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I No Profit uccisi per legge

Creato il 29 luglio 2011 da Danemblog @danemblog
Riprendiamo un articolo de Il Fatto Quotidiano.

I No Profit uccisi per legge

il no-profit è una realtà
molto più grande di quello che
molti vogliono farci credere

Ci sono delle volte in cui lo Stato sembra dimenticarti, mettendo da parte la certezza dei tuoi diritti, ignorando le tue richieste legittime, dimenticando l’importanza del tuo ruolo. Ci sono volte, al tempo stesso, in cui la macchina pubblica pare avere attenzione solo per te, come se tu fossi, in apparenza, il suo unico oggetto di interesse e lei, va da sé, il tuo incubo quotidiano. E poi, infine, ci sono occasioni in cui i due momenti si presentano insieme, senza alcuna logica apparente, facendoti crollare in una sorta di psicosi burocratica. Un contesto da barzelletta, talmente assurdo da evocare le più insensate leggende metropolitane sull’Italia “che non funziona”. Se non fosse che, a differenza di una leggenda, è tutto incredibilmente vero. E, a differenza di quanto accade nelle barzellette, qui non c’è davvero niente da ridere.
Sono circa 1.2milioni di persone, quelle che trovano lavoro in organismi no profit. Tanti, che però a causa di una bizzarra situazione fiscale rischiano di rimanere a spasso. Molte associazioni di assistenza sociale, si trovano infatti nell'ambigua situazione di essere in debito con il fisco e in credito con lo Stato. Cerchiamo di capire meglio, riprendendo l'esempio dell'articolo.
Uno stato in cui l'assistenza sociale dovrebbe essere garantita, come il nostro, non dovrebbe premurarsi di preservare questi organismi? Certo, nell'Italia dei furbetti, c'è comunque chi ha sfruttato anche questo tipo di situazioni, per farsi ricco alle spalle delle casse pubbliche e - peggio ancora - di chi ha bisogno di aiuto. Ma la possibilità di incentivare i controlli c'è, e come. Questo, banalmente, permetterebbe di togliere collaborazioni e/o finanziamenti a chi non produce effettivamente e di preservare, allo stesso tempo, chi nel sociale crede e investe - tempo, soldi e passione. Queste associazioni - un aspetto che non va sottovalutato - producono una doppia funzione: permettono l'assistenza, doverosa in un paese civile, ai soggetti bisognosi, e allo stesso tempo garantiscono l'attività occupazionale ad una grande forza lavoro: molto spesso estremamente preparata, che accetta quello che fa con passione e professionalità, sebbene sia molto spesso sottopagata. 
Non sarebbe il caso quindi, che gli enti pubblici, con cui molto spesso collaborano, tendano a salvaguardarle, piuttosto che approfittarsi - pagando poco e con ritardo - dei loro servizi?

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