Sul palco in questo momento c'è un uomo solo di settant'anni, con i capelli grigi raccolti in un codino, alla cinese, e anche lineamenti vagamente asiatici (l'influenza genetica di sua nonna). Non tiene in mano lo strumento che lo ha fatto definire uno dei tre più grandi chitarristi della storia del rock (Jimi Hendrix ed Eric Clapton gli altri due).Eppure, come se disponesse di una bacchetta magica, fa partire la musica, lo schermo si riempie di un caleidoscopio colorato (dove abbiamo già visto quei dirigibili da sogno lisergico? ma certo, sulle copertine dei suoi album) e a un certo punto parte il più grande assolo di chitarra di tutti i tempi (come lo definì la rivista Guitar World): Stairway to Heaven , appunto.Così si torna in paradiso, perlomeno nel paradiso della musica che ha segnato gli anni Settanta e anche un bel po' di quello che è venuto dopo. Jimmy Page ha riunito un gruppo di giornalisti internazionali per farci ascoltare, e poi commentare la nuova uscita discografica dei Led Zeppelin: ripubblicheranno per intero il loro catalogo rimasterizzato e arricchito da registrazioni inedite da concerti e sale di prova. I primi tre dischi usciranno il 3 giugno.
Ci sono dentro nuove versioni di "Good times bad times", "Heartbreaker", "Since I've been loving you", "Key to the highway" e tanti altri pezzi entrati nella leggenda. Dopo tanto sesso (tre mogli, cinque figli, un'infinità di groupies pronte a cacciarsi nel suo letto), tanta droga (eroina, che a un certo lo rese quasi incapace di continuare a suonare) e tanto rock, Page sembra tranquillo, quasi fin troppo serio: solo ogni tanto si scioglie in un sorriso.Che effetto le ha fatto riscoprire questi brani?
«E' stato come scoprire un tesoro di cui ignoravo l'esistenza. Ho dovuto ascoltare centinaia di nastri per trovare queste canzoni, ma ne valeva la pena. La potenza della nostra band viene fuori in modo straordinario. Sono esecuzioni diverse dalle versioni originali. Esprimono un'energia grezza francamente commovente, almeno per me».Perché ripubblicare gli album dei Led Zeppelin proprio adesso?
«Perché volevamo farli conoscere alle nuove generazioni. In realtà pensiamo che i giovani di oggi apprezzino la nostra musica come la amarono i giovani di ieri. Ma chi ha risentito questi nastri mi ha detto subito: non possono restare in un cassetto. Facciamo sentire ai ragazzi del ventunesimo secolo il ritmo e la passione di quelli della seconda metà del ventesimo».C'è qualche passaggio che le suscita ricorda particolari?
«Ce ne sono molti. Mi limito a dire che riascoltarli per me è stato esilarante, mi sono ritrovato a sorridere da solo, sono andato in estasi».
Erano già circolati dei brani non autorizzati dei vostri concerti.
«Sì, ma non so come né da dove siano usciti. Il nostro materiale è differente. La qualità della registrazione è molto superiore a quei nastri di contrabbando».Dopo di voi la musica è cambiata. Pensa che la passione e l'energia dei Led Zeppelin fossero legate a quella particolare stagione?
«La musica cambia sempre, non sta mai ferma ed è giusto così. Io stesso ho continuato a suonare, suono ancora adesso, non mi sono fermato. Certo i Led Zeppelin introdussero un'aria nuova, ma poi ci siamo rinnovati anche noi. Non sono un nostalgico del passato, pur riconoscendo l'importanza di quello che accadde ».Siete considerati la bandiera dell'heavy metal, del rock fragoroso e pesante, le sta bene come etichetta?
«No. Era un rock fragoroso ma la mia chitarra era fragile e sottile. E poi i Led Zeppelin non avevano radici soltanto nel rock, ma anche in altre forme musicali. Non si può definire una band solamente in base all'acustica. Facevamo un gran baccano, è vero, ma non mi pare che facessimo solo quello».
Però eravate consapevoli che stavate guidando una rivoluzione?
«Sì, lo sapevamo. Si capiva che altri gruppi ci guardavano e ci seguivano, che la musica stava voltando pagina. Volevamo affermare qualcosa di nuovo, smuovere la forma del rock, mandarlo avanti. E credo che ci siamo riusciti ».