Magazine Libri
Ringraziando la mia ospite, vi invito a leggere su di lei nel riquadro in fondo al post.
Qualche tempo fa ero ospite in casa di amici e non ho resistito alla curiosità di passare in esame la libreria dei padroni di casa. È un'abitudine che ho da sempre e che vivo con un sottile senso di colpa.
Guardare una libreria altrui, secondo me, è un comportamento simile a quello di chi sbircia dal buco della chiave. Vi sembra esagerato? Forse. Eppure in questa affermazione c'è un fondamento di verità perché i libri sono il nostro specchio.
Il libro che scegliamo, infatti, ha a che fare direttamente con l'anima in quanto può svelare chi siamo, cosa vogliamo, cosa desideriamo e persino i fantasmi che ci portiamo dentro.
I libri sono opere di finzione, eppure niente come le parole che vi sono impresse mettono meglio a fuoco la realtà della vita.
Riflettendo su ciò, mi è balenata un'idea che ho tentato di mettere per scritto: prendere in esame il percorso fatto fino a oggi secondo una prospettiva del tutto nuova, e cioè attraverso i libri che ho letto negli anni.
La cosa si è rivelata ardua perché i libri che possiedo sono perennemente in disordine, appoggiati sugli scaffali senza alcuna classificazione, neanche quella elementare basata sui criteri di altezza o di spessore; neppure quella demenziale del criterio estetico – ebbene sì, qualcuno lo utilizza – della gradazione cromatica.
Così, perdendomi tra i titoli di cui non avevo più memoria, ho individuato tanto ciarpame letterario che non credevo di possedere. La cosa mi ha infastidito, inducendomi a ritenere che il contenuto di qualche libro finito nella mia libreria rivelava di me stessa aspetti insospettabili.
L'esercizio, comunque, si è rivelato utile perché alla fine ho messo a fuoco la crescita personale che mi riguarda. I volumi che mi appartengono sono la prova tangibile di un'evoluzione costante del mio modo di essere. Al pari di Picasso, che ha attraversato il periodo blu e quello rosa, anch'io, con le dovute proporzioni, ho vissuto momenti monocromatici.
C'è stato il periodo dell'autoderminazione adolescenziale fomentato dai libri di Oriana Fallaci: “Lettera a una bambino mai nato”, “Un uomo”, “Se il sole muore” e di un libricino di psicologia “Dalla parte delle bambine” di Elena G. Belotti.
Poi sono giunta al periodo dell'orgoglio femminile vissuto a braccetto con le eroine di “Orgoglio e pregiudizio” e di “Senno e sensibilità” di Jane Austen, e guidato dai libri di Virginia Woolf: “Mrs Dalloway” e “La crociera”.
Ho attraversato la tempesta della presa di coscienza insieme a “Anna Karenina” di Tolstoj e a “Jane Eyre” della Brontë. Trovarmi faccia a faccia con le mie fragilità al pari delle protagoniste, mi ha reso più saggia e meno esigente.
Giunta alla maturità, poi, sono entrata nel mondo favolistico di “Cent'anni di solitudine” di Marquez che mi ha iniziato ai significati reconditi che legano gli eventi.
Così, dopo l'accettazione dei miei limiti scaturito dalla lettura de “La coscienza di Zeno”di Svevo, cammino spedita immersa in letture schizzinose e ben calibrate.
Attraverso il mondo di Carver con la voglia di captare un po' della sua scrittura scarnificata; rimango impigliata nella grandezza di Flannery O'Connor; subisco il fascino della satira di Benni e della sensibilità di Pennac...
Chissà, forse “Ebano” dello scrittore polacco Kapuscinski, scoperto da poco o l'incontro con l'autrice sudafricana Nadine Gordimer sono le conquiste del processo di ricerca che anima il mio presente.
L'elenco dei libri potrebbe continuare così come l'esempio dei segni lasciati in me.
Un ultimo sguardo sulla mia libreria e un brivido mi scuote: l'entità mitologica dai mille tentacoli, che mostrano sinceri le mie sembianze, prende vita. Cosa ne sarà di me e del mio percorso in questa vita? Me lo riveleranno i libri che mi attendono.
Vi lascio con un piccolo esercizio, cari lettori di Anima di carta, soffermatevi tra i volumi della vostra libreria e ascoltate cosa hanno da dirvi.
Rosalia Pucci
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