Sono settimane che sto amaramente riflettendo sullo status quaestionis del giardino e del giardinaggio italiani. Un po’ dei miei stanchi lamenti li trovate su CdG in questa discussione .
Il mio buon Carlo mi dice “Lidia si sbaglia”. A volte mi succede di sbagliare, può essere, ma come dice il vecchio adagio “ad esser pessimisti il più delle volte ci si azzecca”.
Allora come si riguadagna uno sguardo differente su un oggetto di riflessione? Semplicemente “salendo sulla scrivania” e guardandolo con altri occhi. Il tutto è scegliere la scrivania buona, quella che ti faccia vedere le cose da una prospettiva davvero diversa, e che sia di legno solido, che non crolli sotto il tuo peso.
Pizzetti purtroppo è morto, perchè era la migliore scrivania su cui sono mai salita.
A volte salgo in groppa a Koki, il mio grande amico a cui non dico mai abbastanza quanto gli sono grata.
Altrimenti si legge un libro. I libri sono ottime scrivanie, ma anche lì la qualità è ormai industriale: impiallacciato, panforte, agglomerato con colla.
Queste sono le uniche tre scrivanie che mi hanno fatto vedere le cose con occhi diversi. Se consideriamo che il libro di Wulf è del 2008 e il più recente, quello di De Précy è del 2012, c’è veramente poco da stare allegri.
Facendosi i conti in sei anni sono state pubblicate solo tre scrivanie. E tutte dalla stessa ditta di scrivanie.
A questo punto lancio un’invocazione: “Ponte alle Grazie, dammi un’altra scrivania”!”
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