I Kabuki di San Francisco
Da Silviapare
No, niente a che vedere con il teatro. I kabuki di San Francisco, per quel che mi riguarda, sono due: la sauna giapponese e il cinema del circuito Sundance. Domenica li ho visitati entrambi.La sauna kabuki è un posto molto zen, dove vige la regola del silenzio (c'è anche un piccolo gong che si può suonare per richiamare all'ordine chi fa rumore) e dove le donne (ci sono giorni per le donne e giorni per gli uomini) sono libere di girare nude, vestite o come preferiscono. Per la davvero modica cifra di $22 ($25 la domenica) si può accedere a sauna, bagno turco, vasca calda e vasca ghiacciata (quella che si vede nella foto). Naturalmente io le prime volte col cavolo che entravo nell'acqua ghiacciata, col risultato che poi tornavo a casa lessata come un cece e vitale come un'ameba. Finché un giorno, vedendo che tutte le altre si tuffavano nell'acqua polare senza battere ciglio, decisi che non potevo sfigurare così davanti a quelle americane, mi raccontai una storiella edificante su quanto sia bello sfidarsi a fare qualcosa di nuovo nella vita, a superare i propri limiti e blablabla e m'immersi in quella specie di lago ghiacciato dantesco. Tempo di immersione: un nanosecondo, seguito da un salto tipo personaggio dei cartoni animati con tanto di urletto stridulo. In Italia avrebbero riso tutte, a San Francisco la scena passò completamente inosservata. Dopodiché, piena di orgoglio per aver superato brillantemente quella prova esistenziale, mi rituffai nella vasca calda per rimanervi alcune ore. Dunque, la vasca dell'acqua calda, dove fingo meditazioni zen di cui sono totalmente incapace, è in realtà il mio punto d'osservazione preferito per seguire l'andirivieni di corpi femminili di ogni forma e dimensione. Mi piaccionotutti, indistintamente. O meglio, indistintamente fino al giorno in cui nella sauna entrò una specie di dea. Una ragazza sulla ventina, con un'aria molto cool, bracciali d'argento, qualche bel tatuaggio qua e là, una massa di capelli raccolti da cui sfuggiva qualche ricciolo sbarazzino. Mentre la guardavo colma di ammirazione, la dea si avvicinò alla vasca dell'acqua fredda, recente teatro del mio trionfo sui miei limiti e le mie paure. Poi, muovendosi con la grazia di una ninfa dei fiumi, si calò nella pozza di ghiaccio senza battere ciglio. Entrò fino al collo, appoggiò le mani eleganti sul bordo della vasca, il bel mento sopra le mani, e... restò lì. Cioè, dico, ci sarà rimasta per dieci minuti. Certa gente nasce proprio strafiga in tutto, porca miseria.Il cinema kabuki, invece, con la sua architettura eco-friendly, mi piace soprattutto perché si mangia. E si beve. Si può comprare da mangiare e da bere a prezzi assurdamente alti all'interno del cinema, oppure si può imboscare la roba nello zaino e portarsela da casa. E dentro la sala, anziché orrendi popcorn puzzolenti e rumorosi, potete gustarvi una bella cenetta e una bottiglia di vino. Può anche capitarvi di incontrare un addetto ai biglietti fanatico di cinema, che guarda il vostro documento e vi dice quali film sono usciti nell'anno in cui siete nati. Domenica al kabuki ho visto Lincoln, film patriottico alla Spielberg in cui l'abolizione della schiavitù viene fatta passare per una grande conquista dell'umanità quando gli americani erano praticamente gli unici ad averla. Però io ci ero andata per vedere Daniel Day-Lewis, che naturalmente non delude mai. Terzo oscar in arrivo, ci scommetto quello che volete. La sua bravura ha qualcosa di soprannaturale. Chissà quanto tempo resiste nell'acqua gelida.
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