di Matteo Boldrini
I ministri del Governo Renzi: 47 anni di età media per l’esecutivo più giovane della storia e 8 donne su 16 dicasteri
Il nuovo governo presentato da Matteo Renzi si è fatto notare prima ancora di incassare la fiducia delle Camere per tutta una serie di discontinuità notevoli rispetto ai governi precedenti.
Se la composizione politica infatti non desta particolare scalpore, in quanto si tratta della stessa maggioranza del governo Letta (formata da esponenti PD, Ncd, Sc e altri centristi), sono le personalità che lo compongono a renderlo particolarmente interessante.
Prima di tutto la discontinuità maggiore si ha in termini anagrafici. L’ex sindaco di Firenze ha infatti mantenuto le sue promesse in fatto di rivoluzione generazionale inaugurando l’esecutivo più giovane della storia repubblicana; l’età media infatti si colloca intorno ai 47 anni, cinque anni in meno dell’esecutivo guidato da Letta. Lo stesso Presidente del Consiglio, con i suoi 39 anni, conquista lo scettro di premier più giovane della storia italiana (strappato allo stesso Letta) e si colloca tra i leader politici più giovani in Europa. Certo una giovane età non è garanzia di alcunché, ma sembra comunque significativa.
Le altre due forti rotture con i governi precedenti sono sul piano numerico e su quello di genere. Da sempre Renzi si vantava di poter costruire un esecutivo basato solo su una decina di ministeri principali in modo da limitare la spartizione delle cariche tra le forze politiche e per diminuire i costi. L’obiettivo di ridurre i ministeri a dieci è senza dubbio fallito, tuttavia, con sedici dicasteri più un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, viene inaugurato uno degli esecutivi meno numerosi della storia italiana, probabilmente secondo soltanto ad uno dei primi esecutivi De Gasperi. Ma è sul lato di genere che si osservano le novità più importanti. Dei sedici ministeri, otto sono occupati da donne, con un notevole balzo in avanti dal punto di vista della parità di genere. Inoltre per la prima volta due dei ministeri più importanti, quello degli esteri e quello della difesa, sono affidati a due donne.
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A parte qualche nome noto sulla scena politica, come quello di Alfano, della Lorenzin, di Lupi, riconfermati rispettivamente agli Interni, alla Sanità e alle Infrastrutture, e i nomi di Orlando, Fransceschini e di Delrio, presenti anche nello scorso governo e spostati alla Giustizia, Cultura e alla segreteria del Presidente del Consiglio, per gli altri ministri si tratta sostanzialmente del primo incarico ministeriale. Certo non si tratta di personaggi estranei al mondo politico, ma sono pur sempre dei “novizi” che devono dimostrare quello che valgono. Fra gli altri ministri troviamo Gian Luca Galletti per l’Udc, già sottosegretario al ministero dell’Istruzione sotto il governo Letta e “promosso” a Ministro dell’Ambiente da Renzi, e Stefania Giannini per Scelta Civica, nominata Ministro dell’Istruzione; una scelta, quella della Giannini, che ha già iniziato far discutere il centrosinistra per via di alcune dichiarazioni un po’ troppo avventate da parte del neo ministro e per le posizioni tenute da sempre dai montiani riguardo alla scuola pubblica. Passando ai ministri più propriamente in quota Pd, troviamo le vere novità. Come già accennato due donne per la prima volta occupano il dicastero degli Esteri e quello della Difesa. Si tratta di Federica Mogherini, esperta di questioni internazionali, responsabile per l’Europa nella segreteria del Partito democratico, e di Roberta Pinotti, già sottosegretaria alla Difesa nel Governo Letta e presidente nazionale del Forum Difesa del Partito Democratico e promossa a Ministro. Una sorta di “promozione” vi è anche stata per il nuovo Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, in passato responsabile agricoltura del Pd, stavolta sotto la segreteria Franceschini, e sottosegretario, sempre all’Agricoltura, sotto Letta. Infine vi sono i tre ministeri senza portafoglio delle Riforme Istituzionali, della Semplificazione e della Pubblica Amministrazione e degli Affari regionali, occupati rispettivamente da Maria Elena Boschi, responsabile per le riforme della segreteria di Renzi, con i suoi 33 anni membro più giovane del Governo; Marianna Madia, anch’essa già in segreteria di Matteo Renzi; Maria Carmela Lanzetta, conosciuta per l’impegno contro la ‘ndrangheta in Calabria e presa più volte di mira dalla cosca mafiosa calabrese. Infine chiudono la serie dei Ministri tre indipendenti: all’Economia Pier Carlo Padoan (già consigliere economico di Massimo D’Alema e molto vicino all’ex Presidente del Consiglio, per il quale ha diretto la Fondazione ItalianiEuropei), allo Sviluppo Economico l’ex vicepresidente di Confindustria Federica Guidi e al Lavoro e alle Politiche Sociali il presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane Giuliano Poletti. In particolare la nomina della Guida ha suscitato qualche polemica a causa dei suoi stretti rapporti con il mondo dell’alta industria e per una presunta vicinanza a Silvio Berlusconi, prontamente smentita dalla stessa Guida.
Si può essere complessivamente soddisfatti del governo presentato da Matteo Renzi e anche se si possono avanzare alcune obiezioni nei confronti dei nomi usciti durante le consultazioni, possiamo essere cautamente ottimisti, considerato anche che finalmente ci troviamo di fronte ad un vero governo politico e non all’ennesimo governo tecnico.
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