Quand'ero piccola credevo a tante cose. Credevo a Babbo Natale, al topolino dei denti e alle stelle cadenti che realizzano i desideri, credevo la mia strada sarebbe apparsa di un bianco luminoso come in una radiografia, credevo che la libertà di scelta non potesse trasformarsi in una gabbia fatta di troppe opzioni, credevo sarebbe bastato rimanere in contatto con me stessa, credevo nel futuro, nelle possibilità, Ma a tutto questo credere, non è mai seguito un impegno costante, ai sogni non è mai seguito un piano per obiettivi e a forza di camminare con la testa per aria, sono inciampata in un macigno di aspirazioni accumulate. E sono caduta. Prevedibile. Mi è sempre mancata la concretezza, ho sempre creduto alle eccezioni, alle utopie, alle fiabe. Il mio più grande pregio e il mio più grande difetto. Ed è stupido, ironico, paradossale il fatto che non creda ai miracoli, il fatto che sia estremamente consapevole della non-casualità del successo, il fatto che creda fermamente che ognuno è artefice del proprio destino. Ed io che predico tanto di quanto sia importante ascoltare le proprie aspirazioni, non negarsi ciò che ci si sente di fare, io che so che per costruire qualcosa, qualche obiettivo te lo devi dare, io che so che le persone che ottengono ciò che vogliono non sono fortunate ma determinate, sono solo un quadro astratto pieno di colori mescolati a casaccio. Dov'è il libretto di istruzioni? Dov'è la pillolina magica che infonda forza di volontà e autostima in giusta dose? Dov'è quella fiducia smisurata che avevo un tempo? Ho scoperto che non mi deludo perchè non mi aspetto niente da me stessa, non mi aspetto di arrivare da qualche parte, non mi aspetto soldi, una posizione di prestigio, l'approvazione degli altri, non mi aspetto di essere sistemata tra i 30-35 anni, di avere una carriera brillante e una vita scintillante; vivo giorno per giorno, credo nell'importanza degli altri, delle persone che amo, delle persone che rendono bella la mia vita, credo nell'imprescindibilità dei principi di libertà e rispetto e nel ruolo cruciale dell'amore nella mia vita, in ogni sua forma. Per questo le uniche cose che mi aspetto da me stessa sono rispettare i valori in cui credo, coltivare l'Amore che mi circonda, non forzarmi di essere chi non sono per compiacere qualcuno, non fare qualcosa solo perchè si dovrebbe fare, non investire le persone di aspettative ma accettarle per ciò che sono, essere una persona felice che fa ciò che si sente quando lo sente, sennò 'fanculo. Sbaglio, forse? Direi di no, direi che le cose per me importanti, quelle che fanno la differenza nella vita di una persona, ci sono tutte. Ma d'altra parte, se non ci fosse qualcosa che non torna non sarei qui a parlarne. E forse tutto ciò, nella realtà, si traduce in una mancanza di obiettivi concreti, in una vita vissuta seguendo le mie emozioni senza pensare al lato più pratico delle cose, nell'incapacità di metterci l'anima in un progetto, con l'idea vagamente naive che le cose importanti nella vita sono altre. E ne sono profondamente convinta. Ma allora cos'è questo senso di insoddisfazione? Questa mancanza di certezze, di determinazione, di capacità di concretizzare un sogno e renderlo realizzabile? Forse mi sono persa qualcosa, forse non c'ero a quella lezione e se c'ero dormivo, forse sono l'ennesima figlia della generazione "Y", cresciuta senza dover lottare per niente visto che qualcuno, lustri prima, l'aveva fatto per me, nell'atrofia mentale delle mille e una opzioni che mi ha resa, a 26 anni, una persona che ancora non sa cosa vuole fare da grande. Quand'ero piccola credevo in me stessa e nella capacità di ascoltarmi, credevo sarei potuta diventare una scrittrice, una contorsionista, una ballerina classica, una sarta, una ballerina di tip tap, una cantante e una fumettista. Ora non lo so. Forse, in fondo in fondo, in un cassetto di cui ho perso la chiave, ci credo ancora che "i sogni son desideri", ma mi chiedo, che ne è stato di quella bambina?
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