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I miserabiliParte I, Libri I-III

Creato il 12 gennaio 2014 da Phoebes
I miserabiliParte I, Libri I-III
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I miserabiliParte I, Libri I-III

E fu l’ultimo sforzo; i garretti gli si piegarono bruscamente come se una potenza invisibile lo schiacciasse tutto a un tratto col peso della sua cattiva coscienza; cadde spossato sopra una grossa pietra, con i pugni nei capelli e il viso tra le ginocchia, e gridò: «Sono un miserabile!»

(Pagina 88)
Per l’ennesima volta sono indietrissimo con questo gruppo di lettura, ma stavolta, basta, non intendo abbandonarlo, continuerò a leggere per conto mio, rispettando comunque le tappe del GDL. Forte dei miei buoni propositi di leggere di più in questo 2014, mi impegno anche a finire questo libro, che tra l’altro finora si è rivelato una bella lettura, quindi non so proprio perché alla fine lo trascuro così tanto (o meglio, un motivo ce l’ho: data la mole lo leggo praticamente solo a casa e non me lo porto mai in giro). La trama finora non ci dice molto, nel senso che esploriamo alcuni personaggi e vediamo alcuni episodi della loro vita, e anche se comincia a delinearsi qualcosa, è ancora presto, penso, per visualizzare il succo della vicenda. L’ambientazione cambia. Nei primi due libri (e siamo nel 1815) ci troviamo in un paesino di campagna, Digne. Nel terzo libro (1817) siamo invece a Parigi. I personaggi principali che abbiamo incontrato finora sono tre. Il vescovo di Digne, Myriel, è una persona bellissima, sembra quasi un santo, ma riesce comunque ad essere un bel personaggio, riuscito, piacevole. A lui e alle sue “peculiarità” sono abbondantemente dedicati i primi capitoli, e molte delle frasi che mi sono piaciute tanto. A ottobre arriva Jean Valjean. I miserabiliParte I, Libri I-III Era difficile veder passare un uomo di aspetto più miserabile. Non molto alto, ma quadrato e robusto, nella pienezza degli anni e della forza. Poteva avere quarantasei o quarantotto anni. Un berretto a visiera di cuoio nascondeva in parte il suo volto abbronzato dal sole e dalla calura, madido di sudore. La camicia di grossa tela giallastra, allacciata al collo con un fermaglio d’argento, lasciava vedere il petto villoso: aveva poi una cravatta ritorta come una corda, dei calzoni di fustagno turchino, usati e logori, lisi su un ginocchio, bucati sull’altro, una vecchia blusa grigia tutta lacera, rattoppata sopra un gomito con un pezzo di panno verde cucito con lo spago. Sul dorso, un sacco da soldato pieno zeppo, ancora nuovo e serrato con buone cinghie; in mano portava un bastone nodoso; non aveva calze, ma scarpe grosse e munite di chiodi; la testa rasata e la barba lunga. Il sudore, il caldo, il viaggio e la polvere aggiungevano un che di sudicio a questa così meschina apparenza. I capelli rasati cominciavano a ricrescergli, e sembrava non fossero stati tagliati da qualche tempo. Questa la descrizione che Hugo ce ne dà alla sua prima apparizione, e fin da subito lo etichetta con quell’aggettivo, “miserabile”, che ci fa comprendere che siamo di fronte a uno dei nostri protagonisti. Molto bello anche questo personaggio, triste ma bellissima la sua storia. I miserabiliParte I, Libri I-III

Fantine di Louis Simpson

Infine, Fantine. La fanciulla dà il titolo a tutta la prima parte, ma compare assai dopo, solo nel terzo libro, tanto da avermi fatto esclamare: finalmente! Ero curiosa di scoprire chi fosse! Ci viene solo presentata per ora, ma già l’ultimo capitolo ce la lascia in una situazione poco felice. La cosa che mi ha colpito maggiormente dello stile, dello scrivere di Hugo finora, è quanto alcune frasi sembrino in maniera inquietante riferirsi al giorno d’oggi. Alcune, in particolare, paiono riferirsi ai social network, ai reality in tv o altre “amenità” dei giorni nostri. E la parola CLASSICO scritta in lettere sempre più grandi si stampa nel mio cervello ad ogni pagina letta.

Un po’ di frasi

Nel 1815, monsignor Charles-François-Bienvenu Myrial era vescovo di Digne. Era un vecchio di circa settantacinque anni; occupava la sede di Digne dal 1806. [incipit] Vero o falso che sia, ciò che si dice degli uomini ha tanta importanza nella loro vita e soprattutto nel loro destino quanta ne hanno le loro azioni. (Pagina 21) L’uomo ha su di sé la carne, che gli è nel medesimo tempo un peso e una tentazione. Perciò la porta e le cede. Deve sorvegliarla, contenerla, reprimerla, e non obbedirle se non in caso estremo. In questa obbedienza vi può essere ancora colpa, ma una colpa veniale; è una caduta, ma una caduta in ginocchio che può trasformarsi in una preghiera. Essere un santo è l’eccezione; essere giusto è la regola. Sbagliate, mancate, peccate ma siate giusti. Myriel (Pagina 28) Insegnate quante più cose potete agli igmoranti. E’ una colpa della società quella di non istruire gratuitamente. Myriel (Pagina 28) Come si vede [il vescovo Myriel] aveva una maniera strana e tutta sua di giudicare le cose: io credo che l’avesse appresa nel Vangelo. (Pagina 28) Non temiamo mai i ladri e gli assassini. Sono pericoli del di fuori, cioè piccoli pericoli. Temiamo invece noi stessi. I pregiudizi sono i veri ladri; i vizi sono i veri assassini. Myriel (Pagina 37) Anche i più nobili ingegni hanno i loro feticci, e talvolta si offendono se la logica manca loro di rispetto. (Pagina 46) Diciamolo di sfuggita, non sarebbe un odio intelligente quello contro il lusso: perché esso implicherebbe l’odio per l’arte. (Pagina 48) Ciò che si chiama successo è cosa orrida per la sua falsa somiglianza con il merito, e inganna gli uomini. [...] Il successo, questo sosia del talento, inganna anche la storia. Giovenale e Tacito soltanto ne dubitarono. [...] Il volgare è un vecchio Narciso che adora se stesso e applaude al volgare. (Pagina 51) Non è tutto, questo? che si può desiderare di più? Un giardinetto per sognare. Ai propri piedi ciò che si può coltivare e raccogliere, sul proprio capo ciò che si può studiare e meditare; qualche fiore sulla terra, tutte le stelle nel cielo. (Pagina 54) Gli uomini oppressi dalla sventura non si voltano indietro, e così ignorano che la sventura li segue. (Pagina 58)

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frasi dai film, incipit

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