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Ovviamente secondo me! E poi nemmeno di ogni serie, visto che non le leggo tutte....Non compro, ad esempio, né Dylan Dog, né Brandon né Dampyr, e non è poco. In ogni caso mi va di parlare di quelli che sono stati gli albi Bonelli del 2011 che mi hanno divertito, coinvolto o fatto riflettere di più.Il 2011 di Nathan Never si è contraddistinto per l'inizio della saga che sta cambiando, ancora una volta, le sorti del pianeta: la tanto attesa guerra dei mondi fra la Terra e Marte. Come ho già scritto qui, è stato proprio l'annuncio di questa storia rivoluzionaria a convincermi a riacquistare gli albi dell'Agente Alpha dopo tanti anni. E devo dire che non ne sono rimasto deluso. I primi albi (a partire da I Pretoriani) hanno inquadrato molto bene la situazione politica e economica dei due pianeti e i rapporti oscuri che legano l'elite che domina su Marte e la società Imperium Enterprise di Atticus Kane, responsabile della ricostruzione della città di Nathan dopo i disastri causati dalla guerra con le Stazioni Orbitanti (che mi sono perso...). Ci sono stati poi un paio di albi centrali in cui, a mio avviso, la storia si è un po' troppo stiracchiata fino poi a esplodere, finalmente, nell'attacco alla Terra. Gli ultimi albi dell'anno sono stati un crescendo culminato (per il 2011) nel migliore: L'Uni-mente. Stefano Vietti confeziona un racconto teso e avvincente. La prima parte descrive molto bene lo stato d'animo dei resistenti, alla vigilia della missione nell'Uni-mente, ovvero l'evolutissimo sistema bio-tecnologico attraverso il quale Aran Darko controlla tutte le armi marziane. Piccoli universi emotivi che si sciolgono poi nello scontro, nell'azione, nell'adrenalina liberata durante la pericolosa missione, resa con maestria dai disegni di Roberto De Angelis. La missione fallisce ma le sorprese continueranno nell'albo successivo, ma questo è già materia per il 2012.....
Nel 2011 si è conclusa una delle migliori mini-serie Bonelli: dopo 18 albi Cassidy ha abbandonato le edicole italiane con molto onore e provocando molto dispiacere nei suoi lettori, io per primo. La chiusura ha coinciso con la pubblicazione dell'albo in cui Pasquale Ruju, l'autore dei testi e delle sceneggiature, ha dato il meglio di se: Nessun futuro. Uno splendido epilogo, in cui l'opprimente senso di morte presente nella serie noir fin dal primo albo, deflagra in un modo inatteso: la gelida falciatrice si porta via Cassidy mentre questi la affronta spavaldo, con il sorriso sulle labbra, cantando a squarciagola e con il pensiero rivolto alla sua amata Dottie. Commovente il saluto di Cassidy nei confronti della moglie, figura che riacquista tutta la sua grande dignità negli albi finali e soprattutto in queste ultime pagine, ottimamente disegnate dalla coppia Paolo Armitano e Davide Furnò.
Amore e morte sono dunque i due temi "immortali" si questo splendido albo conclusivo, secondo me il migliore albo Bonelli di tutto il 2011. Ne avevo anche parlato a suo tempo qui. Pasquale Ruju dimostra di trovarsi a proprio agio nel descrivere atmosfere nere, dopo la mini-serie Demian, ispirata al genere noir poliziesco marsigliese, alla Izzo. Con Cassidy, l'autore sardo fa ancora un passo avanti, calando perfettamente il lettore nei Seventies, grazie alle ambientazioni ispirate al cinema di Peckinpah o quello dell'ispettore Callaghan. Non secondaria l'importanza della colonna sonora che accompagna le avventure di questo indimenticabile antieroe bonelliano.
