Dopo i fatti di sangue del Natale scorso, in Nigeria, ad opera del gruppo islamico fondamentalista Boko Haram e dopo l'ultimatum inviato da esso alla popolazione di fede cristiana, i nigeriani non dormono più sonni tranquilli.
E il discorso non vale solo per coloro che sono in patria ma anche per la diaspora, che ha tanta rabbia in corpo ed è stufa di essere etichettata, da chi non sa niente, quale gente solo dedita allo spaccio e alla prostituzione.
A sottolineare il serio timore, invece, di una eventuale possibile secessione della Nigeria, tra nord e sud del paese è per noi un giovane nigeriano, residente a Fossano, in provincia di Cuneo.
Francis Ejike Nnanor-Felix, questo è il suo nome, vive in Italia da anni e al momento svolge attività di volontariato presso il centro diurno dell'associazione Papa Giovanni.
Ha anche scritto un libro, edito da una piccola editrice, dal titolo " Lust for heaven", in cui racconta la storia di una conversione a Cristo di uno spacciatore e di una prostituta ,immigrati a Torino.
Francis ha una conoscenza approfondita della storia del suo Paese e, per spiegarci gli avvenimenti tragici di questi ultimi tempi in Nigeria, parla del processo di colonizzazione, avvenuto circa duecento anni fa ad opera degli inglesi.
Il nodo da sbrogliare, a suo avviso, non è di natura religiosa.
Piuttosto è una spiegazione di facciata anche comoda, se si vuole.
Sappiamo tutti , infatti, che la Nigeria é un paese diviso a metà tra cristiani a sud e musulmani a nord. E poi ci sono anche alcuni gruppi etnici, che continuano a praticare le religioni tradizionali.
Anche se quest'ultimi, in una delle realtà più popolose d'Africa, rappresentano una esigua minoranza.
Sappiamo anche che il nord è povero perchè meno produttivo ma il sud è quello che galleggia letteralmente sul petrolio.
Un petrolio che però non ha portato benessere diffuso, come invece avrebbe potuto, ai nigeriani.
Una ricchezza che finisce nelle tasche delle multinazionali, autentiche piovre.
Il problema - evidenzia il nostro - è piuttosto di natura strettamente storico-politica.
Questo perché i colonizzatori, a loro tempo, hanno fatto di tutto ,con le leggi e regolamenti ad uso dei bianchi, per smantellare l'organizzazione tradizionale della società.
E questo, c'è da dire, che è un motivo di fondo, per altro, che riguarda più Paesi in Africa.
Non solo la Nigeria.
Per esempio vale anche per il Rwanda, dove un tempo, prima dell'arrivo dei belgi, non c'erano rivalità tra tutsi ed hutu. E la gente viveva pacificamente, svolgendo le proprie mansioni sia che si fosse agricoltori o pastori-allevatori.
Ritornando al dialogo con Francis tutto è cominciato con l'importazione di un sistema gerarchico - dice lui - molto diverso, che ha sconvolto l'organizzazione sociale pre -esistente e ha creato delle falle in cui è stato facile poi , per i fondamentalisti islamici, soffiando sul fuoco della povertà, potersi inserire.
I nigeriani che noi incontriamo in Europa-prosegue- sono generalmente persone con grande spirito d'iniziativa. Gente, insomma, che lavora alacremente e vuole migliorare la propria condizione di vita.
E che magari ha anche interesse a ritornare un domani in patria ,per dare un contributo valido allo sviluppo del proprio Paese.
Il petrolio grezzo della Nigeria, che avrebbe dovuto costituire un'autentica benedizione per tutti, invece non lo è affatto.
Mancano , ad esempio, le raffinerie e questo significa minore lavoro e benessere per gli abitanti del luogo. Anche al sud.
Adesso poi che il Governo ha aumentato il prezzo della benzina notevolmente, per chi vive in prevalenza con due dollari al giorno la situazione é tragica.
La corruzione in loco, inoltre, è un cancro sempre più difficile da estirpare. E la polizia non è certo tenera con chi protesta e si ribella a questo stato di cose.
Conclusione?
Il timore fondato, da parte di chi conosce la "storia" vera e dal di dentro, é che prima o poi si potrebbe davvero vedere il Paese tragicamente spaccato in due.
Considerando tutti gli interessi che ruotano intorno all'oro nero, interessi che non vedranno mai il coinvolgimento dei nigeriani onesti, l'ipotesi - conclude Francis - è perciò molto fondata e credibile.
E, a conferma di questo pensiero, lo stesso presidente Goodluck Jonathan, non molti giorni fa, ha chiaramente detto alla nazione che la situazione odierna della Nigeria è di gran lunga peggiore di quella della guerra civile del 1967-1970.
Quando appunto l'Occidente, idoneo solo a spargere lacrime di coccodrillo e mai a farsi un serio esame di coscienza circa la sua voglia di consumismo esasperato, sentì parlare per la prima volta del Biafra .
E" biafrano" divenne poi , nel linguaggio corrente, un aggettivo sostantivato con cui indicare il povero malridotto, a qualunque contesto indifferentemente questi appartenesse.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)