Oggi, a un paio di settimane circa dalla battaglia, è giunto il momento della conta dei danni. Non prima, per non essere considerata una città rasa al suolo, non dopo per non dovermi catalogare solo come una che ha bisogno urgente di una dieta. Ora è il momento giusto, il momento in cui la verità nuda e cruda si palesa da sola davanti allo specchio, nel caso abbia il coraggio di guardarci e dove per cambiarla, oltre alla rassegnazione, posso contare sull'illusionismo.
Oggi quel +13 tondo e pieno è diventato un +7 malconcio e flaccido. Sei chili in meno e un tracollo in più. Quello che prima era proporzionato ora non assomiglia a nessuna forma esistente in natura, il bianco porcellana del viso, vira verso un pericoloso bianco lenzuolo d'ospedale, la pelle tesa e spianata presenta pieghe e arruffamenti che a nulla può nemmeno la Vaporella. La folta chioma, "colorata" a ridosso del parto per rendermi presentabile all'evento dell'anno, si sta preparando alla migrazione nel lavandino e le unghie laccate lucide hanno deciso che così son troppo sane e che sia meglio spezzarsi da sole. Mi manca un occhiale un po' più graduato e qualche dente in meno, per diventare un bel scarabocchio! Manca poco per diventare un mucchietto di cose messe a casaccio. Incapace di indossare sia i premaman, sia tutto il resto: se il vestito stile impero è ormai un sacco, la maglietta della scorsa estate è una rete, se i pantaloni della tuta fanno tanto triste e sciatta, i jeans cara Piky, con il salvagente, non entrano!
Ci vorrebbero sedute dal parrucchiere e dal l'estetista ma è già tanto se riesco a farmi la doccia e di certo non è questo il momento adatto per una prova bikini. Unico e tangibile orgoglio (oltre ovviamente a questi capelli neri vestiti di rosa, che mi dormono accanto) è il balcone anteriore. Fiorito e concimato di vita nuova, spruzza zuccheri e proteine sulla camicetta inzuppata di latte, ed è l'unica cosa che ha percorso un’ascesa, mentre tutto il resto è in declino, compresa l'autostima.