Intorno al 2000 a.C., e forse molti secoli prima, i Maya abbandonarono lontane, e ancora non bene identificate, regioni a nord del Messico, e per via di mare, trasportando le poche masserizie su grandi canoe, essi giunsero a Pànuco. Di qui, o dalle coste situate sulla Laguna de Terminos dove si erano in seguito spostati, essi si mossero probabilmente intorno al 1000 a. C. Conducevano ancora una vita nomade, si nutrivano dei proventi della caccia e della pesca, ed è probabile che questi spostamenti siano stati determinati dalla necessità di trovare più abbondante bottino. Un gruppo, divisosi per primo dalle altre tribù o forse quivi giunto isolatamente, si stabilì nello Yucatàn.
Frattanto le rimanenti popolazioni maya erano penetrate nell'interno del Paese, e si erano stanziate nell'odierno dipartimento guatemalese di El Petén e nelle regioni limitrofe. Dalle popolazioni preesistenti, che avevano un linguaggio diverso, essi appreso a plasmare e a modellare l'argilla e a cuocerla per trarne vasellame d'uso domestico, nonchè il rudimentale metodo per la preparazione dei campi, che è tipico di molti popoli primitivi, chiamato "ray" ed anche usato in Indocina, in Africa, nel Madagascar: consiste nel dare fuoco alle foreste e seminare fra le ceneri il mais, che era l'alimento primario di tutte le popolazioni precolombiane dell'America centrale.
Sull'esempio dei vicini, essi dunque si convertirono in agricoltori, e, abbandonando la vita nomade, si raggrupparono in villaggi. E poichè il metodo da loro praticato finiva con l'impoverire in breve tempo il terreno rendendolo riarso e incoltivabile, si comprende come, col passare degli anni, i Maya si venissero sempre più dividendo e disseminando per una vasta regione, mentre ogni villaggio acquistava così una sempre maggiore autonomia.
I geroglifici impressi su tavolette di giadeite rinvenuta a Tikal e oggi conservata nel Museo di Leida, riportano al più antica data che mai ci sia dato di conoscere nella storia dei Maya; tuttavia essa viene variamente decifrata. Alcuni studiosi, infatti, interpretano il numero qui indicato come il 19 novembre del 60 d. C.; altri negano che la piccola opera, così finemente incisa, possa risalire ad epoca più antica del 390 d. C.
Le notizie in nostro possesso sono dunque assai lacunose: poco o nulla sappiamo, infatti, di quei secoli di intensa elaborazione, durante i quali i Maya presero ulteriore possesso della regione, e istituirono una forma di governo più evoluta sul tipo della città-stato. Di questa elaborazione secolare noi conosciamo solo i risultati, cioè la civiltà giunta al suo apogeo.
Questo periodo, che è compreso tra il 320 d. C. e il 987, viene chiamato dagli studiosi "Vecchio Impero Maya": il termine di "impero" non va preso nel suo senso letterale, cioè di dominazione politica e militare, ma va piuttosto interpretato nel significato di una egemonia di carattere culturale, dovuta ad una straordinaria omogeneità di linguaggio, di arte e di costumi, fra città maya politicamente autonome e grandemente distanziate fra loro. Qualcosa insomma di simile alla costituzione dell'antica Grecia.
Continua...I Maya: storia di un popolo (seconda parte)