Ho avuto modo, nei giorni scorsi, di ascoltare tre degli ultimi quattro album dei Modena City Ramblers.
Ci sono rimasto malissimo
Senza Cisco alla voce è tutta un’altra cosa, non sono più loro…
Non sono un critico musicale, ma Cisco aveva una voce più decisa, che si scostava dalla base musicale rendendo più semplice comprendere i meravigliosi testi, senza però coprire l’immensa bravura dei musicisti…
Dudu no.
Non che sia meno bravo, per carità, ma i Modena non sono più quelli di prima…
Dudu ha una voce che si mischia di più con la musica e i testi non sono più così brillanti…
Sono un nostalgico di un periodo musicale che ho avuto occasione di apprezzare solo dopo che ha cessato di vivere.
Seguo ancora i Modena, ma le emozioni che regalano sono diverse…
“Dopo il lungo inverno” mantiene ancora traccia di quello che erano i testi di Cisco, con canzoni combattive come “Mia dolce rivoluzionaria” e testi spensierati come la bellissima “Il treno dei folli”.
In “Bella Ciao” ci sono delle rivisitazioni di alcuni pezzi di punta, con nuovi riff e aggiunte ai testi che poco si intonano allo stile dei MCR.
Terribile l’affronto di “Bella ciao” tradotta in inglese.
E di certo non si sentiva il bisogno di “Ebony”, quando già “Ebano” era bella così.
“I cento passi” mantiene la carica dell’originale ma “Una perfecta excusa” e “El presidente” ne perdono tantissimo con le mezze frasi in spagnolo e i coretti in inglese.
I Modena City Ramblers sono italiani, di Modena.
Cosa c’entrano l’inglese e lo spagnolo usati a profusione e inseriti a forza anche nelle canzoni che originariamente non ne contenevano?
Perchè bisogna esibire tutta questa conoscenza delle lingue quando poi la pronuncia è per giunta carente?
Un conto erano i capolavori di Cisco come “¡Viva la vida, muera la muerte!”…
“Onda libera” non ho ancora avuto occasione di ascoltarlo, ma sono stato a due concerti del tour dell’ultimo album, “Sul tetto del mondo”.