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I Jefferson (1975-1986)

Creato il 18 maggio 2012 da Mcnab75

I Jefferson (1975-1986)

I Jefferson
di Don Nicholl e Michael Ross
USA, 1975-1986
11 stagione, 253 episodi

C’è un canale del digitale terrestre, uno dei tanti nati dopo quella roba assurda che hanno chiamato switch-off , che trasmette le repliche de I Jefferson a nastro. Tre, quattro episodi al giorno, proposti in più fasce orarie.
Un vero e proprio trip, un viaggio nel tempo che mi son fatto ben volentieri, ma anche un crescente senso di nostalgia.
Perché io coi Jefferson ci sono cresciuto. Erano gli anni ’80 e Canale 5 li trasmetteva a ora di cena, credo alle 19.00, prima di Mike Bongiorno. In casa avevamo da poco una televisione anche in cucina, succubi di quello che, due decenni dopo, qualcuno avrebbe definitivo il lavaggio del cervello berlusconiano. Ma a quei tempi l’idea nemmeno ci sfiorava e, per quanto certi intellettuali continuino ancora oggi a giocare alla cospirazione, non ce li vedo proprio George Jefferson, Arcibaldo, Arnold e Magnun P.I. a fare propaganda per Forza Italia.

Direi piuttosto che telefilm come questi sono serviti a un’intera generazione per guardare oltre i confini del nostro paesello. Ai tempi eravamo ragazzini che alternavano anime giapponesi (chiamati semplicemente “cartoni animati”) a produzioni americane, beandoci di ciò che c’era là fuori e che, attraverso la scatola magica, entrava nelle nostre case.
Col senno di poi mi chiedo cosa capivano i miei genitori – semplice tradizione contadina – di tutte quelle ambientazioni newyorchesi, dei sottotesti razziali, dei nomi anglofoni a volte storpiati in fase di doppiaggio.
I Jefferson in particolare sono stati per me il primo vero specchio verso il mondo inteso come oltre-Italia. Innanzitutto perché i protagonisti erano due adulti di colore, George e Louise, che si erano trasferiti da un tugurio di Harlem a un lussuoso grattacielo nell’Upper East Side di New York. Ogni episodio mi regalava uno squarcio dall’alto, coi finestroni dell’appartamento dei Jefferson che guardavano la città da un punto privilegiato. Sicuramente si trattava di una ricostruzione fatta in studio, ma che otteneneva un effetto psicologico non indifferente.

Il telefilm era una sit-com, quindi un alternarsi di battute e situazioni da commedia. Tuttavia spesso e volentieri c’erano dei retroscena molto più seri, in primis riguardo alla questione della parità razziale (allora ben lungi dall’essere tale) tra bianchi e neri. George Jefferson, lavandaio di successo, si poneva a metà tra i due mondi: nero per DNA, ricco per tenore di vita raggiunto col lavoro. Spesso e volentieri si trovava ad affrontare situazioni e personaggi che lo mettevano di fronte alle sue mai rinnegate origini. Allo stesso modo la produzione stigmatizzava anche alcuni atteggiamenti negativi della popolazione afroamericana di NY, in particolar modo la propensione alla criminalità intesa come “livella sociale”. 

I Jefferson (1975-1986)

Avevo forse undici anni quando vidi la puntata in cui si rievocava l’assassinio di Martin Luther King. Ai tempi di King avevo sentito parlare soltanto a scuola, in modo generico e distratto. Fu l’improvvisa svolta drammatica di quella puntata dei Jefferson a farmi interessare davvero a quel personaggio notevole, che ora le nuove generazioni a stento conosceranno. O forse nemmeno.

A parte questi episodi di sensibilizzazione, ricordo con grande affetto I Jefferson perché rappresentano lo specchio duale di un’epoca che appartiene a tutti coloro che hanno più o meno la mia età. Perfino nei vestiti, nell’estetica, nei camei ripetuti di stagione in stagione (Sammy Davis Jr., Sister Sledge, Joe Frazier, Louis Gossett Jr. etc etc), si respira l’atmosfera di quelli che furono i Settanta e gli Ottanta.
Nel nostro piccolo questa sit-com ha rappresentato un tassello importante in quel processo – positivo o negativo, ditemelo voi – di apertura al resto del mondo. Un processo iniziato anni prima grazie al cinema, ma completato quando certe cose abbandonarono il grande schermo per il piccolo, quello che faceva parte delle nostre case, delle nostre famiglie.


Filed under: recensioni, serial tv

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