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I Maestri dell'Orzo, i fumetti e la buona birra
Creato il 24 giugno 2015 da Frank_romantico @Combinazione_CDa un certo punto di vista mi ritengo una persona passionale. Forse non nel comune senso del termine, ma se chi vive di passioni può annoverarsi tra i passionali, allora anch'io credo di far parte della categoria. Adesso, non so se il bere possa essere considerata una passione. Anzi, più che il semplice bere, il conoscere quello che si beve. Se così fosse, ad ogni modo, mi dichiarerei volentieri un appassionato di birra, la mia bevanda alcolica preferita.
Ecco, la birra per poter parlare ancora una volta di fumetti, altra mia passione recentemente rifiorita. E se il collegamento tra le due cose può apparirvi oscuro è perché non avete mai sentito nominare I Maestri dell'Orzo. Male, molto male. Ve lo dice uno che fino a qualche settimana fa non sapeva neppure di cosa si trattasse.
Ho sentito parlare per la prima volta de I Maestri dell'Orzo qualche anno fa, per poi rimuovere completamente questo titolo dalla memoria. Perché si tratta di un fumetto belga, perché io del fumetto europeo (tranne che di quello inglese) non mi ero mai interessato e, soprattutto, perché le mie letture fumettistiche si erano sempre rivolte all'ambito supereroistico, horror, mooriano. E' successo però qualche settimana fa di veder circolare questo titolo (insolito) tra forum e siti di settore poiché una riedizione italiana di questa grapich novel (o dovrei dire BD?) è stata riproposta in questi giorni dal gruppo Panini in collaborazione con la Gazzetta dello Sport, in una collana intitolata Ai Confini della Storia, disponibile settimanalmente in edicola.
Non è bastato questo, però, a spingermi all'acquisto. Perché sì, ne parlavano tutti quanti come di un capolavoro. Perché sì, qualcuno lo definisce tra le opere a fumetti più belle di sempre. Perché ovvio, stiamo parlando di Jean Van Hamme, uno dei più grandi fumettisti europei. Eppure non sono mai stato un appassionato di saghe familiari ed è questo che è, essenzialmente, I Maestri dell'Orzo. La saga di una famiglia di birrai, la famiglia Steenfort, raccontata dal 1854 al 1997, una storia che attraversa la Storia tra amori, tradimenti, misteri e attività finanziarie. Omicidi, anche. Una cosa che non amo particolarmente ma non disdegno: semplicemente preferisco non spenderci soldi. Se non fosse che... Se non fosse che, parlando di mastri birrai, si parla di birra e, cercando un po' di informazioni in giro, ho scoperto che l'argomento veniva trattato con attenzione ai particolari e addirittura "amore". Amore per una bevanda che in Belgio amano davvero, a quanto pare. Scoperto questo, il dado è stato finalmente tratto e dopo una full immersion di ben quattro giorni, posso affermarlo senza ombra di dubbio: I Maestri dell'Orzo è uno dei romanzi più belli che abbia mai letto. Parlando di romanzo in generale.
Ora, io non sono in grado di definire se un fumetto è un capolavoro o no, non posseggo un'esatta conoscenza del mezzo e di disegni ne capisco una fava. So però giudicare un prodotto dal punto di vista narrativo e, narrativamente parlando, il lavoro di Jean Van Hamme illustrato da Francis Vallès è quanto di più valido abbia letto in vita mia. Perché non è facile parlare di Storia parlando di un gruppo di personaggi che la vivono ai margini. Non è facile raccontare una famiglia attraverso i secoli. Non è assolutamente semplice partire da un pretesto come "la birra", trattare alla perfezione questo argomento tanto anti-narrativo e poi affrontare odio e amore, fortune e sventure, sesso e interessi personali in maniera tanto coinvolgente, senza momenti morti, rendendo interessanti macchinazioni politiche, crack finanziari, matrimoni combinati e via scorrendo. Il confronto è con gli eventi storici che hanno segnato l'Europa visti dal punto periferico di una piccola grande dinastia di un piccolo grande paese come il Belgio, dove universale e particolare si fondono alla perfezione, l'uno non semplice pretesto dell'altro. Perché ne I Maestri dell'Orzo i personaggi vivono e il contesto il cui lo fanno prende forma influendo sulle loro esistenze. Personaggi tratteggiati in maniera sopraffina, prigionieri di un chiaroscuro che va al di là di bene e male, giustizia e ingiustizia.
L'opera è caratterizzata da 7 "capitoli", ognuno dei quali narra le vicende in un periodo storico differente, seguendo ogni nuovo erede della dinastia. Il tutto viene completato da un ottavo "capitolo" che attraverso uno stratagemma metanarrativo chiude il cerchio andando a riempire i momenti più oscuri, quelli tra un capitolo e l'altro. Il tutto assume una forma che potrebbe ricordare il "modello fiction" e, infatti, originariamente Van Hamme aveva concepito I Maestri dell'Orzo come sceneggiatura televisiva. Eppure non si tratta di un difetto, anzi, probabilmente nel passaggio da sceneggiatura a fumetto, l'opera ci ha guadagnato. Stiamo parlando in fondo di un BD corale (cosa rarissima), una graphic novel che ha nei singoli personaggi espressione di un percorso che arriva fin quasi ai giorni nostri. E noi lettori potremo odiare, compatire o amare la famiglia Steenfort, gioire del loro successo o rimanere totalmente indifferenti alle loro tragedie, ma ci ritroveremo immersi in una storia che ci costringerà alla lettura fino all'ultima pagina. Magari sorseggiando una birra fresca, forse facendoci sognare il Belgio. Nel frattempo basterà goderci questo lavoro immenso, che malgrado il titolo e l'argomento potrà piacere a chiunque. O magari no. Perché non facendosi coinvolgere dalle vicende di questa famiglia (spesso in stile Beautiful, ma d'autore) si rischia di rimanere freddini di fronte un lavoro che tanto dal punto di vista narrativo quando da quello grafico, merita comunque di essere letto e dimostra, come se ce ne fosse ancora bisogno, che il medium fumetto non è solo per bambini. Anzi, spesso non lo è per nulla.
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