10 film. Un Dario Argento, un Riccardo Freda, un Cronenberg. La coppia Jolie-Banderas. Travolta-Tony Manero. E altro ancora.
Il cavaliere misterioso, Rete Capri (canale 20 dt), ore 21,00.
Original Sin, Iris, ore 21,09.
La febbre del sabato sera, Rai Movie, ore 21,15.
Film spartiacque che nel 1977 spazza via gli anni di piombo e, al cinema, l’engagement della New Hollywood e riporta nelle sale l’evasione e l’intrattenimento, senza più sensi di colpa. La dance music suona per tutti e fa capire che la gente non ne può più di rivoluzioni finite male, nel sangue, e vuole ballare ballare ballare. Saturday Night Fever genialmente, o casualmente chissà, intercetta come nessun altro film la voglia di quel momento di stordirsi e dimenticare. John Travolta-Tony Manero, nella sua tenuta da combattimento (camicia nera spalancata sul petto nudo, pantaloni e gilet bianco-accecante, tacchetti), si fa largo sulla pedana e nella vita danzando meravigliosamente e con un travolgente sex-appeal tamarro. Rivincita proletaria, ma con altri mezzi che la rivoluzione. Colonna sonora (Bee Gees) che diventerà uno dei maggior successi discografici di sempre. Leggenda.
Phenomena, Rai Movie, ore 23,50.
Uno degli ultimi, veri grandi film di Dario Argento, anno 1985. Buon budget, produzione internazionale. Protagonista una allora giovanissima Jennifer Connelly, nei panni di una ragazza che finisce in un sinistro collegio svizzero. Ricorda qualcosa? Sì, il capolavora argentiano Suspiria. Phenomena non è allo stesso livello, ma il regista romano ha ancora la voglia e il vigore dei tempi belli, e pur rischiando il manierismo riesca ancora a farci paura.
Fast and Furious, Mediaset Italia 2, ore 21,12.
Il film che nel 2001 fonda una saga arrivata proprio all’episodio numero 6, e che promette di non finirla lì. L’epopea delle gare automobilistiche clandestine, bolidi lanciati a folle velocità di notte per le strade della città in un’ossessione motoristica tutta americana che al cinema risale almeno a Gioventù bruciata di Nicholas Ray con James Dean. Stavolta il genere si ibrida con il film di rapina e di guardie-e-ladri, dando vita a una mistura che spaccò il box office di tutte il mondo e affascinò le platee popolari giovanil-maschili-testosteroniche. Un prototipo di vitalità inaudita che sorprese i suoi stessi realizzatori. Vin Diesel diventa di colpo una superstar dell’action, ma non riuscirà mai più a levarsi di dosso quel ruolo. Tanto che nell’F&F5 è tornato, rassegnato, a rifare se stesso.
La zona morta, Rai 4, ore 23,36.
David Cronenberg dirige un film tratto da Stephen King: anime inquiete che si incontrano, e il risultato è molto buono. Un film di genere (produzione Dino De Laurentiis) che lascia però ampie zone al regista canadese per dispiegare il suo cinema della minaccia e del perturbante. Un uomo si ridesta dal coma e scopre di avere il potere di predire quello che sta accadendo. Un dono che si rivelerà un fardello. Del 1983, e a tutt’oggi uno dei migliori film da King. Con quell’attore prfetto per l’horror autoriale che è Christopher Walken.
Love, Marilyn – I diari segreti, La effe, ore 23,05.
Dopo essere stato distribuito nei cinema solo per un paio di giorni, arriva in tv questo documentario (però con parecchie invenzioni, contaminazioni e libertà, come usa adesso) che è qualcosa di più e di differente dalla solita ricostruzione della vita di Marilyn Monroe e di come sia diventata il mito che sappiamo. Love, Marilyn va a rovistare tra le carte private della star di tutte le star, i diari, le lettere, gli appunti, le fotografie, cercando di tracciare un ritratto partendo da quanto la stessa Marilyn scriveva e confessava. Parecchio interessante, perché compone un profilo alquanto diverso dallo stereotipo della bionda ingenua tutta corpo e curve e poco cervello. La signora MM sapeva trattare con gli studios, sapeva di poesia e filosofia, era essere assai più razionale di quanto la sua leggenda non abbia tramandato. Frammenti di cinema, di video, immagini fotografiche si alternano a gente famosa che legge quanto scritto da Marilyn, tra cui Uma Thurman, Lindsay Lohan, Marisa Tomei, Viola Davis. Regia di quella Liz Garbus che qualche anno fa realizzò l’ìinquietante, bellissimo doc Bobby Fischer contro il mondo, un viaggio nella vita e nella psiche contorta del più celebre scacchista di ogni tempo. È anche per la sua firma che vale la pena dare un’occhiata a questo Love, Marilyn.
