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I miei (bellissimi) ricordi nel Judo tradizionale (parte 2ª)

Da Stefano Bresciani @senseistefano
Data: 19 febbraio 2016  Autore: Budo Friends judo tradizionale

Ed ecco la seconda parte di “ricordi” sullo Judo tradizionale dell’amico budoka e fotografo Mario Madei.

Buona lettura e… riflessione sul tema che rimbalzerò sempre più spesso sulle pagine di BudoBlog:

“Meglio lo Judo sportivo o lo Judo tradizionale?”

Qualcuno riusciva a raggiungere una sorta di vetta mistica in quello e quella straordinari sensazione si estendeva anche ad uke che subita la tecnica, non solo a Tori che la tirava. Ricordo che con alcuni judoka non era bello fare da uke, invece con altri quasi ti veniva voglia di essere il suo uke (lo so è difficile da spiegare ma ora dico di più), ad esempio ce ne erano quattro, tutti agonisti che si servivano di vari “uke” come uomini di sacrificio (se così si può dire) per allenarsi e perfezionare la loro Tecnica, ma fra questi fare da Uke in quegli allenamenti ad Ezio Gamba era una cosa mistica, provavo quasi un piacere fisico dovuti allo stupore su come riuscisse a proiettarmi a destra facendomi provare la sensazione “reale” di volare a sinistra. Tutti e quattro gli agonisti tiravano di Uchi-mata, ma Ezio ti entrava dentro in un modo che per quanto tu riuscissi a contrastare alla fine divenivi parte di lui, mi sentivo volteggiare a destra, poi volare a sinistra e poi proiettato di nuovo a destra, e in questo frangente sentivo lo stomaco come quando si va sull’otto volante, la stessa sensazione.

Un tempo in Palestra venne ad allenarsi un Giapponese, anche con Lui provavo le stesse sensazioni, ma Lui era ancora più bravo di Ezio, quello che Ezio faceva lo faceva per vincere, quello che “Suzuki Kunio” lo faceva per perfezionare se stesso. Era Maestro di Kendo, nera di Karate e nera di Judo, le sue proiezioni sono ancora vive nel ricordo dentro di me, io sentivo il vento, sentivo come se soffiasse il vento, allora sapevo che Lui stava per rompere il mio equilibrio e in una frazione di secondo un attimo prima ero su e un attimo dopo ero giù, ma giù come una piuma, lui mi faceva atterrare quasi adagiandomi, eppure l’azione avveniva in frazioni di secondo.

Gli vidi fare cose che voi umani per usare una celebre frase, cose che non vidi più fare da nessuno, era come vivere dentro un film di Bruce Lee solo che Lui era vero. Si toglieva la giacca del Judogi (restava solo coi pantaloni) poi faceva oscillare le lunghe corde per salire in allenamento fino al soffito della palestra, le corde le annodava a grossi nodi in fondo, le corde le faceva oscillare senza che si toccassero, quindi si concentrava, emetteva un Kiai e si lanciava all’interno dell’oscillazione delle corde e le colpiva con un colpo solo, veloce come il vento con quella spada da Kendo fatta di legni affasciati, con un colpo solo per ciascuna corda le fermava.. le fermava! Restavano immobili dopo il colpo.

Altre volte aspettava paziente che tutti finissero gli allenamenti, che la palestra si svuotasse, quindi si toglieva di nuovo la parte sopra del Judogi, si concentrava e poi partiva percorrendo in diagonale tutta la palestra saltando mani – piedi -mani – piedi come se fosse stato una molla!Ho visto ancora fare una cosa simile a Ginnastica Artistica, ma li era un’altra cosa, era una specie di dimostrazione di potenza e forza allo stato puro.

Spero ti sia piaciuto il post e… la sai una cosa? Oggi festeggiamo il 400° articolo su BudoBlog!!! Grazie a Mario per la condivisione e grazie a te, caro lettore, che l’hai letto… ci vediamo tra 7 giorni con la terza e ultima parte (forse ci sarà anche una sorpresa finale per te!)

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