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I heart East Village

Da Marcoemaia

L’East Village si è rivelato sin dai primi giorni del nostro arrivo un posto straordinariamente ospitale. Ci siamo sentiti subito a casa, attraversando a piedi tutti i giorni le sue vie per andare a scuola; osservando i mille ristoranti, negozi e bar che lo punteggiano; scoprendo di volta in volta nuovi community gardens, i mini-giardini gestiti dagli abitanti della zona, che abbiamo incontrato prima coperti dalla neve di gennaio e poi finalmente rinati, sotto il sole di giugno, in un delirio di verde, colori e odori.

I heart East Village

Vivere sei mesi nell’East Village è davvero come vivere in un piccolo paese, dotato però di tutti i comfort. Non sembra di vivere a New York. I grattacieli di downtown, l’Empire State building, Fifth Avenue o il delirio di Times Square sono solo delle sagome lontane sullo sfondo. In questo rettangolo di strade, che va grossomodo da 14th Street a Houston Street, l’atmosfera è molto diversa.

Qui c’è la nona strada, con i negozi vintage e le boutique dei giovani stilisti. C’è Saint Mark’s Place, con i souvenir scadenti e gli indiani che ti invitano a entrare a dare un’occhiata. C’è la Chiesa di St. Mark’s, antica e inquietante, con il suo mercatino mignon di prodotti biologici. C’è il parco di Tompkins Square, con le ragazze che fanno jogging, i fricchettoni che fumano e i cani che giocano a rincorrersi e dove tutti gli anni ci fanno l’Howl Festival dedicato ad Allen Ginsberg. C’è il moto perpetuo dei giovani che a passo deciso si spostano da un punto all’altro, a tutte le ore.

La bellezza di questo quartiere, un tempo decisamente malfamato, ci era saltata all’occhio sin da subito, questo inverno, anche se le strade erano coperte di neve, si faticava a camminare e i sacchi dell’immondizia si allineavano sui marciapiedi a formare muri sempre più alti. Ora tutto è cambiato. I locali hanno aperto le porte e le finestre strabordando sulle strade con dehors più o meno improvvisati. La gente ha rallentato un po’ il passo e spessissimo si vedono gruppi di amici seduti a chiacchierare sulle scale di ingresso delle case, con cartoni di pizza e birre, come fosse un qualunque ristorante. Le passeggiate nel fresco della sera lungo queste strade, respirando il profumo dei tigli; le bevute e le mangiate nei ristoranti che offrono cucine di tutte le parti del mondo; l’atmosfera unica e rilassata di questo quartiere, meritavano da sole questo viaggio.

Mi mancherai da morire, East Village.



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