Superbad (Suxbad. Tre menti sopra il pelo), Cielo, ore 21,20.
Prego considerare un attimo la titolazione italiana, la X inserita a evocare sex e blow job, il sottotitolo che è un capolavoro al contrario di demenzialità sporcacciona in puro stile commedia pecoreccia italiana anni Settanta. Solo che questo è un film del 2007, è americano e in originale fa semplicemente Superbad. Inutile urlare allo scandalo, anche perché è tardi e nessuno ascolterebbe. Che poi quel 3 menti sopra il pelo una sua pervertita e morbosa genialità ce l’ha, diciamolo. Come ha una sua rude efficacia sudaticcia e masturbatoria acchiappa teen in calore. Credo però abbia reso alla fin fine un cattivo servizio al film, svaccandolo e confinandolo nel ghetto delle cose che il pubblico bon ton non va a vedere, che al massimo ci va qualche adolescente segaiolo. Peccato. Superbad resta un esempio assai bem riuscito e quasi un prototipo della high-school comedy americana in versione pesantuccia e raunchy, ove la volgarità è dispensata a piene mani, le boutade sessomaniache imperversano, i protagonisti son sempre infoiati, e però il tutto è confezionato con dialoghi veloci e scintillanti, e un senso devastante e ammirevole dell’umorismo. Tre amici festeggiano la fine del liceo e l’imminente partenza per il colle, in un rito di pasaggio mille volte celebrato e in mille modi dal cinema americano. Devono andare alla festa di una ragazza, ma occorree procacciarsi un po’ d’alcol, solo che non hanno ancora l’età. Si procurano documenti falsi e sarà solo l’inizio di una folle girandola con tanto di polizia a far da impedimento alla soddisfazione e al piacere. Perché quello del godimento ansiosamente perseguito e mai raggiunto è, in fondo, il vero nocciolo narativo di questa bad comedy. Gran dispiego di talenti. Jonah Hill, l’adorabile Seth Rogen e Michael Cera. Più Emma Stone. Da vedere. Produce Judd Apatow (chi se no?), sceneggiatura di Evan Goldberg e Seth Rogen, che si son ritrovati di recente nello strepitoso Facciamola finita.
Donnie Darko, Cielo, ore 23,35.
Di come un piccolo film indie accolto nell’indifferenza alla sua uscita assurga con il passare del tempo alla status di cult. Anzi, a modello di ogni cult. Donnie Darko, un Jake Gyllenhaal giovanissimo (era il 2002), è un teenager disturbato, forse schizofrenico, in cura da uno psicanalista cui racconta di aver per amico una creatura allucinatoria, un coniglio gigante che lo spinge ad azioni rischiose. E che gli ha rivelato che la fine del mondo è vicina. Un repertorio da perfetto manuale di psichiatria (sembra una lezione sulla schizofrenia), che però nelle mani del regista Richard Kelly diventa un film inclassificabile tra esoterico, sci-fi e teen-movie, un attraversamento tra reale e fantastico piuttosto inquietante e decisamente originale. Di Richard Kelly è uscito un paio di anni fa The Box, che ripropone parecchi elementi di Donnie Darko, anche se all’interno di una gabbia più rigida da film di genere. Certo, ci si chiede oggi se quella di Kelly e Donnie Darko sia stata vera gloria oppure effimera e casuale. Aspettiamo il prossimo film.
Shiver, Italia 1, ore 0,35.
Uno dei molti horror con idee usciti dal cinema spagnolo la scorsa decade. Un ragazzino di nome Santi è costretto per problemi di salute – soffre di una rara malattia della pelle – a lasciare la città e trasferirsi in una remota zona di montagna. Quando incominceranno a succedere fatti inquietanti, compresi alcuni efferati omicidi, sarà lui il sospettato. Per difendersi dalle accuse sarà costretto a indagare. Gli eterni temi, sempre narrativamente efficaci, del diverso e del capro espiatorio.