I miracoli eucaristici: tra fede e ragione, spirito e materia

Creato il 10 ottobre 2013 da Uccronline

 In una delle mie ultime catechesi su Radio Maria, mentre si parlava dei miracoli, un radioascoltatore ha telefonato facendo una domanda pertinente e intelligente: a senso, “Come mai i miracoli eucaristici non sono valorizzati come meriterebbero dalla teologia e devozione cattolica? Eppure si tratta di prove evidenti della presenza nell’Eucaristia di un qualcosa di più oltre al pane”.

Questa più o meno la mia risposta. Innanzitutto, non è del tutto vero che questi miracoli non sono sentiti dalla devozione popolare. Lo sono, e parecchio, a livello locale, come nel caso di tanti altri crocifissi, madonne e santi (v. nella mia terra a Bagno di Romagna). Se non raggiungono un adeguato livello “universale” la cosa può forse essere ricondotta a due motivi:

- si tratta di miracoli – in una certa misura – esistenzialmente neutri. Il vedere delle ostie integre dopo secoli, o delle macchie di sangue, o dei grumi di carne e sangue incorrotti, rischia di essere un qualcosa considerato estraneo dalla vita e dai problemi quotidiani;

- si tratta di miracoli nella percezione dei quali non appare, in maniera evidente, il meraviglioso dietro ad essi, come può essere vedere il sole che si muove, uno zoppo che cammina o un malato di idropisia al quale si “sgonfia” il ventre a vista d’occhio (cf. il miracolo che ha portato alla conversione del premio nobel Carrel a Lourdes).

Eppure, appunto, i miracoli eucaristici (anche se non forti dal punto di vista esistenziale e “a pancia”) sono razionalmente di un valore incommensurabile nella percezione del divino. Il racconto di uno zoppo che cammina, magari in un contesto di secoli o millenni fa, può smuovere partecipazione e interesse ma dal punto di vista scientifico rimanere debole come prova, in quanto difficilmente falsificabile (cioè dimostrabile vero o falso). E questo non accade con i miracoli eucaristici, che si sono dimostrati essere duraturi nei secoli e indagabili con prove di laboratorio.

I miracoli eucaristici presentano inoltre un valore teologico potenzialmente molto più utile e fruttuoso che non i miracoli di guarigione. Non è un caso che siano stati particolarmente numerosi nel medioevo, in particolare nel 1200. Si è trattato di un secolo segnato da molte eresie dualiste e manichee (valdesi, bogomili, catari, patari, albigesi), che in sintesi dicevano: spirito buono, materia cattiva. Dunque malvagi anche stato, chiesa, ricchezza, matrimonio, procreazione, oltre ovviamente l’Eucaristia. Con conseguenti orde di puristi talvolta preoccupate più a distruggere monasteri e uccidere vescovi grassi (come sintetizza Eco ne Il nome della rosa) che non a cercare la perfezione spirituale. Più in sintonia teorica con religioni orientali (prima nobile verità del Buddhismo: tutto è male) che non col vangelo cristiano.

La reazione dei prìncipi medievali, che non gradivano i “pezzenti” che incitavano tra l’altro a non pagare tasse e disconoscere il potere politico, è stata l’istituzione dell’Inquisizione, alla quale la Chiesa ha portato il proprio contributo di discernimento circa le eresie. E la reazione di Dio è stata quella di manifestare la sua presenza evidente nella materia, appunto nei miracoli eucaristici, nei quali non cambia solo la sostanza (da pane a carne di Cristo) ma cambiano anche gli accidenti (colore, odore, sapore).

Tra i miracoli eucaristici più rinomati va certamente annoverato quello di Bolsena: “750 anni fa (1263) di questi giorni si verificava a Bolsena, in provincia di Viterbo, un grande prodigio che viene ricordato con il nome di “miracolo eucaristico di Bolsena”. Un sacerdote (Pietro da Praga), mentre celebrava la Messa, ebbe dei dubbi sulla reale presenza di Cristo nell’Ostia Consacrata e in quel momento l’Ostia cominciò a versare sangue, confermando prodigiosamente la presenza reale di Cristo nel pane eucaristico” (vedi articoli su Zenit, 1 e 2).

La sua eccezionalità va ricondotta anche all’immediato riconoscimento da parte ecclesiale del fenomeno, sancito dalla bolla di Papa Urbano IV Transiturus de hoc mundo (1264) che istituiva la solennità del Corpus Domini. A sottolineare che i miracoli eucaristici non sono solo cose medievali, epoca in cui appunto ce n’era particolare bisogno, può essere utile ricordare anche il recente (1992) miracolo di Buenos Aires, legato a Papa Francesco.

In sintesi, i miracoli eucaristici ci dicono: non solo che c’è un Dio capace di violare le leggi fisiche; non solo che nell’Eucaristia c’è davvero Gesù, potente aiuto per la nostra vita spirituale; ma anche che questo uomo-Dio, che non ha disprezzato di farsi carne una volta, e pane molte altre volte, ci invita a rispettare la materia quale essa è, una creazione divina.

Roberto Reggi


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