Il mio entusiasmo di ieri per la biblioteca pazienti del CRO (Centro di Riferimento Oncologico) di Aviano e le attività nate attorno ad essa oggi non è diminuito. Provate a immaginare: entrate in un ospedale e lungo un corridoio vedete una porta spalancata che lascia in vista l'interno. Sbirciate e vedete un ambiente accogliente, colorato, con spazi invitanti dove potersi fermare, o solo entrare per chiedere qualche informazione, qualche consiglio letterario o anche per avere opuscoli riguardo la propria malattia. Non mi soffermo sull'altissima professionalità delle persone che a diverso titolo lavorano in biblioteca, poche righe sarebbero riduttive per descrivere la padronanza che hanno delle loro competenze e la sensiblità personale che ci mettono in quello che fanno. Vi invito, invece, a pensare a questo ambiente che già nella sua architettura richiama le persone al suo interno: i colori, le luci, l'atmosfera fatta dai riflessi e dalle voci calme e carezzevoli di chi si muove nelle diverse zone. E' questo il punto nevralgico di una complessa organizzazione di attività che vengono contiunamente svolte e progettate. E' il punto in cui i libri acquistano un'anima.
Se fino ad ora ho sempre pensato che le biblioteche in ospedale fossero una realtà auspicabile e raccomandabile per creare nuovi orizzonti di cura e accompagnamento nel percorso terapeutico di chi soffre, da ieri ne ho la certezza.