baalbek inizia dopo la morte di Alessandro Magno, nel 323 a.C., quando la regione venne annessa ai possedimenti tolemaici. Un sovrano locale fece della città la sua capitale regionale, imponendole il nome di Heliopolis, la "città del sole". Nel 64 a.C. il luogo venne occupato dai Romani, guidati da Pompeo, e nel 15 a.C. Ottaviano ne fece una colonia per i suoi veterani: la Colonia Iulia Augusta Felix Berytus. Il compito di questi veterani era di assicurare l'ordine nell'appena costituita provincia romana di Siria. Proprio in questo periodo cominciò la costruzione del complesso templare.

Baalbek, le colonne superstiti del tempio di Giove (Foto: Wikipedia)

Il complesso di templi di Baalbek sorge su diversi strati abitati precedenti: fondazioni di case dell'Età del Bronzo Medio e un livello risalente al Bronzo Antico. Inoltre, a breve distanza da questi insediamenti, è stata scoperta una crepa naturale, sul fondo della quale si trova un piccolo altare scavato nella roccia, un luogo sacro di antichissima origine dedicato a Baal-Hadad, divinità semitica della pioggia e della tempesta. E' proprio su questo santuario che i Romani edificarono il gigantesco podio che, ancora oggi, sorregge i resti del tempio di Giove Eliopolitano.
Baal era la divinità adorata in tutto il Vicino Oriente antico; Hadad era il dio della tempesta semitico, che dispensava piogge ma poteva causare anche la siccità e devastanti inondazioni. In seguito Hadad divenne, nel mondo greco-romano, Zeus e Giove. Ambrosio Teodosio Macrobio, scrittore latino del V secolo d.C., scrive, sulla statua di Giove Eliopolitano: "La statua è d'oro, rappresenta una persona sbarbata che nella sua destra tiene una frusta, come un auriga, e nella sinistra un fulmine".

Baalbek, il tempio detto "di Bacco"

Sembra che Giove Eliopolitano avesse anche doti divinatorie: durante le feste pubbliche la sua statua veniva esposta al popolo convenuto sull'acropoli. La sua fama andò ben oltre gli angusti confini di Baalbek. Persino Traiano, durante la sua campagna militare contro i Parti, interpellò l'oracolo del dio di Heliopolis.
Anticamente si entrava nel complesso sacro attraverso i Propilei posti ad est. Questi furono costruiti sotto l'imperatore Caracalla: si tratta di 12 colonne terminanti con capitelli di bronzo dorato. Il tempio vero e proprio aveva una fronte costituita da 10 colonne. Il cortile di età traianea ospitava il grande altare a torre neroniana e i bacini laterali per le abluzioni. I portici laterali erano sorretti da 128 colonne di granito di Assuan ed erano sostenuti da criptoportici. Il tempio di Giove è il tempio più grandioso di Baalbek e conserva 6 delle 19 colonne corinzie del peristilio sudoccidentale. Originariamente misurava 90 metri di lunghezza e 50 di larghezza; 54 colonne ne scandivano il perimetro.
Il tempio Minore, detto "di Bacco", è quello meglio conservato del mondo romano. La sua attribuzione a Bacco fu data ai primi del '900, a causa della rappresentazione di vigneti e di una processione dionisiaca posti all'ingresso. Ovviamente il tempio ha dimensioni ridotte rispetto a quelle del tempio di Giove ma è più grande del Partenone. La cella misura 35 metri di lunghezza per 19 di larghezza; la porta di accesso è larga 6,5 metri ed è alta quasi 13. Si accedeva al tempio attraverso una scalinata di 33 gradini. Il tempio Minore era decorato da una fastosa decorazione a rilievo sulle pareti e sul soffitto della cella e del peristilio.

Il sito sacro di Baalbek (Foto: Martin Gray)

Il tempio dedicato a Venere è il terzo del complesso monumentale di Baalbek. Si tratta di un tempio circolare dedicato, in realtà, alla dea Fortuna di Heliopolis. La dedica a Venere è dovuta ai primi viaggiatori occidentali, che notarono le nicchie esterne decorate con motivi a conchiglia e colombe, elementi associati in genere al culto della dea dall'amore.
Gli studiosi pensano che a Baalbek venne adorata una triade divina, così come accadeva nei territori limitrofi del Vicino Oriente. Sono state ritrovate iscrizioni su tre basi di colonne dei Propilei che sono dediche a Giove, Venere e Mercurio. Il culto della triade eliopolitana si diffuse nel II secolo d.C. oltre i confini della Fenicia e della Siria.
L'avvento del cristianesimo portò ad una lenta decadenza del sito, accentuata dai terremoti che si susseguirono nella regione. Costantino, secondo Eusebio di Cesarea, vi costituì una sede vescovile e vi impiantò una chiesa. Giustiniano (527-565 d.C.) ordinò di asportare otto delle colonne del tempio di Giove per riutilizzarle nella basilica di Santa Sofia a Costantinopoli.
Nel 637 gli arabi di Abu 'Ubayda ibn al-Garrah trasformarono l'acropoli e il complesso templare di Baalbek in una cittadella fortificata con una grande moschea omayyade oggi in rovina. Nel 1025 la città cadde sotto il dominio dei Mirdasidi e, infine, dei Selgiuchidi (1075).
Gli scavi a Baalbek iniziarono nel 1898 e furono affidati ai tedeschi, guidati dall'archeologo Professor Otto Puchstein. I primi ad essere esaminati furono i resti del grande tempio di Giove: furono catalogati innumerevoli blocchi di pietra sparsi tra questo tempio e quello detto "di Bacco". Ai tedeschi subentrarono, dopo la prima guerra mondiale, i francesi e, in seguito, la Direzione Generale delle Antichità del Libano.

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