Questi sono alcuni titoli di libri (purtroppo) introvabili in Italia che mi hanno cambiato la vita. La poesia non può salvare il mondo? Balle. A me ha salvato la vita.
A rosa do povo (La rosa del popolo) di Carlos Drummond de Andrade (1945).
Non il suo apice ma di certo il più tellurico, avvolgente, universale. A mio parere rappresenta l’età adulta del modernismo. Un libro che mi ha letteralmente evitato di smettere di leggere poesia.
Versos de salón di Nicanor, Parra (1962).
La mescolanza finissima fra canto popolare e avanguardia nell’antipoesia di Parra. Una poesia che commuove, percuote, diverte e converte al “parrianesimo” per sempre.
Libertinagem (Libertinaggio) di Manuel Bandeira (1930).
Si considerava un “minore” nell’era dei “maggiori” del modernismo – tanta la modestia di cui solo i grandi sono dotati. In realtà, la sua è una poesia in perfetto equilibrio fra semplicità e bellezza. E’ lieve – ma definitiva.
A teus pés (Ai tuoi piedi) di Ana Cristina César (1984).
Di questa autrice io, per mio piacere personale (come d’altronde ho fatto con tutti gli altri) sto traducendo questo gioiello. Ana Cristina non la si può definire in alcuna maniera se non, forse, per dare una vaghissima idea della sua personalità, la si potrebbe accostare ad una Anne Sexton. La sua scrittura è totalmente il suo corpo, l’aria stessa che respira. Leggerla è un’esperienza che ti cambia.
Tòra pou ta sýnnefa (Ora che le nuvole) di Yiòrgos Kartàkis (2013).
Di punto in bianco, questo traduttore dal tedesco di 55 anni, da poco rientrato a Creta, decide di pubblicare per le prima volte le sue poesie: il libro più bello di poesia greca contemporanea che sia uscito da dieci anni a questa parte. Avevo tradotto alcuni testi per Marotta ed ora sto lavorando sull’intero libro.