Magazine Diario personale

I luoghi dell’abbandono

Da Chiara Lorenzetti

Anni fa iniziai la mia attività di restauratrice nello stabile in Via Cernaia 48 a Biella, dove mio padre aveva la sua attività di antiquariato. Era uno stabile molto grande, considerato di archeologia industriale, rivolto per un lato sul torrente Cervo. Per anni mio padre ed io occupammo una parte di proprietà e una in affitto, che poi, per ragioni burocratiche, lasciammo, non senza prima aver chiusa l’apertura con un muro, 16 anni fa. Da allora, pur avendo continuato la nostra attività nello stabile confinante, non ebbi più modo di vedere quella parte di salone, che fu acquistato dalla Fondazione Pistoletto.

Ora anche lo stabile di nostra proprietà è stato venduto alla stessa Fondazione e, per opere di ristrutturazione, ha deciso di abbattere il muro che divideva i due saloni.

Quello che ho visto, come un pioniere, come una cassa ritrovata di tesori, sono le foto che pubblico. Il tempo, 16 anni, ha corroso i pochi segni di vita, la polvere degli anni intonsa si è depositata su ogni dove, l’aria, il torrente, chiedono spazio e lentamente hanno preso possesso.
Qui le foto e a seguire alcuni pensieri che quel luogo riscoperto ha fatto nascere in me.

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Vi sono luoghi d’abbandono, sia fisico che emotivo. Luoghi nei quali si è vissuta vita e sentimenti, riposto speranze e passioni. Luoghi che nel tempo giusto sono stati vitali e arredati e allegria regnava. Luoghi d’amore, di lavoro, di rendita e di commercio.
Luoghi.

La vita cambia, i tempi scorrono, e il sedimento si modifica fino a diventare altro, un abbandono totale, rifugio solo per i santi e le anime perse. Certe porte vengono chiuse per sempre, si cessano attività, si delimita lo sguardo e si dimentica; poco alla volta la memoria decade, le emozioni scemano e anche passando di fronte ai limiti creati, a muri eretti, nessuna emozione può più.

E’ nato il nulla. 

Accade poi, alle volte, un tempo nuovo, il muro che all’improvviso e senza preavviso cade e come d’incanto la tenerezza rinasce, un senso d’affetto profondo, di legame, di amore atavico e riconoscenza.  Non è passato che torna, nessun rimpianto del tempo passato, ma consapevolezza del presente, frutto anch’esso delle azioni compiute.

Chiara 

http://www.chiararte.it


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