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I limiti del modello inglese: anche in Italia arriva “Stadi o teatri?”

Creato il 14 febbraio 2015 da Stefano Pagnozzi @StefPag82
I limiti del modello inglese: anche in Italia arriva “Stadi o teatri?”La crescente avversione di tanti tifosi verso il calcio moderno trova un sicuro punto di riferimento nel libro Matthew Bazell,  giovane tifoso inglese sostenitore dell’Arsenal  ed autore appunto di  “Theatre of Silence”  pubblicato nel 2008 e ora edito in italiano a cura della Eclettica Edizioni di Massa. A Lucca la presentazione con l’autore,sarà sabato 21 febbraio, dalle 15,30, nella sede di Lucca United, posta sotto la curva Ovest. Un’occasione da non perdere per capire le dinamiche del calcio di Oltremanica, tante volte citato, a sproposito, anche dai mezzi di informazione. Riproponiamo una sua intervista di qualche tempo fa ma che continua a mantenere la freschezza per l’attualità delle tematiche trattate.
Nel suo libro Bazell ci offre  una accurata quanto spietata analisi dei mutamenti avvenuti nel calcio inglese con l’avvento della Premier League/Premiership che nel 1992 ha sostituito la “vecchia” Football League datata 1888. Un’operazione che secondo l’autore aveva il chiaro obiettivo di “.. rendere il calcio più sfruttabile dal punto di vista commerciale creando maggiori profitti per i grandi clubs “ Scopo raggiunto e con successo, con la Premier League trasformata ormai in una gigantesca macchina per far soldi.
Matthew, da vero appassionato di calcio e contrario ad ogni  commercializzazione del  people’s game ( e leggendo le sue pagine viene da chiedersi se è ancora tale ) , contesta questa logica, denunciando tra l’altro il crescente costo dei biglietti e l’atteggiamento aggressivo degli stewards negli stadi. E non può notare, con evidente amarezza, la mutata atmosfera negli stadi della Premier League dove si canta sempre di meno con un effetto appunto da “ Teatro del Silenzio “ . Stadi dove  il tifoso appassionato , spesso di chiara origine “working class “  é oggi sostituito dalla nuova figura del tifoso/consumatore, certo più abbiente ( perfetto quindi per le nuove regole del calcio business ) ma meno coinvolto dal punto di vista emotivo.
Certamente l’autore non disconosce come le statistiche diano ragione non a lui, bensì ai fautori del cambiamento : nel 2008 i dati parlavano chiaro, con un aumento degli spettatori del 62 % rispetto al 1992, stadi più confortevoli e sicuri, drastica riduzione degli incidenti all’interno degli impianti. Ma non è questo il punto, secondo Bazell, quanto il mutato spirito del people’s game e la frustrazione da parte di tanti tifosi “old style” che si sentono oppressi da un sistema calcio che non accettano e nel quale non si riconoscono più. Non a caso Matthew mi raccontava in occasione di un recente incontro a Londra che preferisce ormai  assistere alle partite del Millwall o del  Darlington  piuttosto che a quelle dell’Arsenal. E come dice lui  ”..noi tifosi non siamo certo più felici oggi di quanto eravamo  20 o 30 anni fa e soprattutto non abbiamo fiducia delle persone che dettano le regole del gioco” Ma forse non tutto è perduto e nella sua esauriente analisi Matthew guarda con interesse e simpatia alle vicende del Football Club United of Manchester e del Wimbledon Fc, lasciando intendere come l’ultima parola possa ancora venire dai tifosi. Una speranza o magari chissà..
Ma è giunto il momento di lasciare la parola all’autore.
Matt, cosa ti ha indotto a scrivere questo libro e quale é stata la motivazione  più importante?
Volevo che la gente sapesse perché tanti tifosi stanno voltando le spalle al calcio. Io sono stato un tifoso assiduo alle partite dei Gunners fino al 2004 poi ho smesso di andare per svariate ragioni. Nel 2006 mi regalarono un biglietto omaggio per una partita dell’Arsenal . Durante la partita mi guardavo intorno ed osservavo la nuova “generazione” di tifosi  che mi sedeva intorno. Dubitai della loro passione, scrissi qualche appunto e quegli appunti sono diventati un capitolo. Poi mi sono reso conto che  avevo voglia di scrivere  un libro a proposito di tutto quello che odio del calcio moderno. Cose che vanno dall’alto prezzo dei biglietti alla musica suonata  dopo un goal, alla commercializzazione senza limiti. Il mio disgusto per il calcio moderno è cresciuto negli anni, in particolare dai primi anni ’90 per cui il libro è stata la mia possibilità di esternare questa repulsione. E soprattutto l’occasione per condividere queste frustrazioni con tanti altri tifosi, dare una voce al malcontento di molti.
