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I musulmani odiano l’Isis, non facciamogli cambiare idea

Creato il 23 novembre 2015 da Andrea86
Secondo un sondaggio di Pew Research, il consenso per il Daesh, nel mondo islamico, è molto basso. Perché allora ci ostiniamo a veder nemici anche dove non esistono?
di Francesco Cancellato
I musulmani odiano l’Isis, non facciamogli cambiare ideaOLIVIER MORIN/AFP/Getty Images
I musulmani non amano l’Isis, e non c’era bisogno di una manifestazione di pubblica dissociazione sotto la pioggia per dimostrarlo. Un sondaggio di Pew Research della scorsa primavera mostra come persino nei territori occupati palestinesi, la percentuale di chi ha una percezione negativa dello Stato Islamico raggiunge l'84%, contro il 6% di chi ne ha un’opinione favorevole.
Basterebbe questo dato per smontare la propaganda di chi parla di scontro di civiltà, abusando di quell'orrore semantico del “senza se e senza ma” che abbiamo ereditato dall’11 settembre 2001 e che fa di ogni distinguo e di ogni critica all’Occidente un segnale di fiancheggiamento per il nemico. Ovviamente, solo se proviene da un musulmano.
"Basterebbe questo dato per smontare la propaganda di chi parla di scontro di civiltà, abusando di quell'orrore semantico del “senza se e senza ma” che abbiamo ereditato dall’11 settembre 2001 e che fa di ogni distinguo e di ogni critica all’Occidente un segnale di fiancheggiamento per il nemico
Eppure né i sondaggi, né le manifestazioni - sebbene siano rassicuranti - possono lasciarci tranquilli. Per almeno due motivi. Il primo lo ha spiegato il sociologo dell’Islam Renzo Guolo nell’intervista che ha concesso a Linkiesta: perché il jihadismo islamico è oggi l'unica ideologia radicalmente critica nei confronti dell’Occidente. E dopo otto anni di crisi, con il Pil che arranca e la disoccupazione che non accenna a calare, di gente insoddisfatta e critica ce n’è parecchia, soprattutto nelle periferie, soprattutto tra gli stranieri, soprattutto nei figli di un ceto medio non più affluente, in molti casi impoverito.
Il secondo motivo? Siamo noi e la nostra ansia da rassicurazione. Che oggi ci porta a tapparci occhi e orecchie di fronte a chi, musulmano, ci parla della sua insoddisfazione, delle discriminazioni, piccole e grandi, che subisce, del senso di frustrazione di sentirsi ”cittadino di carta”, della rabbia che prova nel vedere che, qui da noi, quelli come lui, che vengono dai posti da cui proviene, sono considerati morti di serie b, che le responsabilità dell’Occidente in Medio Oriente vengono colpevolmente sottaciute, i luoghi di culto negati. 
L’Isis è orrore e barbarie e ci sono delle zone di incompatibilità tra la cultura islamica e quella occidentale, questo è acclarato. Ma se ad ogni bomba, ad ogni minaccia, sappiamo solo chiedere di sfilare e di dissociarsi, rifiutando di ascoltare chiunque alzi il dito per raccontarci l'altra faccia della nostra autorappresentazione e delle nostre società, facciamo un tragico errore. Perché l'Isis le ascolta quelle voci, le coltiva, le fa proprie, dà loro un’alternativa e un’utopia. Mentre a noi danno solo fastidio.
Fonte: Linkiesta.it

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