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I libri del buonumore/3

Da Silviapare
Ringrazio tutti quelli che sono intervenuti con preziosi commenti alla prima e alla seconda puntata. Nei commenti troverete altri preziosi consigli: potrete imparare come si chiama la prima investigatrice privata del Botswana; che per liberarsi di una vicina invadente si può provare qualche ricetta a base di Fernet Branca; che Durrell fa ridere anche quando parla della sua amica Ursula; e che non si può non citare Beckett. Ringrazio anche la mia amica Irene, che fa il mestiere indispensabile della bibliotecaria e ha partecipato alla stesura di questa lista.
Se volete, segnalatemi altri libri. Sto preparando nuove puntate.
Ecco qui la terza cinquina dei libri del buonumore.
I libri del buonumore/3
Il buon soldato Sc'vèik (Osudy Dobrého Vojáka Švejka, di cui sono disponibili due traduzioni dal ceco: una di Renato Poggioli e Bruno Meriggi, l'altra di Giuseppe Dierna), di Jaroslav HašekIl capolavoro del grande scrittore, umorista e burlone praghese. Un'infinita collezione di avvenimenti comici legati a un soldato nella prima guerra mondiale. Una feroce satira antimilitarista, rimasta incompiuta per la morte dell'autore, che attacca la società e tutte le sue istituzioni.
I libri del buonumore/3Fierce Invalids Home from Hot Climates (Feroci invalidi di ritorno dai paesi caldi, traduzione dall'inglese di Hilia Brinis), di Tom RobbinsRobbins, oltre ai suoi due romanzi più famosi, Even Cowgirls Get the Blues e Still Life With Woodpecker, ne ha scritti altri sette, uno dei quali è proprio questo,  introdotto dal solito, geniale titolo robbinsiano e caldamente raccomandato da Giusi MeisterUn agente della CIA, autorelegatosi su una sedia a rotelle a causa della maledizione di uno sciamano amazzonico, scopre un monastero nel deserto dove le suore custodiscono uno dei segreti di Fatima. L'agente Switters, famoso all'interno della stessa CIA perché conosce il nome della vagina in 72 lingue diverse, affronta le prove per svelare il mistero di Fatima, combattendo al contempo le forze scatenate dallo sciamano, lo scetticismo della CIA e il tentativo del Vaticano di mantenere segreto il mistero.
I libri del buonumore/3Il Ciclo di Malaussène di Daniel Pennac. Va bene, ho scoperto l'acqua calda, ma potevo non inserire questi capolavori del buonumore? Soprattutto i primi tre:- Il paradiso degli orchi (Au bonheur des ogres, traduzione dal francese di Yasmina Melaouah)- La fata carabina (La Fée Carabine, traduzione di Yasmina Melaouah)- La prosivendola (La Petite Marchande de prose, traduzione di Yasmina Melaouah)
I libri del buonumore/3
How To Be a Brit e How To Be an Alien, di George (György) Mikes Segnalato da Andrea Rényi, che ha già contribuito al blog con segnalazioni interessanti come questa, Mikes è un autore ungherese di nascita ma naturalizzato inglese. I due libri citati, fra i numerosi che ha pubblicato, sono descrizione umoristiche della sua vita in Gran Bretagna, con le piccole difficoltà quotidiane che vi aveva incontrato. Famoso il capitolo dedicato al sesso, condensato in una singola frase: "Gli altri europei hanno una vita sessuale; gli inglesi hanno le borse dell'acqua calda". I suoi libri sono molto diffusi e conosciuti nel mondo anglosassone e di lingua tedesca, ma allo stato attuale non risultano pubblicati in Italia. (In seguito a una breve ricerca, mi risulta che l'ultima traduzione italiana di How To Be an Alien - ossia Inglesi in pantofole : manuale per principianti e scolari abbastanza eruditi; il sito dell'Opac non riporta il nome del traduttore -  risale al 1955. Sarà magari ora di dargli una rinfrescatina?)
I libri del buonumore/3Pnin, di Vladimir Nabokov (traduzione dall'inglese di Elena De Angeli)Questo me lo ha ricordato Elena Franchini. Il professor Timofej Pavlovic Pnin, esule negli Stati Uniti e titolare di un corso di lingua russa all’Università di Waindell, sta andando a tenere una conferenza in una località della sterminata provincia americana. Tradito dalla sua passione per gli orari ferroviari, che lo ha indotto a  elaborare personalmente l'itinerario, il professor Pnin si ritrova sul treno sbagliato. Comincia così, in modo emblematico, il ritratto ironico e affettuoso, esilarante e patetico di uno di quei personaggi che Nabokov sa disegnare con arte insuperata: un buffo émigré caparbiamente determinato a ricercare l’impossibile adattamento a un’altra civiltà, in lotta impari con un mondo in cui tutto – lingua, ambiente, gli oggetti stessi – pare rivoltarglisi contro.

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