Che tipo di accoglienza ha avuto il libro da parte dei tifosi ?
Eccellente. Sono stato sommerso ed anche sollevato dalla risposta dei tifosi al mio libro. Un libro che evidentemente tocca un nervo scoperto. Un editore tedesco ha gradito Theatre of Silence  al punto da pubblicarlo in Germania e la cosa mi ha entusiasmato. L’editore mi ha spiegato che lo hanno pubblicato come monito ai tifosi tedeschi perche il calcio teutonico non copi il “modello inglese”. Come sai sto ultimando una nuova edizione di TOS la cui uscita è prevista per questa estate e grazie anche al tuo contributo la bozza è attualmente in visione presso una casa editrice italiana. Sarebbe un onore per me essere pubblicato nel vostro paese !
Il tuo libro è un’aperta critica ed al contempo una accurata analisi di come la Premier League sia diventata una proficua macchina da soldi e di come questo abbia finito con l’influenzare quello che una volta veniva definito “the people’s game “. Ritieni che vi sia qualche aspetto positivo nella”rivoluzione “ del 1992 ?
 Certamente lo standard del calcio inglese é molto migliorato  di quanto fosse venti anni addietro. Vi è maggiore qualità per via dei tanti giocatori stranieri che giocano nel nostro campionato. Ma c’è anche un risvolto della medaglia, dato che alcune squadre inglesi non schierano praticamente nessun inglese ..D’altra parte questo è il problema del calcio odierno : andiamo da un estremo all’altro. Dal punto di vista sociale del calcio, fuori dal campo, non mi viene in mente niente di positivo. Onestamente non saprei individuare nemmeno un miglioramento determinato dalla “rivoluzione” del 1992. Alcuni magari la vedono in modo diverso, non io.
Ritieni che l’anima del calcio, l’essenza del People’s  Game sia perduta per sempre ? I veri ed appassionati tifosi saranno definitivamente rimpiazzati da questa nuova generazione  che alla pinta di birra ha sostituito il sandwich con gamberetti ? L’esempio dei tifosi del Wimbledon FC e dello  United Fc  di Manchester ( che hanno creato la propria squadra gestita direttamente dai tifosi ndr )  può  rappresentare una speranza per il futuro?
Spero proprio che United of Manchester e Wimbledon possano continuare  a fornire questa ispirazione. Molti di noi hanno ammirato la loro iniziativa e le idee che l’hanno ispirata, ma nessuno poteva immaginare che a questo punto  fossero più forti che mai. E’ possibile che sia davvero la nostra ultima speranza, che magari nel prossimo futuro dovremo cominciare a costruirci da soli il nostro club. Ciò che questi tifosi hanno mantenuto è il senso della comunità, ed è una cosa molto bella ed importante. Non so dirti se l’anima del calcio è destinata a perdersi per sempre. Trovo sconfortante che in tempi di profonda crisi economica come quelli che stiamo attraversando, la gente continui a pagare prezzi altissimi per assistere ad una partita di calcio. Pensavo che questa crisi mondiale avrebbe cambiato il calcio ma al momento non è avvenuto. E’ mercificato come sempre , ed i tifosi continuano ad essere maltrattati senza protestare troppo.
Stadi con soli posti a sedere, aumento dei prezzi dei biglietti, stewards molto rigidi. Tutto questo ha avuto un forte impatto sull’atmosfera delle terraces che sono state ed ancora sono una autentica leggenda per gli appassionati “continentali” del calcio britannico. E’ ipotizzabile qualche rimedio oppure ci tocca guardare a League 1 e 2 ( o alle divisioni inferiori ) per ritrovare quel tipo di atmosfera ?
