#Mavaincul alla modestia: io sono una persona che, non provocata, ha una pazienza fuori dal comune e si sforza ogni giorno di essere buona.
Però...
Un adagio recita: "signore dammi la forza di cambiare le cose che posso modificare, la pazienza di accettare quelle che non posso cambiare e la saggezza per distinguere la differenza tra le une e le altre".
Accettare... Che concetto sopravvalutato.
Insomma, io ci sto pensando e ripensando, soprattutto ultimamente, e non sono affatto convinta che si debbano accettare le cose che non si possono cambiare.
Certo, nessuno nasce coi superpoteri e sono perfettamente d'accordo sul fatto che ci siano cose e persone che non possiamo cambiare. Soprattutto le persone. Con che diritto, poi, noi, persone tra le persone, chiederemmo a qualcuno di cambiare? Perchè ci crediamo migliori di lui/lei e pensiamo di doverlo/la migliorare per una qualche specie di missione esistenziale?
Solo che questa cosa di accettare non so se sia del tutto corretta.
Da piccola un bambino sull'autobus (ero in prima media e lui in terza) mi chiamava ogni giorno con un epiteto affatto carino. Storpiava il mio nome e ci infilava in mezzo una parolaccia.
Accadeva ogni santo giorno. Eravamo gli ultimi del giro dello scuolabus: io la penultima e lui l'ultimo. Noi due e l'autista, ed il bulletto di periferia ne approfittava per farmi piangere con questo mezzuccio idiota. Ogni giorno tornavo a casa in lacrime perchè lui mi canzonava.
Mia madre, vedendomi tornare in lacrime, per una settimana mi insegnò a porgere l'altra guancia. Dopo una settimana mi disse che dovevo difendermi: lui mi prendeva in giro infilando una parolaccia nel mio nome? Che provassi a farlo pure io, in qualche modo, anche solo per vedere come avrebbe reagito.
Lo feci.
Il giorno dopo, quando lui mi chiamò, con quella vocina da sberle, con quel nomignolo stupido, io lo chiamai "Merduel". Lui si chiamava Manuel.
Rimase un paio di secondi interdetto e mi chiese di ripetere. Evidentemente gli sembrava impossibile che un soldo di cacio come me avesse avuto il coraggio di sfidare un bulletto pieno di gel come lui. Io ripetei, alzando il pelo come un gatto pronto alla zuffa.
Penso di essere stata salvata dalle risate dell'autista. Se l'autista non fosse scoppiato sonoramente a ridere, ascoltando la scena, di sicuro "Merduel" mi avrebbe picchiata, da gentiluomo com'era. Invece l'autista rise come un pazzo (unico segno di vita in tre anni) e lui si sentì umiliato in un modo che, secondo me, in qualche suo incubo, nel suo letto, quando è più indifeso, gli brucia ancora.
Non ci provò mai più a chiamarmi con quel nome e non mi rivolse la parola fino alla fine dell'anno scolastico. Avevo alzato la testa e avevo vinto.
Nessuno lo seppe mai, a parte l'autista, ma questo bastò a far abbassare la cresta a un bulletto.
Per questo, dico, la pazienza è una gran qualità, ma fino ad un certo punto.
- Un fidanzato che ci umilia, dall'alto dei suoi tubolari con la bandiera jamaicana, perchè non siamo abbastanza tirate per stare con lui sul divano a guardare un film?
- Un capo che non trova altro modo di elevarsi se non buttando giù noi a forza di urla e insulti, dal momento che è privo di qualsivoglia qualità propria?
- Sedicenti amiche che mirano solo al nostro ragazzo, a qualche vantaggio materiale, che ci trattano come un autista o come l'amica un po' bruttina di fianco alla quale non possono che fare la figura della stragnocca?
Il mondo ne è pieno.
Accettare tutto questo?
La mia risposta è: col [@##°.
Questo non perchè pensi di avere una qualche missione educativa nei confronti del mondo. Semplicemente non ritengo che siamo stati creati per soffrire e non penso che, solo per il fatto di avere avuto la sfortuna di nascere persone pazienti, gli altri debbano approfittarsene di noi.
Alzare la testa è dura, lo so bene, per chi ha un carattere mite. Solo che la pazienza di pochi è il piede di porco di pochi palloni gonfiati, l'arma che mettiamo loro in mano e che consente loro di comportarsi come bulletti cresciuti (male).
Non è evangelico, lo so.
Non è politicamente corretto, lo so.
Non cambia il mondo, lo so.
Non ci cambia nemmeno la vita e ne sono perfettamente consapevole.
Ma ci cambia almeno la giornata.
Un sano atto di ribellione, ben assestato. E via. Come fanno le persone che credono che essere pazienti serva solo a non scatenare una guerra con chi ha una brutta giornata, ma sia controproducente con chi ritiene che mettere i piedi in testa agli altri sia l'unico modo per avere ragione.
Tutti si possono svegliare con il piede sbagliato e in questo caso la pazienza è una virtù. Tutti possono sbagliare perchè siamo esseri umani e il perdono è la qualità che ci ha permesso di non sterminarci a vicenda milioni di anni fa. Ma i bulletti di periferia, cresciuti e non, non meritano tanta benevolenza.
Signore dammi la forza di cambiare le cose che posso modificare e la saggezza di distinguere quelle che si meritano un grasso, grosso, gustoso, liberatorio: #mavaincul.
La Redazione