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I mangiatori di uomini: i due leoni di Tsavo in Kenya e lo squalo del New Jersey

Creato il 30 settembre 2014 da Alessiamocci

Ci sono animali che, nel corso della storia, si sono guadagnati l’appellativo di “mangiatori di uomini”, per una particolare attitudine a predare l’uomo, sostituendo la loro dieta abituale con carne umana. Nella moderna società è stata concessa maggiore attenzione al regno animale, insieme ad un superiore rispetto.

I mangiatori di uomini: i due leoni di Tsavo in Kenya e lo squalo del New JerseyGrazie ai movimenti animalisti, che si sono battuti affinché leggi crudeli venissero abrogate, anche la psicologia animale è stata “scandagliata”. Ecco perché oggi siamo consapevoli del fatto che se un animale esula dal suo comportamento abituale, iniziando a reiterare nefandezze, è sicuramente vittima di un disagio.

Detto questo, non possiamo ignorare che vi siano stati cruenti episodi di cui è rimasta memoria, primo fra tutti il caso dei leoni assassini di Tsavo, in Kenya. Queste belve antropofaghe sono state uccise ed imbalsamate e infine esibite come trofeo al Field Museum of Natural History di Chicago.

La vicenda è balzata agli onori delle cronache in seguito al film di Stephen Hopkins del 1996 “Spiriti nelle tenebre”, dal soprannome che la gente del luogo aveva dato a questi felini. Tale film, è tratto dal romanzo del colonnello John Henry Patterson, basato a sua volta su un episodio realmente accaduto. Chi non ricorda uno strepitoso Val Kilmer, nel ruolo del colonnello, e un bizzarro quanto affascinante Michael Douglas nella parte del cacciatore incaricato di uccidere le belve?

Per quasi tutto l’anno 1898, sulle sponde del fiume Tsavo, il terrore si diffuse negli accampamenti dei lavoratori. L’Imperial British East Africa Company aveva iniziato la costruzione di un ponte sul fiume che, attraverso la nuova ferrovia, avrebbe unito il porto di Mombasa all’entroterra ugandese. Probabilmente i leoni di Tsavo, due maschi, erano fratelli e divennero noti perché seminarono il panico tra gli operai addetti alla costruzione della linea ferroviaria. Nel giro di nove mesi, questi leoni assassini avrebbero ucciso addirittura 135 esseri umani.

Il mistero su questo accadimento che, come abbiamo detto, è stato ampiamente documentato, sta nella discordanza sul numero di vittime. Una diversa fonte le ridurrebbe a 28, cosicché si sarebbero consolidate due verità alternative. Quella della Società propensa a “minimizzare”, e quella di Patterson che invece, ha mirato all’esagerazione. Due opzioni comprensibili e legittime.

I mangiatori di uomini: i due leoni di Tsavo in Kenya e lo squalo del New JerseyMa poiché la verità sta sempre nel mezzo, è stata ipotizzata una terza versione dei fatti, che si è potuta ricostruire grazie alle analisi effettuate sui corpi stessi dei due killer. Un team di ricercatori dell’Università della California, analizzando collagene e peli dei felini, è giunta alla conclusione che in realtà gli esseri umani ingeriti furono 35, quindi 7 in più rispetto a quelli denunciati dalla versione ufficiale. La maggior parte venne divorata da uno solo dei due leoni, mentre l’altro ne ingerì in numero minore, nutrendosi in buona parte di erbivori.

L’antropofagia rimane un fenomeno raro, poiché gli esseri umani sono solo in apparenza inermi, quindi un predatore ne trarrebbe sempre un qualche tipo di punizione. Non bisogna dimenticare però che gigantesche e feroci belve carnivore hanno da sempre condiviso lo spazio con gli esseri umani. Di tanto in tanto un mostruoso carnivoro emergeva come una fatalità a uccidere e cibarsi di uomini. Una iattura incombente, come oggi potrebbero essere considerati gli incidenti stradali. Una delle prime forme di consapevolezza umana fu proprio la percezione di essere “pura e semplice carne”.

I colpi di fucile del colonnello inglese Patterson, grande cacciatore, misero fine alla vita dei due leoni di Tsavo nel 1898, e con essi anche all’incubo vissuto in quel periodo.

Ma il terrore può venire anche dall’acqua. Quando un pesce “impazzisce”, abbandonando le profondità del mare e mettendosi ad agire fuori dagli schemi.

Tra il 1 e il 12 luglio 1916 si verificò sulle coste del New Jersey una serie di attacchi di squalo. Per la precisione, cinque, in cui quattro persone persero la vita ed una rimase ferita. Come successe nel film di Spielberg, “Lo squalo”, tali eventi diedero inizio ad una I mangiatori di uomini: i due leoni di Tsavo in Kenya e lo squalo del New Jerseyvera e propria caccia al killer. Si pensa che a colpire più volte i bagnanti a pochi metri dalla riva, sia stato uno squalo bianco lungo poco più di due metri, nel cui stomaco, al momento dell’uccisione, furono ritrovati resti umani.

Tale squalo, nel suo girovagare, avrebbe finito col risalire l’estuario del fiume Matawan, mietendo vittime, fra cui un bambino. Vi è un dibattito aperto fra gli studiosi circa la sua specie, e sulla vicenda sono stati creati anche numerosi documentari. In quell’estate vi fu un’insolita ondata di caldo e, in seguito ad un’epidemia di poliomelite, furono in molti a raggiungere le spiagge. Con la cattura dello squalo bianco, di fatto, gli attacchi terminarono, ma molte sono le perplessità rimaste.

Fu davvero un “bianco” a creare un tale misfatto? La potenza dei morsi e le modalità con cui  avvennero gli attacchi in mare, porterebbero ad affermare di sì. Gli attacchi che si verificarono nel fiume, invece, fanno piuttosto pensare ad uno squalo toro, oppure ad uno squalo leuca. Tali animali, si avventurano spesso in acque a bassa salinità, dove pare addirittura che si riproducano. Al contrario, difficilmente uno squalo bianco entrerebbe in acqua dolce, condannando se stesso a morte certa. Si giunse così alla conclusione che, gli squali a seminare il terrore sulle afose spiagge del New Jersey in quei giorni di luglio del 1916, fossero due.

Leoni e squali, animali che pongono l’uomo di fronte all’ancestrale paura di essere divorato vivo. Nonostante egli non sia considerato una loro abituale fonte di cibo, vi è sempre il rischio di trovarsi nel luogo sbagliato al momento sbagliato. Forze di una natura avversa, contro la quale possiamo fare ben poco.

 

Written by Cristina Biolcati

 


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