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I Libri del Goblin: Diario di un Sopravvissuto agli Zombie
Creato il 13 novembre 2012 da Giobblin @MrGiobblinQuando si tratta di zombie fiction sono ormai molto esigente. Ho letto decine di romanzi con zombie di tutti i tipi, e vi assicuro che dopo un pò diventa difficile scovare qualcosa di veramente innovativo. L'impalcatura base delle storie zombesche è sempre la stessa: per qualche motivo (radiazioni, virus, maledizioni, etc.) i morti si rianimano e vagano in cerca di vivi da sbranare. Chi viene morso diventa uno zombie. I protagonisti delle storie fuggono in cerca di riparo, di una persona cara, o di una cura. Il mondo va rapidamente in rovina. Ci sono tante, troppe novel di questo tipo, ma per fortuna molte si distinguono dalla massa grazie ad una maggior varietà nella forma e nei contenuti. C'è chi racconta l'apocalisse zombi in stile reportage, come Max Brooks nel suo World War Z; c'è chi intreccia l'invasione di morti viventi con una spassosa terapia coniugale, come Jesse Petersen in Married with Zombies; e c'è chi, come J.L.Bourne, decide di ricorrere ad un journal, un diario vero e proprio, per riportare fedelmente la fine del mondo.
Day by Day Armageddon nasce come esperimento online nel 2004 sottoforma di una serie di pagine scritte da un anonimo sopravvissuto ad una pandemia globale. Il successo tra i lettori rese DbDA un autentico cult underground e spinse l'autore a pubblicare l'opera completa nel 2007: da allora sono uscite numerose versioni della novel a cura di Permuted Press e Simon and Schuster (compreso un sequel, ma ne parliamo dopo), e nel novembre 2012 finalmente anche l'Italia è stata infettata, grazie a Multiplayer.it Edizioni! Il titolo nostrano è Diario di un Sopravvissuto agli Zombie, che suona decisamente meglio di Apocalisse Giorno per Giorno.
"In questo mondo, io non sono più. Sono un monumento decadente dell'umanità. Devo lottare per la sopravvivenza, e sono solo, spaventato e vulnerabile. Loro sono freddi, recalcitranti e letali. Ma io sono vivo." Così si presenta l'Anonimo Sopravvissuto nella quarta di copertina: si tratta di un giovane ufficiale di marina che come proposito post-sbronza di Capodanno decide di iniziare a tenere un diario. Un'idea nata soprattutto per passare il tempo durante le ferie, lontano dall'esercito e dai computer. Ma il tono allegro del diario passa presto a toni più cupi e inquietanti: a quanto pare un morbo sconosciuto si sta diffondendo in Cina, e anche se le notizie in merito sono poche e confuse il resto del mondo rischia di essere contagiato. Nel giro di una decina di giorni il virus approda negli USA. Il sopravvissuto inizia a fortificare la sua abitazione, ad accumulare provviste e a pulire le armi... se la situazione è grave come sostiene il comando dell'esercito si profilano tempi neri. Ancora qualche giorno di tensione e il sopravvissuto avvista il suo primo zombie, proprio nel suo quartiere. E' l'inizio di un assedio.
I non-morti di DSZ sono molto simili a quelli "canonici" inventati da George Romero: lenti, stupidi, perennemente affamati e implacabili. Il loro morso è contagioso, e per sfinire le prede continuano ad emettere un lugubre gemito. Per ucciderli occorre distruggerne il cervello. Niente di nuovo sotto il sole, quindi... anche se nel sequel scopriremo che il virus zombificante ha un paio di assi nella manica. L'Anonimo Sopravvissuto annota diligentemente le fasi dell'assedio, integrandole con le sempre più scarse notizie provenienti dal resto degli Stati Uniti. Fortunatamente il nostro protagonista senza nome è pieno di risorse... ma per quanto riuscirà a resistere? Prima o poi dovrà abbandonare la sua casa in cerca di cibo, e allora avrà bisogno di molta fortuna e molta tenacia per restare vivo. E' bello per una volta vedere un militare dipinto in maniera positiva all'interno di un contesto zombesco. Di solito i soldati e l'esercito sono i "cattivi" (vedi Il Giorno degli Zombi), bruti dal grilletto facile che depredano i sopravvissuti, mentre il protagonista è un vero e proprio eroe che non esita a rischiare la sua vita per salvarne delle altre. Più di una volta infatti il Sopravvissuto si ritroverà alla ricerca di povere anime sperdute da trarre in salvo... e in palio c'è la sua stessa umanità. Abbandonare qualcuno per salvare la pelle è la scelta più facile, ma è l'altruismo (anche in piena apocalisse) che ci rende umani.
La scelta apparentemente acronistica del racconto sottoforma di diario cartaceo è invece estremamente efficace per due motivi: primo, consente di calarsi nella vicenda in maniera cruda, viscerale e realistica. Il linguaggio è essenziale, senza ricami, ogni tanto spuntano fuori errori grammaticali (voluti dall'autore, dopotutto "durante l'apocalisse non c'è un editor"...) e il tutto è impreziosito da tocchi realistici come macchie di caffè o sangue, post-it appiccicati, appunti, annotazioni, mappe, foto e sottolineature. Secondo motivo, il diario è un esercizio fondamentale per non perdere la testa. Può sembrare strano che un sopravvissuto costantemente in fuga dagli zombi abbia pure il tempo per tenere un diario così accurato, ma provate a mettervi nei suoi panni. Se l'unico modo che avete per restare sani di mente è parlare con qualcuno ed esporre i vostri pensieri, un diario non sarebbe forse l'ideale? Passate una settimana rinchiusi in casa con una folla gemente all'esterno, senza tv e senza altri svaghi. Poi mi direte cosa è meglio tra il suicidio, la follia e un diario.
Il lato negativo del diario è che possiamo conoscere approfonditamente solo il protagonista: gli altri sopravvissuti, come John, restano bidimensionali. Ovviamente non sarebbe realistico trovare accurate analisi dei vari comprimari tra le pagine del journal (è un diario personale, dopotutto, non un romanzo), quindi se cercate relazioni approfondite tra i membri del cast dovrete cercare altrove. Questo è un diario: diretto, efficace, e scritto in maniera competente da un militare (sia l'Anonimo che Bourne sono ufficiali di marina). Devo fare i miei complimenti a Multiplayer Edizioni: intanto per aver portato in Italia l'opera di Bourne con un a traduzione ben fatta. Secondo, per aver promosso con grande passione il prodotto: il contest grafico per la copertina è stato un'ottima trovata (adoro il design minimal dell'immagine vincitrice, ma anche gli altri partecipanti inclusi nel volume sono ottimi), così come la pagina FB, e lo stand a Lucca (con tanto di cosplayers zombi che cercavano di mangiarsi la mia ragazza) è stato uno spasso. Ho solo due richieste: realizzare al più presto una versione e-book (DSZ è disponibile solo in cartaceo) e mettere la stessa grinta anche per i prossimi due volumi della trilogia, Oltre l'Esilio e La Clessidra Infranta, in uscita (rapidissimi!) entro il maggio 2013. Ringrazio anche per avermi inviato una copia di lettura da recensire, un gesto professionale e per niente scontato nel Belpaese. Non mi resta che consigliarvi l'acquisto del libro: vi ritroverete tra le mani un gran bel pezzo di zombie fiction.
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