Il Neorealismo è considerato a tutti gli effetti una corrente del cinema italiano, caratterizzata da un tentativo di mostrare alcune realtà della nostra penisola nel periodo del Dopoguerra. Proprio per questo motivo, nelle varie produzioni cinematografiche neorealiste, troviamo spesso ambientazioni cittadine e la loro classe operaia, e realtà di paesi, spesso del Sud dell’Italia. Film come “Caccia Tragica” (1947), dramma popolare di Giuseppe De Santis, per esempio, erano incentrati sulle ingiustizie ed i disagi delle zone rurali del nostro paese, che spesso sembravano quasi dei piccoli mondi a parte, staccati dal resto dell’Italia.
Sebbene una grande attenzione alle condizioni dei paesi italiani si possa ritrovare in alcuni film di registi come Giuseppe De Santis, Pietro Germi, Alberto Lattuada e Luigi Zampa, sono in realtà i film di De Sica, Visconti, Rossellini, ambientati in città, a venire più facilmente alla memoria delle persone, forse per il loro maggiore successo anche a livello di critica internazionale. Non sarebbe dunque corretto parlare di una prevalenza effettiva delle ambientazioni cittadine su quelle rurali, nei film neorealisti.
Qualsiasi fosse la località in cui i film venivano girati in quel periodo, vi è un filo conduttore che lega ciascuna opera, uno stesso intento da parte dei registi: la realtà non viene abbellita, non si ha paura di mostrare l’Italia per ciò che era a quel tempo, nel bene e nel male, senza mascherare le brutture o gli elementi che rivelavano la crisi sociale che stava attraversando il Paese. Le differenze che emergono in alcune pellicole tra la vita al Nord e la vita al Sud, mostrano un quadro dell’Italia frammentato, in cui quell’unità raggiunta non sembra quasi un’unità effettiva; allo stesso tempo, però, i film neorealisti mostrano anche una coesione e un’unione tra persone delle stesse regioni, che diventano alla stregua di piccoli stati a loro volta.
Riflettendo sui luoghi del neorealismo, potremmo citare la borgata romana di Pietralata raffigurata nel film “L’onorevole Angelina”, di Luigi Zampa, con un’ottima Anna Magnani nei panni di paladina della gente del posto; in questo film vediamo abitazioni fatiscenti, costruite oltretutto su un terreno a rischio di inondazione, vediamo la borgata in tutta la sua decadenza, che lascia un senso di malinconia nello spettatore, grazie anche alla storia narrata.
Un’altra ambientazione caratteristica è quella del film “Riso Amaro”, di Giuseppe De Santis. Qui la storia si svolge in un contesto rurale, tra paesini e risaie, in quanto le protagoniste, interpretate da Silvana Mangano e Doris Dowling, lavorano in nero, in un gruppo di mondine. In particolare, Francesca, interpretata dalla Dowling, lavora nelle risaie per non essere trovata, dopo aver commesso un furto.
In “La terra trema”, di Luchino Visconti (1948), il regista ci offre una visione della realtà siciliana di Aci Trezza, un porticciolo vicino Acireale. Nel seguire le vicende della famiglia Valastro, alle prese con ricatti, miseria e situazioni problematiche, lo spettatore si immerge nella realtà di quel tempo, grazie anche all’uso di attori non professionisti che parlano nel proprio dialetto. Il film, ispirato al libro di Giovanni Verga, “I Malavoglia”, suscitò del malcontento in una parte degli abitanti di Aci Trezza, convinti che mostrasse il proprio paese in maniera troppo negativa.
Infine, come non citare uno dei capolavori del neorealismo: “Roma città aperta” (1945) di Roberto Rossellini. Le riprese del film furono improvvisate nelle strade di Roma, perchè all’epoca non era possibile girare a Cinecittà, ancora utilizzata per accogliere gli sfollati in seguito alla guerra. Gli interni furono girati nel vecchio teatro Capitani, in via degli Avignonesi, poco lontano da Via del Tritone. La scena principale del film, con la morte di uno dei personaggi principali, fu girata nel quartiere Prenestino-Labicano, più precisamente in via Montecuccoli. Questa scena è tra le scene più toccanti e memorabili del cinema neorealista.