Mini-serie che si conclude corrisponde, in casa Bonelli, a mini-serie che inizia la sua avventura editoriale. Cassidy cede il testimone alla tanto attesa Shangai Devil di Gianfranco Manfredi. Molto attesa per diversi motivi. Il primo è perché è il seguito di un'altra mini-serie di successo dell'autore marchigiano, ovvero Volto Nascosto. Ritroviamo infatti Ugo Pastore, uno dei protagonisti di quelle avventure che si svolgevano a fine Ottocento fra l'Italia e le sue colonie dell'Africa Orientale. Già allora Manfredi ci presentò uno scenario e un contesto storico poco frequentato dai fumetti: il colonialismo. Ora, di nuovo, questo tema è affrontato ambientando le vicende di Ugo e della sua maschera in un paese e in un periodo molto ignorati dai fumetti occidentali, ovvero la Cina della rivolta dei Boxer. Manfredi è maestro nell'immergere la dimensione dell'Avventura nella realtà della Storia. Lo aveva già fatto appunto con Volto nascosto e, con ancora più fascino, secondo me, con la serie Magico Vento, della cui conclusione non smetterò mai di lamentarmi abbastanza. Il numero 1 di Shangai Devil, Il trafficante d'oppio, è il migliore dei tre albi pubblicati nel 2011, proprio perché coniuga perfettamente Storia e Avventura in sole 94 pagine dove, come ho già scritto qui, delinea le basi economiche e culturali della vicenda, presentando una coralità di personaggi di contorno molto interessanti. I disegni di Massimo Rotundo rendono al meglio nella rappresentazione di costumi, vie, palazzi e altri luoghi della città di Shangai. L'avventura di Ugo in terra cinese è appena iniziata ma già si dimostrano interessanti anche le due storie successive ambientate rispettivamente alla corte imperiale di Pechino e nelle campagne alluvionate. Nel 2012 assisteremo al pieno sviluppo della trama di Manfredi.
Mi trovo finalmente a scrivere su questo blog di una mini-serie che amo molto: Lilith di Luca Enoch. La cadenza semestrale non aiuta a parlarne assiduamente, ma è un mio problema. I due numeri usciti nel 2011 sono stati di buon livello e la Cina, di cui ho appena parlato sopra, è stata il teatro della prima avventura di giugno: Il re delle scimmie. Il fatto storico è del tutto diverso ma anch'esso poco noto: la strage compiuta nel 1937 dalle truppe giapponesi di occupazione nella capitale Nanchino. Lilith affronta spesso gli orrori e le guerre che l'uomo ha causato nella sua lunga storia ma la violenza di questa vicenda è al limite del genocidio. L'autore milanese non risparmia il lettore dal mostrargli le scene di brutalità gratuita cui si abbandonarono i soldati del Sol Levante, con la totale complicità dei comandi militari di alto grado. Enoch condivide con Manfredi l'abilità nell'infarcire l'Avventura di Storia, ma qui la seconda prevale troppo sulla prima, lasciando Lilith troppo sullo sfondo, senza approfondire bene le sue emozioni, la sua evoluzione come personaggio lungo la serie.
Cosa che invece non accade con l'albo di dicembre La signora dei giochi. Questo sì che è un mirabile esempio di equilibrio fra le due dimensioni. La Roma imperiale di Commodo viene rappresentata con pregevole cura, anche grafica (dallo stesso Enoch, autore anche dei disegni), e l'ambientazione di corte e soprattutto quella circense sono molto vive. Lilith diventa gladiatrice e affronta l'orrore degli spettacoli che hanno luogo nel Colosseo stupendosi del divertimento del pubblico. C'è una maggiore analisi della psicologia del personaggio, che si fa sempre più domande sul senso e la giustizia della sua crono-missione. Splendida la scena in cui Lilith strappa il Triacanto dal petto del gladiatore e lo mostra alla folla osannante: una piccola vendetta da parte della giovane cronoagente, che sfoga tutto il peso dell'orrore che deve affrontare ogni volta proprio con uno scampolo di quell'umanità che dovrebbe salvare.