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I LIBRI DEGLI ALTRI n.44: Sotto mentite spoglie. Rosalba De Filippis, “Danielle. L’ultima foglia è sempre la più alta”

Creato il 24 giugno 2013 da Retroguardia

Rosalba De Filippis, DanielleSotto mentite spoglie. Rosalba De Filippis, Danielle. L’ultima foglia è sempre la più alta, prefazione di Stefano Lanuzza, Pasian di Prato (Udine), Campanotto Editore, 2013

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di Giuseppe Panella

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Rosalba De Filippis, poetessa molisana da moltissimi anni trapiantata a Firenze, ha dedicato da anni la sua devozione lirica all’esplorazione di un mondo che si situa, autorevolmente ma con continui e necessari aggiustamenti, tra realtà vissuta del quotidiano e finzione di sogno. Non è un caso che il suo primo libro si intitoli Sotto nevi di carta (Campanotto, 2007) e l’immediato precedente di questa sua ultima fatica, invece, sia La luce sugli spigoli. Canti di Monteloro (Stampa Alternativa, 2011). Tra l’aspirazione a una poeticità forte e vissuta come esperienza di vita e il sogno di un nuovo orizzonte da raggiungere attraverso lo scarto prodotto dalla scrittura lirica, si colloca quest’ultimo omaggio-confronto con un personaggio inesistente, Danielle Sarréra, creatura immaginata e trasformata in opera letteraria da Frédérick Tristan, espressione di una volontà rigorosamente camaleontica di essere altri pur rimanendo, in fondo, sempre se stesso. Personaggio poco noto in Italia, Tristan ha dato vita a una sorta di parto poetico dando vita all’opera postuma di una fanciulla diciassettenne morta suicida, Danielle Sarréra per l’appunto, di cui avrebbe pubblicato un diario e i versi redatti durante la sua breve ma intensa e desolata esistenza.

Assumendo che la ragazza sia veramente esistita (ma tenendo ben presente che si tratta pur sempre di una vita tutta di carta), Rosalba De Filippis intreccia con essa un dialogo fatto di ricordi comuni dell’adolescenza vissuta in luoghi diversi e molto lontani tra di loro ma con la stessa impavida intrepidezza, di vicende comuni, di un rapporto tra sorelle che non si incrina neppure nel vagheggiamento ulteriore della morte così vicina per una di esse. Danielle incarna la femminilità che la letteratura ha tradotto in figure di donne tradite dal loro amore ingenuo e impetuoso per il mondo (Ofelia, Anna Karenina, tutte le streghe bruciate sui roghi di Europa perché curavano i loro simili con arti reputate a torto magiche e demoniache). Ma Danielle è soprattutto la poesia incarnata in una vicenda antica come il tempo e pur sempre giovane e viva:

 

Ma più di tutto, Danielle, tu sei la poesia. Ragazza benedetta dalla tua parola, “buccia d’insetto dalle cosce di silenzio”, hai l’impronta delle mosche di Rimbaud sull’enigma della tua sorte. Con i tuoi occhi gialli di tigre, mi osservi nel buio del bosco e io fisso te bevendo il tuo cuore striato di verbena e di assenzio cittadino” (p. 16).

 

La finzione, allora, assume la coloritura  di una vicenda reale che la fa assomigliare a un sogno del passato e che, per questo motivo, si colora di vita vissuta e si trasforma in un episodio struggente dell’esistenza di ognuno.

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[Leggi tutti gli articoli di Giuseppe Panella pubblicati su Retroguardia 2.0]

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I libri degli altri è il titolo di una raccolta di lettere scritte da Italo Calvino tra il 1947 e il 1980 e relative all’editing e alla pubblicazione di quei libri in catalogo presso la casa editrice Einaudi in quegli anni che furono curati da lui stesso. Si tratta di uno scambio epistolare e di un dialogo culturale che lo scrittore intraprese con un numero notevolmente alto di intellettuali e scrittori non solo italiani e che va al di là delle pure vicende editoriali dei loro libri. Per questo motivo, intitolare una nuova rubrica in questo modo non vuole essere un atto di presunzione quanto di umiltà – rappresenta la volontà di individuare e di mettere in evidenza gli aspetti di novità presenti nella narrativa italiana di questi ultimi anni in modo da cercare di comprenderne e di coglierne aspetti e figure trascurate e non sufficientemente considerate dalla critica ufficiale e da quella giornalistica corrente. Si tratta di un compito ambizioso che, però, vale forse la pena di intraprendere proprio in vista della necessità di valutare il futuro di un genere che, se non va “incoraggiato” troppo (per dirla con Alfonso Berardinelli), va sicuramente considerato elemento fondamentale per la fondazione di una nuova cultura letteraria… (G.P)

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