Nelle ultime settimane alcune notizie in campo scientifico hanno attirato la mia attenzione più di altre.
Mano bionica
La prima è che la prima mano bionica ‘sensibile’ è stata testata con successo in Italia su un paziente amputato della mano sinistra. In pratica questa protesi non solo è comandata dal cervello del paziente, ma gli invia anche un feed-back permettendogli di “percepire” le caratteristiche degli oggetti e quindi di modulare in tempo reale la forza di presa da applicare per afferrarli. La notizia è doppiamente bella perchè c’è una forte componente italiana nel progetto, chiamato Lifehand 2 e coordinato dal Politecnico di Losanna, a cui infatti hanno partecipato la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, l’Università Cattolica-Policlinico Gemelli di Roma, l’Università Campus Bio-Medico di Roma, l’IRCSS San Raffaele di Roma, oltre che l’Istituto IMTEK dell’Università di Friburgo. Stando a quanto riportato da Repubblica, i risultati sono pubblicati sulla rivista scientifica Science Translational Medicine e tra gli autori c’è anche Maria Chiara Carrozza, della Scuola superiore S.Anna di Pisa ed ex-ministro della Pubblica Istruzione. In questo articolo possiamo leggere i commenti di Paolo Maria Rossini, responsabile clinico della sperimentazione di Lifehand 2, e di Silvestro Micera, del Politecnico di Losanna e docente di Bioingegneria presso l’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che ha sviluppato parallelamente una serie di algoritmi capaci di trasformare in un linguaggio comprensibile al cervello del paziente le informazioni provenienti dalla mano artificiale. Infine, questo è il video.
La seconda notizia è quella della bambina operata nella pancia della mamma: per la prima volta in Italia è stato posizionato uno stent nel cuore di un feto di 33 settimane, intervenendo su una grave patologia cardiaca che non avrebbe consentito la sopravvivenza della bambina dopo il parto: l’operazione è avvenuta all’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo. Anche questa volta siamo in Italia. Il feto era affetto da ipoplasia del cuore sinistro, una malformazione che comporta il mancato sviluppo della metà sinistra dell’organo e comprende un gruppo di anomalie che si presentano in un caso su diecimila. Qui un breve articolo e un video.La terza ed ultima notizia, riguarda l’intervento che ha salvato la vita a un bambino di 14 mesi, per poter effettuare il quale un chirurgo di Louisville, nel Kentucky ha utilizzato un cuore tridimensionale, realizzato con una stampante 3D. Il piccolo paziente è nato con alcune malformazioni congenite, per le quali aveva un elevato rischio di ritardo nella crescita o di non sopravvivere. Per questo il chirurgo Erle Austin ha chiesto un parere a tre colleghi inviando le immagini delle Tac con l’obiettivo di capire quale fosse il miglior modo di operare il cuore del piccolo, ottenendo però opinioni contrastanti. Così Austin si è rivolto al Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Louisville chiedendo di tradurre le immagini bidimensionali della Tac in un modello 3D. Gli ingegneri hanno così sviluppato un software per convertire i risultati della Tomografia in istruzioni per una stampante 3D.
Chiamatemi positivista o scientista, ma io non riesco a non rimanere sbalordita di fronte a queste notizie. Il primo pensiero è quello di dire: “Ecco, questi sono miracoli!” Ma a pensarci bene, sono il risultato della ricerca, dello studio, del lavoro di esseri umani. Si è trattato di mettere insieme conoscenze mediche, anatomiche, algoritmi, immagini, neuroscienze, materiali, per ottenere un risultato utile alla vita delle persone. Non sono miracoli, è scienza, è tecnologia, è progresso. E’ quello che la ragione ci ha permesso di realizzare. E non è meraviglioso? Infine, il fatto che spesso e volentieri l’Italia sia protagonista di notizie come queste ci lascia aperta qualche speranza… non è tutto da buttare, possiamo ancora farcela. Ma per farcela dobbiamo avere fiducia nel progresso scientifico e tecnologico, investirci soldi ed energia e smettere di ostacolarlo con leggi insensate ed oscurantiste.