Ricordate?
<<Che lei salva lui>>
Già. Esattamente.
Lo psicodramma dei nostri giorni risiede esattamente in questa verità assoluta, uscita dalla bocca di Julia Roberts alla fine di uno dei film più visti e citati degli anni novanta (ndr. Se non sapete di che film si tratta, siete dei mentecatti assoluti oppure venite da Marte. No, mi correggo, anche i marziani lo conoscono, quindi fate un esame di coscienza).
E’ una verità così lapalissiana da risultare ovvia nell’applicazione pratica, ma impossibile da capire per l’immaginario femminile.
Almeno fino ad una certa età.
Perché l’infanzia prima e l’adolescenza poi l’immaginario femminile è bombardato dalla perentoria immagine di lui sul cavallo bianco, magari in calzamaglia azzurra e mantello pendant svolazzante nell’aere.
Sì, lui.
Il Principe Azzurro.
Ce lo propinano fin da bambine in tutte le salse, dalla versione cacciatore/taglialegna delle favole per i più piccoli (vedi Cappuccetto Rosso, Hansel & Gretel et simila) fino alla versione figaccione de La Bella Addormentata.
Passando per la modalità vampiro frigido di Twilight, ma non voglio allargare troppo il giro e resterò sul classico.
Non c’è favola per addormentar bambine che non insegua il classico schema:
- LEI: povera, indifesa, buona buonissima, anche un po’ fessa. Vessata dal cattivo di turno e incapace di assestargli un calcio dove non batte il sole, si rassegna al suo destino cinico e baro in genere cantando canzoni sdolcinate o addomesticando animali portatori di malattie.
- IL CATTIVO: che sia la matrigna, un despota, un capo-despota o una strega cattiva poco conta, il villain è essenziale.
- LUI: bello, forte, ricco. Arriva, si innamora della protagonista, uccide il cattivo e la porta via sul suo cavallo bianco.
E vissero felici e contenti forever&ever.
Da questo schema classico esce La Sirenetta, storia tristissima e crudele che mia madre i raccontava sempre e che io sconsiglio sempre visti i risultati che ha avuto su di me. Uscendo dal classico Lui&Lei per sfociare nella tragedia greca, questa favola la consiglio solo agli emuli della Famiglia Addams. E mia madre.
Ma a parte eccezioni, lo schema classico delle favole (ma anche della maggior parte delle commedie romantiche odierne) ricalca il modello di cui sopra.
E se funziona da centinaia di anni, continuando ad incidere nell’immaginario collettivo anche oggi che le bambine vengono bombardate da ogni sorta di stimoli un perché di certo c’è.
Hanno provato a sdrammatizzarne la figura e tutti abbiamo riso davanti all'imbecillità e vacuità di Azzurro di Shrek. Ma un mito è un mito.
Certo, il Principe Azzurro non vestirà eclettici leggins turchesi (a meno che non sia uno dei Village People o uno con un ottimo rapporto con l’elasticizzato), ma comodi blue jeans e invece del cavallo c’avrà il SUV, ma poco cambia: noi donzelle stiam qui ad aspettare che lui giunga e ci salvi dai cattivi di turno o semplicemente dalla singletudine appestante e dall’avanzare impietoso della zitellaggine.
E alla fine lui arriva.
Se arriva.
Magari arriva tardi.
Ma in genere arriva.
Magari un po’ ciancicato, magari proprio non di primo pelo e anche leggermente frollato, però arriva.
E lei già ipotizza romantiche serate, coccole & affini. Ma anche la possibilità di mettersi seduta almeno cinque minuti, rilassarsi e lasciar guidare lui visto che non solo sarebbe il suo compito canonico, ma è pure arrivato in ritardo quindi paga pegno. Rilassarsi, sì. On dovere sempre dimostrare qualcosa, poter uscire anche senza il maledetto eye-liner, chiocciare in libertà, liberarci delle paranoie, poter dismettere il pilota automatico delle nostre giornate quotidiane perché a noi ci pensa lui.
Non è il principe azzurro, che avvererà tutti nostri desideri?
Ce lo hanno insegnato, sarà così.
No.
NO.
NONONO.
Perché proprio in quel preciso istante, esattamente quello in cui state per appoggiare le chiappe al divano, entra in scena la frase di cui sopra.
<<E che succede dopo che lui ha scalato la torre e salvato lei?>>
<<Che lei salva lui>>
E non si scappa.
Sì, i primi tempi lui aprirà porte, regalerà fiori, intonerà canzoni d’amore.
Ma da quello ai calzini lasciati in giro per casa in posti in cui credevate potesse arrivare solo il vostro gatto il passo è breve, Cenerentole mie!!!
Siete sorprese? Ingenue.
Un dubbio doveva pur venirvi. E non solo in seguito alla prolungata e deleteria visione a loop di S&TC, ma anche solo semplicemente digitando “principe azzurro” su Google. Se compaiono prima del principe di Cenerentola le sue inquietanti versioni gay friendly e drag queen assortite ci sarà un motivo. Oppure escono donne nude, e questo è ancora più preoccupante.
La realtà è diversa dalle favole, siamo tutti d'accordo, i problemi sono tanti (e per tutti) e li dovrete comunque affrontare. E’ vero, non da sole.
Però ci sono anche i suoi sommati ai vostri, e questo per una felice equazione matematica riporta la situazione allo stadio antecedente all’incontro col vostro principe azzurro. Se poi avete un carattere del cavolo (come la sottoscritta) e siete abituate ad affrontare la vita come se guidaste un trattore e senza chiedere mai aiuto, la bilancia inizia a pendere pericolosamente dal lato sbagliato.
Ergo.
Ergo niente. Siete innamorate, no?
E allora ve lo tenete, coi suoi pregi e difetti.
Con le giornate storte e quelle con i brillantini negli occhi, coi calzini lasciati spaiati e i cazziatoni che vi fa perché nel frulla-frulla domestico avete riposto i biscotti impilati pronti per giocare a Shangai. Ve lo terrete nelle sue giornate di paranoia, con le paturnie e anche con tutte le sue belle fissazioni, anche se in quei giorni lì manco si accorge delle vostre.
Ve lo terrete, sì, perché lo amate.
Se lo amate.
Perché il Principe Azzurro non esiste, nemmeno nella versione post-moderna, nemmeno con la calzamaglia smagliata.
E se c’è si tromba le sorellastre…