Penso che l’unico rimedio sarebbe di reintrodurre le terraces ( posti in piedi ndr ) Ed invece assisto con preoccupazione a quanto sta avvenendo in League 1 e League 2, tanto da dedicare al tema un capitolo nella seconda edizione di TOS. I clubs di queste divisioni hanno fatto l’errore di imitare quelli della Premier League. Hanno distrutto le ends con posti in piedi e le hanno sostituite  con tribune di soli posti a sedere. Nessuna legge li obbliga a farlo ed inoltre questa scelta si è portata dietro l’aumento del prezzo dei biglietti. Può anche capitare di spendere più per una partita di League 2 che per una della Premier, è assurdo. Inoltre uno dei problemi delle divisioni inferiori è che anche lì gli stewards hanno mano molto rigida e pesante, esattamente come avviene in Premier League.
 Cosa ti aspetti dal calcio inglese nei prossimi anni ? Quale scenario ti immagini ?
 Al momento non sono molto ottimista sul fatto che possano esserci  grandi cambiamenti. Per adesso prevedo una lunga agonia per molti anni.  Certamente non per tutti i clubs, anzi alcuni diventeranno ancora più forti di quanto  lo siano oggi. Le grandi squadre come Arsenal, Man. Utd e Chelsea diventeranno ancora più dominanti ed irraggiungibili di oggi. Ma io mi preoccupo delle altre squadre. La gente non sostiene più la propria squadra locale come una volta. Città come Southampton sono piene di tifosi del Manchester United e del Chelsea.  E questo certo non depone bene per il futuro. Un altro problema ( anche per i grandi clubs ) è che gli stadi non sono più frequentati dai giovani. Da dove arriverà la base dei  futuri tifosi ? Piccoli clubs come Rochdale o Barnett saranno già bravi se tra dieci anni esisteranno ancora. Tuttavia non ho ancora perso la voglia di sognare ! La mia speranza  è che un giorno i tifosi si sollevino e passino all’azione. Mi piacerebbe vedere i tifosi che boicottano gli stadi per protesta. Tribune vuote in tutta l’Inghilterra darebbero una spinta immediata ad un cambiamento radicale, ed io non smetterò di sognare che un giorno questo possa  accadere …..
Matt,  tu hai seguito l’Arsenal all’estero in diverse occasioni, incluse alcune trasferte in Italia. Qual’é la tua opinione del calcio e dei tifosi  italiani ? E quale opinione si ha in Inghilterra del calcio italiano ?
Amo il movimento ULTRAS in Italia ed in ogni parte del mondo. Uno dei miei ricordi preferiti  risale a quando andai a vedere l’Arsenal contro la Juventus. 15.000 Ultras fecero più spettacolo della partita stessa, che finì 0 a 0. Ecco il motivo per cui il pubblico è così  importante per il calcio, secondo me abbiamo sempre rappresentato metà dello spettacolo. Un concetto che purtroppo è andato un po’ perso tra i nuovi tifosi del calcio. Spero davvero che gli Ultras possano sopravvivere e non siano cancellati nello stesso modo in cui noi lo siamo stati in Inghilterra. Per quanto riguarda la seconda parte della tua domanda ti dico che i “nuovi” tifosi inglesi conoscono pochissimo il vostro calcio, e questo perché conoscono pochissimo della cultura calcistica degli altri paesi. Conoscono solo quello che passano i media e questo non include certo la passione autentica dei tifosi degli altri paesi ( a parte gli episodi di violenza, che a volte vengono ripresi ). La vecchia scuola di tifosi inglesi guarda invece agli Ultras con ammirazione e quasi invidia per la loro libertà e passione. L’unica nota negativa è che gli Ultras  hanno la cattiva reputazione di attaccare tifosi inglesi che non fanno parte di nessun gruppo. Questo ovviamente non va giù, anche quando si giustificano con storie tipo l’Heysel, perché i tifosi attaccati non hanno nulla a che fare con quanto accadde in Belgio. Sono stato in tre stadi  italiani e non sono mai rimasto deluso  dal comportamento dei tifosi italiani : Milan, Roma e Juventus. Di solito il pubblico italiano non sembra così rumoroso attraverso la Tv, ma quando sei dentro lo stadio riesci a cogliere la situazione effettiva, e l’atmosfera è fantastica.  God save the Ultras !
di Stefano Gallgani, presidente di Lucca United, da Gazzetta Lucchese

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