I morti lo sanno sembra essere il miglior romanzo di Laura Lippman, già famosa autrice di bestseller. Per parlare in cifre, la Lippman aveva già all’attivo mezzo milione di copie vendute, prima dello strabiliante successo di I morti lo sanno, pubblicato per la prima volta nel 2007.
Prima che per il titolo, altamente suggestionabile, a colpirmi d’impatto, è stata la copertina, che trasmette un senso di indefinito e di angoscioso limbo, una sorta di metafora simbolica del contenuto del romanzo.
La Lippman per la trama, misteriosa e complessa, prende spunto da una reale e analoga vicenda di cronaca, rimasta insoluta, avvenuta nella stessa zona, fra Baltimora e Washington.
Nel giallo della Lippman, è il 29 marzo del 1975 quando le sorelle Bethany, che trascorrevano un pomeriggio spensierato al centro commerciale, scompaiono e di loro non si trova traccia per i successivi trent’anni, finché, dopo un incidente stradale, una donna misteriosa, in evidente stato confusionale, dichiara di essere la più piccola delle due, rimasta vittima di quello che, all’epoca, iniziò come un rapimento a scopo sessuale.
Coloro che possono dire se la donna sia una matta, una mitomane o realmente una Bethany, sono quasi tutti morti e far luce sul caso è difficilissimo. Il percorso verso la verità, custodita da una lunga serie di morti, è intricato, agghiacciante e sconvolgente, ma l’intreccio non risparmia emozionanti colpi di scena e sempre rinnovata suspense.
Copertina del 2007
È un giallo in piena regola: altamente misterioso e inestricabile. Chi si occupa delle indagini brancola tra le possibilità reali e l’inganno, tra ricordi incancellabili, morbose perversioni e segreti che si vorrebbe riuscire a dimenticare.Dei thriller di Laura Lippman, Tess Gerritsen dice che “sono toccanti esplorazioni dell’animo umano”, ed ha ragione. Mentre George Pelecanos sostiene che lei scrive come un uomo e che anzi a molti giallisti maschi piacerebbe saper scrivere come lei. Mi ritengo d’accordo anche con questa affermazione.
I morti lo sanno è un capolavoro, un giallo psicologico, ricco di dettagli e sottigliezze che posso sfuggire ad un lettore poco attento, ma che la Lippman ha sapientemente dosato ad arte per accrescerne la suspense, anche a livello inconscio.
La mia videopinione