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i migliori film del 2014 secondo i Cahiers du Cinéma e Sight & Sound

Creato il 01 dicembre 2014 da Luigilocatelli

Cominciano ad arrivare le classifiche dei migliori film dell’anno, e chissà quante ce ne toccherranno da qui al 31 dicembre. Però le prime due son di autentici totem, di inossidabili monumenti della critica internazionale, i mitologici, chic, snobbissimi e francesissimi Cahiers du Cinéma. E Sight & Sound, la rivista, cartacea e online, del British Film Institute, quella che ogni dieci anni interpellando migliaia tra critici internazionali e registi stila la classifica dei più grandi film di ogni tempo.
Che dire? Che sono due liste che denunciano uno sguardo profondamente diverso sul cinema, e la stessa diversità tra Gran Bretagna e Francia, anche se non mancano interessanti sovrapposizione e coincidenze. Più autoriali e aristocratici i Cahiers, che con il loro elitarismo continuano imperiosamente a dettare la linea a migliaia di critici e critichini di ogni parte del mondo pronti a genuflettersi davanti all’iroso e imprevedibile Dio cartaceo che lanciò (tra gli altri) Truffaut e Godard. Altrettanto rigoroso ma più conciliante verso i gusti del pubblico Sight & Sound. Come si vede, non c’è nessun film italiano, e chi mai sarebbe potuto esserci? Il capitale umano di Virzì? Le meraviglie? Suvvia.

I 10 migliori del 2014 secondo i Cahiers du Cinéma

P'tit Quinquin

P’tit Quinquin

1. P’tit Quinquin di Bruno Dumont
2. Adieu au langage 3D di Jean-Luc Godard
3. Under The Skin di Jonathan Glazer
4. Maps to the Stars di David Cronenberg
5. The Wind Rises di Hayao Miyazaki
6. Nymphomaniac di Lars von Trier’s
7. Mommy di Xavier Dolan
8. Love Is Strange (I toni dell’amore) di Ira Sachs
9. Le Paradis di Alain Cavalier
10. Our Sunhi di Hong Sang-soo
Che al primo posto ci sia un miniserie televisiva (4 puntate realizzate per Art’è) stupisce, ma fino a un certo punto. P’tit Quinquin è una cosa grande, purissimo cinema con la quale il suo autore Bruno Dumont si riporta ai suoi livelli più alti dopo la parziale delusione di 1915 Camille Claudel. Proiettato prima alla Quinzaine di Cannes e pochi giorni fa al Torino Film Festival, c’è da sperare che qualcuno lo importi nei nostri cinema o in una qualche tv. Prevedibile il secondo posto di Godard. Ottime le inclusioni di Xavier Dolan – per lui è una consacrazione – e del coreano Hong Sangsoo (sempre presente nella top ten dei Cahiers, sempre sottovalutato in Italia). Le mie riserve sono su Maps to the Stars, che non son riuscito a farmi piacere, Nymphomaniac, non il migliore Lars Von Trier, e soprattutto Love is strange, arrivato da noi come I toni dell’amore. Rimango basito nel vedere un film di Ira Sachs, in my opinion regista piuttosto mediocre, in una top ten di tale prestigio. Love is strange è, come il precedente di Sachs Keep the lights on, di una correttezza politica asfissiante, e assai elusivo e reticente nel raccontare le sue storie gay, fino all’inconsistenza e all’impalpabilità. Ma forse è questa ambiguità, questo vuoto, ad aver convinto la redazione dei Cahiers, chissà. Under the Skin, al terzo posto, merita tutto e di più, essendo tra i film più coraggiosi, folli, risqué e autenticamente esplorativi degli ultimi anni, finito ai primi posti anche nella classifica di Sight & Sound. Pensare che quando lo presentarono a Venezia 2013 in concorso gli italiani lo spernacchiarono e i critici (italiani, intendo) chiamati a dare i loro voti per non so quale sondaggio lo ficcarono all’ultimo posto. Vergogna.

I 20 migliori del 2014 secondo Sight & Sound

Boyhood

Boyhood

1. Boyhood di Richard Linklater
2. Adieu au langage 3D di Jean-Luc Godard
3. Leviathan di Andrey Zvyagintsev
3. Cavalo Dinheiro di Pedro Costa
5. Under The Skin di Jonathan Glazer
6. The Grand Budapest Hotel di Wers Anderson
7. Winter Sleep (Il regno d’inverno) di Nuri BIlge Ceylan
8. The Tribe di Myroslav Slaboshpytskiy
9. Ida di Pawel Pawlikowski
9. Jauja di Lisandro Alonso
11. Mr. Turner di MIke Leigh
11. National Gallery di Frederick Wiseman
11. The Wolf Of Wall Street di Martin Scorsese
11. Whiplash di Damien Chazelle
15. The Duke Of Burgundy di Peter Strickland
16. Birdman di Alejandro Gonzalez Iñárritu
16. Due giorni, una notte di Jean-Pierre e Luc Dardenne
18. Citizenfour di Laura Poitras
18. The Look Of Silence di Joshua Openheimer
18. The Wind Rises di Hayao Miyazaki

Boyhood, Leviathan, Adieu au langage: niente da dire, sono tra i vertici del 2014. Sorprende, almeno sorprende me, la terza posizione di Cavalo Dinheiro, l’impenetrabile, ostico, antinarrativo, ultrapunitivo film sulla rivoluzione dei garofani presentato a Locarno lo scorso agosto e da me francamente detestato (lo danno tra un paio di giorni a Milano  a FilmMaker, per chi volesse verificare). Sovrastimato Mr. Turner di Mike Leigh, e il furbastro Whiplash. Ottimi gli inserimenti di Jauja di Lisandro Alonso, dato pochi giorni fa al Torino Film Festival e a Milano a FilmMaker, e di The Duke of Burgundy, il sofisticato e rétro lesbo-thriller passato anche quello nei giorni scorsi al Torino Film Festival, nell’indifferenza pressoché generale. Birdman di Iñárritu meritava una posizione più alta. Sacrosanto l’ottavo posto per l’ucraino The Tribe, una delle scoperte vere del 2014 che, dopo aver vinto tre premi alla Semaine de la critique a Cannes, ne sta ramazzando altri in tutto il mondo. Citizenfour è il documentario su Edward Snowden (non l’ho visto, dunque non saprei dire) e The Look of Silence è uno dei trionfatori dell’ultimo festival di Venezia. Anche qui c’è, come nella lista dei Cahiers, il meraviglioso Miyazaki di The Wind Rises, l’annunciato pas d’adieu del grande giapponese, film che ricordo venne accolto freddamente a Venezia 2013 (zero premi, nell’edizione in cui il Leone d’oro andò a Sacro GRA, non so se mi spiego), ma che si è rifatto abbondantemente sul mercato francese e angloamericano.


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