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I musicisti digitali sognano sinfonie algoritmiche?

Creato il 18 ottobre 2011 da Jkant

Nell'epoca dei primi personal computer a 8 bit (Apple II, Commodore 64, ZX Spectrum e MSX) nacque una nuova forma d'arte, viva e vegeta anche ai giorni nostri, ad opera dei primi smanettoni alienati alla macchina: la demoscene. Il principio filosofico/codice d'onore che guidava questi pionieri del computer era semplice: ottenere il massimo in termini di risultati estetici con il minimo in termini di risorse hardware e software. I migliori sono riusciti a realizzare con pochissime righe di codice animazioni, mini-giochi, performance sonore e video musicali davvero stupefacenti.
Con un articolo seminale su countercomplex, Viznut ha rivitalizzato la scena, aprendo nel contempo la strada a un nuovo tipo di ricerca musicale: trovare brevi algoritmi (una riga) che per qualche motivo abbiano un senso musicale se indirizzati direttamente verso un hardware audio. Sul perché questi algoritmi tendano ad avere qualche tipo di senso musicale non c'è accordo tra i vari demo-addicted, anche se il fenomeno ricorda quella tendenza all'ordine che si rinviene nel caos ricorsivo (chi pensa ai frattali?). In fondo, come diceva Escher, "adoriamo il caos perché amiamo produrre l'ordine".
Rispetto a 40 anni fa oggi siamo nell'era del web, e anche i non programmatori super smanettoni alienati alle macchine possono contribuire alla ricerca online, grazie a una utility in javascript.
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