Magazine Diario personale

I misteri di Laura

Da Aquilanonvedente
Carlotta Natoli

Carlotta Natoli

Ok, va bene, lo ammetto, anzi, lo confesso: io guardo la fiction I misteri di Laura.

Perché la guardo?

Semplice, perché mi piace.

Mi piace perché è una fiction leggera, ottimista, moderata direi, dove intorno al caso poliziesco da risolvere (Laura è commissario di polizia) si snodano le vicende personali e familiari dei protagonisti. E dove alla fine magari c’è anche spazio per un po’ di umana pietà per il colpevole, dove la pena è giustizia e non vendetta (e al giorno d’oggi invece si è persa quasi completamente la differenza tra le due cose).

E poi Carlotta Natoli mi è simpatica, fin da quando la vedevo nella serie Tutti pazzi per amore (bei tempi quelli, quando ancora pensavo di avere davanti qualche decennio da vivere). Recita con naturalezza, sempre con il sorriso sulle labbra.

Poi c’è il collega Matteo, interpretato di Daniele Pecci e attratto da Laura.

Beh, Matteo è come avrei voluto essere e come vorrei essere io: capelli lunghi (ad averceli), barba incolta, look da teppista.

Io non sono uomo da giacca, cravatta, pantaloni con la riga, camicia, ecc. Questo look va bene per occasioni occasionali.

E poi devo confessare che dopo il cuoco, il secondo mestiere che avrei voluto fare nella vita è il poliziotto.

L’altro personaggio principale è Jacopo, interpretato da Gianmarco Tognazzi.

gianmarcotognazzi

Gianmarco Tognazzi

Jacopo è il marito separato di Laura, commissario capo, che ha intrecciato una breve relazione con una collega (Lidia, interpretata da Eleonora Sergio) e per questo è stato lasciato dalla moglie.

Ecco, Jacopo invece rappresenta un po’ il tipo che sono io (capelli compresi).

E poi ci sono i tre figli di Laura, la vicina di casa baby sitter, il collega poliziotto imbranato…

Insomma, una di quelle fiction che mi fanno anche tornare un po’ indietro con la memoria,  quegli anni a cavallo tra la fine del primo e l’inizio del secondo decennio del terzo millennio, quando i problemi che avevo erano in realtà ben poca cosa in confronto a quelli che mi sono caracollati addosso qualche anno dopo.

Un po’ di rimpianti, un po’ di rimorsi e così trascorre qualche serata casalinga (in tutto dovrebbero essere otto puntate), in attesa di riposare le stanche membra sotto le coperte.

Volevo farci una riflessione sui miei rimpianti e sui miei rimorsi.

Di rimpianti ne ho tanti, tantissimi. Tante le cose che avrei potuto fare o dire e non l’ho fatto.

Come sarebbe stata altrimenti la mia vita?

E ho anche rimorsi, per le cose invece fatte ma fatte male, come non si doveva.

Rimpianti e rimorsi, un circolo vizioso.

Chi non ne ha, del resto?

Ora per esempio sono preso dal ri-morso della fame.

Avessi qualcuno che mi tiene compagnia, due spaghetti alle vongole me le farei con molto piacere…

Kalimba de luna (e una spadellata di canzoni anni 80)



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