Magazine Diario personale

I miracoli eucaristici – autore Sara.

Da Michele Orefice @morefice73

Mi rendo sempre più conto dell’ignoranza religiosa in cui sono vissuta fino a poco tempo fa. Colpa sicuramente mia, della mia superficialità, ma colpa anche di tanti altri. Colpa di un catechismo non adeguato, preso più come un dopo scuola in cui si insegnava poco e male quindi occasione per stare in compagnia. Poche idee e anche poco convinte. Colpa della famiglia. La mia un’ottima famiglia con buoni principi ma poco praticante. Pregavo più per una mia vocazione personale che perchè mi era stato insegnato. Fortuna ha voluto che i miei mi abbiano mandato in una scuola elementare privata cattolica gestita da suore colte e bravissime. Alla mia suor Giovanna devo il fatto di scrivere senza errori ortografici. Ricordo come fosse bello pregare prima di iniziare la mattinata scolastica. Ricordo che veniva spesso celebrata la messa nella chiesa della scuola. Bei ricordi. Ma all’epoca forse ero troppo piccola per capire veramente fino in fondo chi era Dio e quanto gli dovevo.
Il problema è stato dopo. Se negli anni giusti, intendo quelli dell’elementari, l’importanza dell’educazione religiosa e della religione non viene insegnata, dopo è una strada in salita, per molti quasi impossibile da praticare. Sono arrivata al matrimonio senza neppure sapere che fosse un sacramento. Questa parola non rientrava fra il ricercato e ricco vocabolario che mi ero formata durante il liceo. Facevo la comunione a seconda dell’umore e dell’istinto senza sapere cos’era la comunione, o meglio, oggi direi, Chi è la comunione… Insomma questo in soldoni la mia situazione. Ma credo non sia diversa di quella di molti altri, purtroppo.
Poi grazie a mia mamma, prima, che ha iniziato a parlare nella famiglia che io e Michele abbiamo costruito di Dio e di religione, poi grazie a Virginia che mi ha dato la spinta decisiva, ho iniziato ad addentrarmi in un mondo a me quasi sconosciuto. Conoscevo poco e male la Bibbia, non l’avevo mai letta, non sapevo neppure come era composta e suddivisa. Avevo sempre sentito leggere in chiesa delle lettere di San Paolo senza capire bene nè chi fosse esattamente e neppure perchè avesse scritto quelle lettere. Non mi facevo domande, non avevo nessuna curiosità sull’argomento. Facevo la comunione credendo fosse un rito per ricordare l’ultima cena e quindi non sentivo la necessità di farla ogni domenica. E’ duro mettere per iscritto la propria ignoranza ma ammetterla è stato il primo passo verso l’uscita dallo stato in cui ero. Una trasmissione di Radio Maria sui miracoli eucaristici mi ha definitivamente illuminato. Sono tantissimi i casi in cui Ostie rubate, trafugate, dimenticate ecc, si sono trasformate in sangue e carne. Scienziati e ricercatori non sanno dare spiegazioni scientifiche e quindi siamo davanti a veri e propri miracoli.
Mi chiedo perchè i catechisti, salvo poche eccezioni (che per fortuna esistono), non portano i bambini a vedere questi miracoli. Sono molte le chiese in Itala che ospitano tali meraviglie. Forse capirebbero per tempo l’importanza della comunione, forse capirebbero perchè senza la Comunione non possiamo vivere bene e non dobbiamo vivere. Forse non si approccerebbero alla religione come ad una favoletta del presepio con tanto di bue e asinello. Forse sarebbero meno numerosi i bambini che dopo la comunione si allontanerebbero dalla chiesa. In un epoca come questa in cui è difficile poter contare sulla famiglia come luogo in cui viene insegnata la religione e la preghiera, bisognerebbe puntare di più sul catechismo. Qui in Germania è pietoso. Mia figlia ha frequentato una decina di incontri prima di ricevere la prima comunione. La prima confessione è stata fatta alla chetichella, quasi in sordina. Come se fosse un optional, non obbligatorio. Qui è praticamente impossibile anche confessarsi regolarmente posto che non è previsto che ogni sabato, volendo, ci si confessi. Il nostro parroco confessa su appuntamento…….
Il catechismo di mia figlia si svolgeva in casa della catechista. Fatta la comunione, il catechismo si è interrotto. Poi si stupiscono se i bambini non vanno neanche più a messa. Non esiste nessun contatto con la parrocchia, la chiesa è frequentata solo da ultrasessantenni. In famiglia si trova il tempo per tutto, ma non per Dio…. Questa è la situazione che posso descrivere io qui a Coblenza. Penso all’Italia e rimpiango tutto quello che ancora offre, rimpiango le chiese piuttosto piene, rimpiango un catechismo fatto nei locali della chiesa, rimpiango la parrocchia e i ragazzi (che io non ho mai frequentato) che animavano la mia parrocchia. Qui è il vuoto, vuoto organizzativo, vuoto religioso. Alla prima comunione le bambine erano vestite come piccole spose, sembravano tutte piccole Barbie che sfilavano orgogliose della propria eleganza. Erano tutte principesse al centro della Festa, ma non doveva essere Lui al centro di quella giornata? Forse qui ci vorrebbe un miracolo eucaristico, non so, certamente ci vuole un miracolo perchè la chiesa qui rimanga aperta ancora a lungo.


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