Due libri che non devono mai mancare nella libreria di chi si occupa di bambini e lettura, quindi non solo per motivi clinici, come me, ma anche e soprattutto per gli insegnanti sono: Proust e il Calamaro di Maryanne Wolf e I neuroni della lettura, di Stanislas Dehaene.
Quest’ultimo libro è un tomo di 500 pagine con informazioni e studi su:
- Come impara a leggere il nostro cervello da primate?
- Esistono metodi di lettura migliori di altri?
- Utilizziamo le stesse aree corticali quando leggiamo l’italiano, l’arabo o il cinese?
Stanislas Dehaene ci mostra come per rispondere a tali domande occorra dar vita a una scienza della lettura del tutto nuova, in grado di combinare quello che le neuroimmagini ci dicono sui circuiti corticali sottesi all’elaborazione di grafemi e fonemi con quello che la psicologia ci insegna sui meccanismi cognitivi legati all’arte del leggere.
Veniamo così a sapere che nel corso dell’acquisizione della lettura i nostri circuiti corticali originariamente destinati al riconoscimento degli oggetti si sono “riciclati” per decifrare caratteri dalle più diverse dimensioni e fogge e che questa conversione è stata lenta, parziale e non priva di difficoltà, come mostrano i ripetuti scacchi cui vanno incontro i bambini (e non solo…).
Tale scienza della lettura, però, ha un valore non solo teorico, ma anche pratico, in vista soprattutto di una nuova pedagogia capace di introdurre nel variegato mondo della scuola le conquiste più recenti delle neuroscienze.